Mercati ripartono? Scenari geopolitici e indicatori

ProiezionidiBorsa

I mercati ripartono? Scenari geopolitici e indicatori

In finanza e politica (ma non solo in tali ambiti) spesso l’apparenza inganna.

Una crisi talora è solo apparente, e quando ad esempio i più vanno al ribasso, ecco che spuntano taluni, i cosiddetti bene informati che, operando in senso contrario, dimostrano quanto talora sia infondato il detto vox populi, vox Dei.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

In questo articolo analizziamo in particolare la situazione sul fronte della politica e del debito pubblico italiani, ma affrontiamo anche la situazione britannica, e ci domandiamo: come stanno realmente le cose?

Quali sono i veri scenari che attendono l’Italia e l’Inghilterra post brexit? I mercati ripartono?  

Da noi tiene banco la questione dei btp e della manovra.

Ma ora vi faccio vedere due grafici, relativi alla curva dei rendimenti di due diversi paesi, domandovi: cosa notate?

Ed anzi, la domanda diviene ancora più spigolosa:

non sapete a quale paese appartengono le due curve dei rendimenti rappresentate.

Su quale paese scegliereste di investire? Su quali mercati investireste?

Su uno dei due e, in questo caso, su quale?

O magari su nessuno dei due?

GRAFICO 1

 

GRAFICO 2

Si tratta di due grafici con connotazioni nettamente differenziate.

Il primo in deciso miglioramento, con una pendenza rialzista tra scadenze a breve ed a medio/lungo.

Il secondo, invece, evidenzia significative tensioni finanziarie, con il tratto sino a 3 anni ormai con inclinazione chiaramente ribassista.

Personalmente, dovendo scegliere, ovviamente la mia preferenza andrebbe alla prima e scarterei la seconda.

Ma, sorpresa, la prima è la curva italiana, la seconda quella inglese.

Ma come?

Non si diceva che era l’Italia il paese in crisi, mentre i sostenitori della Brexit prospettavano eclatanti prospettive positive per la Gran Bretagna?

Cerchiamo di capire come stanno realmente le cose su questi mercati.

Le curve dei rendimenti sono determinate dai movimenti del mercato, che spesso proietta correttamente cosa si verificherà in futuro.

In Italia si fa un gran parlare del BTP Italia, che avrebbe convinto meno investitori del previsto.

Ma non si dice, intanto, che i primi giorni dell’offerta erano destinati al cosiddetto comparto retail, cioè dei piccoli risparmiatori, o comunque privati, non degli operatori istituzionali.

I movimenti reali di questi ultimi si possono cogliere invece proprio dalle dinamiche della curva dei rendimenti che, ripeto, sono in fase di miglioramento.

Se poi ci domandiamo da cosa questo dipenda, non dobbiamo sottovalutare le possibili informazioni, di cui dispongono alcuni operatori.

Operatori che, forse, sanno qualcosa in più del semplice analista.

Ad esempio ieri sera, nella trasmissione rai Carta bianca, il giornalista D’Agostino, fondatore di Dagospia, che secondo coloro che lo seguono spesso anticipa in vari settori cosa effettivamente si verificherà non perché dotato di chissà quale infallibile sfera di cristallo, ma grazie a fonti bene informate ed ovviamente riservate, aveva prospettato il seguente scenario: un particolare settore della Lega, quello che, come abbiamo già detto in pregresse analisi, fa capo a Giorgetti, starebbe spingendo il segretario e vice premier, Salvini, allo scontro con i 5 stelle per rompere e tornare al voto quanto prima.

Dietro questo scenario, l’incompatibilità di certi settori, in particolare quello bancario e finanziario, che in Giorgetti trovano un noto punto di riferimento, non fosse che per ragioni di vicinanza e parentela con quel mondo, con l’impostazione attuale della manovra finanziaria.

Ovviamente io non so quali siano le fonti di D’Agostino, né m’interessano i pettegolezzi, ma sta di fatto che in mezzo a tanti risvolti inutili per l’analista finanziario, talora vi siano indicazioni interessanti, come quando si preannuncia chi siederà su certe sedie importanti a capo di enti o aziende.

Pertanto, dal passato possiamo dire che certe fonti del giornalista si sono rivelate attendibili, ed esiste una certa probabilità che lo scenario descritto si verifichi effettivamente.

Dipenda anche da tale prospettiva o meno, comunque, come dicevo, la curva dei rendimenti italiana parrebbe indicare una netta divergenza tra la narrativa delle attuali dinamiche sui titoli di stato ed il pensiero degli operatori istituzionali di mercato, che evidenziano più opportunità che rischi, a quanto pare.

Ma veniamo all’Inghilterra, caratterizzata da una curva in netto peggioramento.

In questo caso, stanno probabilmente prevalendo i timori per certi scenari, caratterizzati da prospettive apocalittiche sul post brexit.

In effetti, un piano dai toni apocalittici era già stato approvato nel 2015, si chiama operation temperer.

Si tratta di un piano che prevede il dispiegamento di migliaia di soldati in funzione anticaos ed antiterrorismo in caso di cosiddetto no deal, cioè mancato accordo post brexit, o comunque nel caso insorgessero disordini e rischi terroristici.

Insomma, si prevede possa scattare la legge marziale.

In effetti, alcuni prospettano scenari peggiori della guerra in Vietnam o della guerra civile americana.

Sarà per questi scenari o per altri motivi, comunque i mercati, tramite la curva dei rendimenti, proiettano un deciso peggioramento della situazione.

Volendo trarre le somme da tali elementi, forse possiamo attenderci un miglioramento della situazione italiana, se poi per scenari politici ancora da confermare, o per altri motivi, staremo a vedere, ed un netto peggioramento, invece, delle prospettive britanniche.

E forse è già possibile cogliere alcuni segni di potenziale conferma.

Mentre il preaccordo per la brexit ha già provocato un mezzo terremoto politico nel governo inglese, in Italia notiamo come quasi non passi giorno che tra lega e 5 stelle sorgano motivi di contrasto.

Dall’ormai famosa manina di Di Maio ai termovalorizzatori, senza peraltro dimenticare la questione dell’approvazione di ieri, a scrutinio segreto, di un emendamento al decreto anticorruzione.

In sostanza, è successo che è stato approvato un emendamento che diminuisce le pene per chi responsabile di talune forme di peculato, emendamento peraltro presentato ad un ex 5 stelle.

Parrebbe che a votare segretamente a favore siano stati alcuni leghisti, e di qui le ire dei pentastellati.

Sta di fatto che tra dialettiche, se così vogliamo denominarle, su emendamenti contrari ai deliberata di maggioranza, termovalorizzatori e mani di segreti estensori di testi normativi, si sta creando una situazione di conflittualità tra i due contraenti del patto di governo.

Situazione voluta?

Secondo i seguaci delle tesi di D’Agostino, parrebbe di sì.

Quel che è certo è che una fine anticipata dell’esecutivo porrebbe fine alle questioni relative all’impianto dell’attuale finanziaria, con una prospettiva quindi gradita, non nascondiamolo, ai mercati finanziari.

Aspetto che io stesso avevo sottolineato in precedenti analisi, quando dicevo che lo scenario di crisi di questo esecutivo sarebbe stato positivamente salutato dai mercati finanziari.

Ho iniziato a scrivere questo articolo prima dell’apertura odierna dei mercati.

Sarà anche un caso, ma il Ftse Mib apre con gap rialzista e, quanto ai Btp, dove sono quei ribassi che indicherebbero panico da default?

Mentre scrivo il future segna circa un + 0,8%.

Che ancora una volta la curva dei rendimenti dica di più di quanto paventato da altri?

E che qualcuno scorga già segni di conferma delle “rivelazioni” di D’Agostino, che potrebbero essere gradite ai mercati?

 

Consigliati per te