Meeting Opec: le opzioni sul tavolo

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Sei mesi fa, l’OPEC decise di aumentare la produzione sul mercato per evitare un barile a 100 dollari. Domani, invece, si riunirà per tagliarla, ed evitare un crollo dei prezzi al di sotto dei 50. Indiscrezioni parlano di un possibile taglio da 1,3 milioni di barili al giorno.

Il potere Opec

A prescindere dall’indiscutibile volatilità, resta il fatto che la forza dell’Opec all’interno delle regole di mercato, sta diventando sempre più flebile. A difesa dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio c’è da dire che il mercato del greggio, soprattutto ultimamente, è influenzato da una serie di fattori sempre più numerosi, ultimo in ordine di tempo, il terzo incomodo rappresentato dallo shale oil Usa.

Il colpo di scena

Le bituminose, infatti, si portano dietro un nuovo attore che fino a qualche anno fa non era considerato un possibile protagonista sula scena: Washington.

Infatti, a sorpresa, lo zio Sam è diventato non solo autosufficiente, ma anche primo produttore al mondo, scavalcando addirittura l’Arabia Saudita, da sempre considerata la vera cassaforte del greggio a livello internazionale, oltre che colonna portante e primo rappresentante dell’Opec stessa.

Ecco perchè l’attesa per le decisioni che domani verranno prese a Vienna. La posta in gioco è capire come stabilizzare il mercato mondiale dopo che i prezzi del greggio sono arrivati ad un mercato orso quando solo sei settimane fa si parlava di un barile a 100 dollari per la fine dell’anno. Il greggio statunitense ora è quotato $ 53 al barile contro i $ 76 registrai all’inizio di ottobre mentre il Brent è precipitato a $ 62 dai massimi di $ 86.

Cosa attendersi da questo vertice dunque?

Il risultato più probabile, nonostante la pressione del presidente Usa Donald Trump che si è detto fiducioso che l’Opec lascerà le quote di produzione così come sono, è quello di un taglio dell’output. In questo caso si parla anche di un’intesa tra OPEC e Russia per tagliare 1,5 milioni di barili al giorno. Le cifre però divergono: un taglio meno drastico potrebbe essere chiesto, paradossalmente, proprio dall’Arabia Saudita per riuscire ad accontentare il potente alleato Trump e coniugare quindi gli interessi Opec con quelli Usa.

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Il fattore  Khashoggi

In questo scenario, determinante sarà la posizione di Trump nello scandalo dell’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi. Secondo  il senatore statunitense Bob Corker   la CIA non avrebbe dubbi sul fatto che il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman abbia ordinato l’uccisione di Khashoggi. Un taglio da 1 milione di barili potrebbe non essere sufficiente e proprio domani verranno pubblicati i dati sulle scorte dall’US Energy Information Administration. Quindi si avrebbe lo scontento dei membri Opec (favorevoli ad un taglio) e nessun vantaggio sulle quotazioni.

Come fare felice Trump

Intanto le cifre pubblicate dall’American Petroleum Institute per la settimana chiusasi il 30 novembre vedono un incremento di 5,36 milioni di barili di scorte di petrolio greggio usa. Resta poi la terza opzione: nessun taglio di produzione. Uno scenario praticamente impossibile ma che, in compenso, farebbe contento Trump.

 

 

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