Mercati azionari e recessioni: come comportarsi

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Come comportarsi con mercati azionari e recessioni?

Le azioni sono le prime a cedere in caso di rallentamento economico? Non sempre. Ecco le previsioni per i prossimi mesi.

Il binomio tra mercati azionari e recessioni

Si parla ormai apertamente di bond mania. Tanto da spingere flussi di capitali dai fondi azionari (in riscatto) a quelli obbligazionari (in sottoscrizione).

Risultato: gli operatori stanno osservando vere e proprie rotazioni di portafoglio.

In realtà, anche il cambio del trimestre ha favorito la revisione degli investimenti da parte soprattutto degli istituzionali.

Il che ha portato i bond a vedere rendimenti sempre più in calo. Ma non è sempre il bond il primo a vincere in questi casi.

 Mercati azionari e recessioni: gli esempi del passato

Un esempio? Proprio l’ultima crisi, quella dei subprime che ha causato il crollo dell’economia mondiale. Era il marzo del 2009, per la precisione il 9 marzo. In quell’occasione l’S&P 500 arrivò a 666 punti, il minimo storico.

Un numero degno di un’Apocalisse biblica. E tale fu se si pensa ai numeri che l’avevano preceduto.

Guardando gli archivi giornalistici fa impressione parlare, solo per Piazza Affari, di un -48,5% al 30 dicembre 2008. Un anno pessimo anche per l’S&P 500.

Il crollo dei mercati azionari  nella recessione del 2008

Infatti se il Ftse Mib è un listino non molto grande, lo è quello statunitense che nel 2008 perse il 40%. E ancora. Quello stesso anno vide il -32% di Londra e l’oltre -60% degli indici cinesi.

Ma oltre al crac di Lehman Brothers, le cronache registrarono la maxi-truffa dall’ex presidente del Nasdaq, Bernard Madoff.

Eventi che costrinsero le banche centrali ad intervenire in maniera massiccia sui mercati.

Le correlazioni passate tra mercati azionari e recessioni

Guardando al passato è però facile individuare alcuni comportamente che accomunano la nascita di un forte trend ribassista. Il primo, più evidente, è stato l’aumento del VIX, il cosiddetto indice della paura.

Un indicatore che, solitamente, tende a muoversi in in maniera inversamente proporzionale ai titoli azionari.

I segni della recessione

Correlazioni impazzite. Un po’ su tutti i fronti. Sia tra azionari ed obbligazionari, ma anche tra valute, indici e materie prime.

E a proposito di materie prime, è bene guardare anche l’oro. Altro indicatore della crisi, un rialzo forte e continuato può essere visto come un campanello d’allarme.

Usando sempre gli Stati Uniti come cartina di tornasole è possibile anche guardare all’indice Russell 2000.

Un calo delle small cap americane, infatti, è interpretato come segno di debolezza in arrivo. Il motivo? Le small cap sono da sempre considerate degli indicatori dello stato di salute della prima economia al mondo.

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