Mercati: spirano venti di tempesta

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I mercati iniziano a prendere una brutta piega e spirano venti di tempesta.

L’aria è decisamente cambiata e non solo per il negativo in Europa o in Usa. Dopo la giornata di ieri, Wall Street sta replicando con le vendite (alle 18 il Nadaq segnava -0.6%, il Dow Jones a -1,4% e l’S&P500 a -1%) mentre il Vecchio Continente ha chiuso in rosso ovunque. Dax a -1,58%, Cac40 -1,2% e Ftse100 a -0,76%.

Sull’azionario europeo si è abbattuto un mix di venti contrari rappresentati non solo dalla politica italiana o dalla Brexit, fattori ormai noti, ma anche da altri come lo scandalo Danske Bank che a Francoforte ha portato  Deutsche Bank a -4% accentuando le paure sull’intero settore del credito.

Venti di tempesta sui mercati: focus su Piazza Affari e l’Unione Europea

Piazza Affari però con il suo -1,8% sconta anche la doppia negatività data dal responso in arrivo domani e praticamente negativo, di una bocciatura definitiva della manovra di bilancio presentata all’Unione e, in contemporanea, dell’inizio dell’iter di sanzioni per deficit eccessivo.

Ecco allora spiegato il pesante saldo di fine seduta, saldo che è arrivato in attesa del responso di domani, primo passo per la presentazione del rapporto ex articolo 126.3 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Tfue) e che di fatto darà il via all’Edp, ovvero il complesso procedimento che si snoda intorno a 15 passaggi chiave.

Nata come monito per quegli Stati membri che evitano di salvaguardare livelli eccessivi di deficit e di tagliare i carichi troppo forti di debito, la procedura consiste inizialmente in una serie di monitoraggi semestrali attuati sui conti del paese imputato.

La Commissione che controlla l’andamento dei conti può anche emettere una raccomandazione allo Stato membro.

Di fatto la procedura per disavanzo eccessivo si attua sia per violazione del deficit/Pil oltre il 3% sia per quel debito/Pil che i trattati europei pongono al limite massimo del 60%.

Venti di tempesta sui mercati: il crollo del Petrolio

Ma al di là del caso Italia a stupire  è anche un altro elemento di spicco sui mercati internazionali: il crollo del petrolio. Solo poche settimane fa il greggio era visto in pole position per il ritorno ai 100 dollari al barile, oggi, invece, alle 18 il Brent arrivava a perdere il 4,87% (63,54 dollari al barile) e il Wti il 5% (54,34 dollari).

Il motivo è da ricercarsi nelle parole di Fatih Birol, capo dell’Agenzia internazionale dell’energia secondo cui i fattori geopolitici stanno avendo un forte impatto sul mercato petrolifero, tanto da farlo entrare in una fase di incertezze senza precedenti nella storia degli energetici.

Il riflesso a Piazza Affari è immediato: Saipem -7,22%. Non va meglio Eni con un -1,8%.

Approfondimento

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