Mercati: Mario Draghi, Brexit e May sotto i riflettori

ProiezionidiBorsa

Mercati: oggi i riflettori su chi puntano? Quali sono i casi del giorno?

Mario Draghi, governatore della Bce ha  lanciato in mattinata un avvertimento, nemmeno troppo velato, verso tutti quei paesi che, vittime di un alto debito, non solo non fanno nulla per diminuirlo, ma addirittura si impegnano per aumentarlo.  Piazza Affari, sebbene direttamente chiamata in causa, non si è fatta intimidire più di tanto e si è presentata all’appuntamento del giro di boa delle 13 con un +0,13% mentre il resto del Vecchio Continente a cominciare dal Ftse100 era in rosso. Londra, infatti era fotografata -0,3% e Parigi con il suo Cac40 a ridosso della parità ma pur sempre in territorio negativo con un -0,05%. Il Dax, invece, arrivava a +0,2%.

Come detto, il caso del giorno è rappresentato dalle parole di  Draghi il quale, però, aveva accennato anche a possibili reazioni verso un potenziale cambio di rotta dell’inflazione. “Se le condizioni di liquidità dovessero diventare più rigide o se ci fosse un deterioramento delle prospettive di inflazione, la nostra reazione sarebbe precisa” in altre parole: sempre pronti a cambiare strada all’occorrenza, sulle strategie di aggiustamento nella strada della normalizzazione. E a proposito di inflazione, in mattinata sono stati resi noti dati definitivi dell’inflazione nell’area Euro, relativi al mese di ottobre. A darne notizia è stata Eurostat sul cui report si può leggere come l’aumento annuo dei  prezzi al consumo è arrivato al 2,2%. A dare la spinta maggiore (1,07%) è stata la voce  energia con i recenti rincari del greggio mentre la seconda voce è stata quella dei servizi (0,65%). Il dato depurato dalle componenti più volatili di energia, alimentari, alcolici e tabacchi segna un +1,1%, in aumento su base mensile con un settembre che aveva registrato +0,9%. In Italia la variazione mensile è stata pari a 0 mentre quella annua è stata dell’1,6%.

Mercati e Brexit: quali conseguenze?

Intanto, in chiave Brexit, diventano sempre più fosche le prospettive per il governo di Theresa May e per i mercati: dopo le ormai 6 dimissioni arrivate dopo l’intesa trovata con Bruxelles per l’uscita di Londra dall’Unione Europea, adesso si avvicina anche il pericolo della mozione di sfiducia per il premier inglese. Ma il tutto è ancora da verificare: se infatti da un lato la fronda che ha dichiarato guerra alla May sembra essere riuscita a raggiungere le 48 firme necessarie per avviare l’iter parlamentare, dall’altro anche la nuova Lady di ferro può controbattere con un numero più alto di sostenitori. Ma  prescindere dalla possibile o meno crisi di governo resta innegabile la fragilità di un esecutivo alla vigilia del voto decisivo alla Camera dei Comuni sul documento che potrebbe rendere la Gran Bretagna uno stato terzo nel giro di nemmeno 4 mesi, qualora il parlamento inglese decidesse di non votare il testo approvato non più tardi di 48 ore fa dal consiglio dei ministri.

Attese per le aperture dei mercati americani.

Approfondimento

Hong Kong in recessione: è colpa dell’Italia?

Consigliati per te