Massicci aiuti a sostegno dell’economia per combattere il coronavirus

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La metafora automobilistica è quello maggiormente si addice alla bisogna e a questo momento topico. La produzione è ferma per ordine del legislatore: tutti a casa. Ed è un bene a pensarci, perché oggi e con queste misure il contagio si può contenere; senza sarebbe ancora peggio. Anzi un disastro dalle dimensioni oggi non prevedibili. Malgrado ciò l’economia reale ha bisogno di un sostegno immediato. Si è ritrovata a terra (meglio: a casa) dall’oggi al domani, nel mentre erano in corso affitti di locali o capannoni, si eseguivano commesse, si scaricavano le merci in magazzino e si trasformavano le materie prime. Per non parlare della forza lavoro regolarmente assunta e oggi scossa timorosa di perdere gli stipendi. C’è bisogno di massicci aiuti a sostegno dell’economia per combattere il coronavirus.

La decisione della Commissione europea

Come già anticipato ieri sera, puntuale oggi è giunta la conferma dalla presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, sulla non applicabilità – per l’esercizio in corso – del Patto di Stabilità e Bilancio per il nostro Paese. «Massima flessibilità», ha affermato la Leyen: «siamo pronti ad aiutare l’Italia con tutto quello che ha bisogno […], sosteniamo tutto quello di cui ha bisogno e tutto quello che ci chiederà». In pratica si ha la dispensa a non computare nella contabilità nazionale tutte le voce sostenute in relazione al coronavirus, che impone l’adozione urgente di massicci aiuti all’economia.

L’entrata in gioco del legislatore nazionale

Ora il bandolo della matassa è nelle mani del legislatore, che deve gestire i massicci aiuti a sostegno dell’economia. Ad egli in particolare si chiede maestria nell’adempiere nel modo migliore possibile due fasi:

  • tamponare l’emergenza, che in questo momento deve servire per conservare – per quel che si può – lo status quo delle cose fino a 1-2 settimane fa;
  • individuare i settori, le produzioni, i comparti dell’economia a maggiore impatto sull’economia e pigiare su di essi per il rilancio del Paese. Si tratta della seconda fase, magari più nel tempo.

La qualità della spesa pubblica, più tipica della fase due, dovrà essere efficace ad attivare tutti i moltiplicatori, ossia quei generatori di Pil più che proporzionali alla quantità di soldi spesi. Detta in parole semplici, non dovrà trattarsi di assistenzialismo ma di ‘accensione’ della produttività

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