Mare o collina? Visita Erice

Erice

Domina sul golfo di Trapani e sulla Sicilia nord-occidentale e dal Castello di Venere, nelle giornate più limpide, si intravede Capo Bon in Tunisia.

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Erice lascia semplicemente senza respiro. E il borgo, che sorge sulla collina da cui prende il nome, si trova a circa settecentocinquanta metri sopra il livello del mare, sul quale si affaccia.

Abitata da Greci, cartaginesi, romani, normanni, arabi il suo nome è legato alla sua storia più antica. Erice fu il gigante affrontato e sconfitto da Ercole proprio sulla collina che prese il suo nome. Sulla sua sommità venne costruito dai greci un tempio dedicato alla dea Afrodite, affinché proteggesse i naviganti. La notte un fuoco sacro acceso orientava i marinai. I romani utilizzarono il tempio per adorarvi la loro Afrodite, Venere. Mente i fenici, prima di loro, occupavano Erice.

La guerra punica

E’ arroccato sulla collina dell’Erice, che tiene con i suoi uomini, Amilcare Barca, padre di Annibale e nemico giurato dei romani. È la primavera del 241 avanti Cristo, romani e fenici (oppure punici, o cartaginesi, è uguale: sono tutti sinonimi) sono stremati. La guerra tra le due superpotenze del mediterraneo si protrae da oltre vent’anni. Una guerra che viene per larga parte combattuta per terra e per mare in Sicilia.

I romani hanno allestito l’ennesima flotta di triremi e affidato il comando ai generali Quito Lutazio Catulo e Marco Attilio Regolo. La flotta romana attende quella cartaginese, tenendosi nascosta dietro l’Isola Sacra, una delle Egadi. La flotta cartaginese deve disperatamente intercettarsi alla fanteria di Amilcare Barca e sbarcare in Sicilia. Sulla terraferma, il generale cartaginese domina il golfo di Trapani dall’alto della collina di Erice.

Il nemico giurato

Da quando è stato inviato in Sicilia per risollevare le sorti della guerra, Amilcare non ha mai perso una battaglia. Il suo blocco sull’Erice rende vano ogni tentativo di passaggio. Ai romani non resta altro che puntare il tutto per tutto in una decisiva battaglia navale. Quella mattina di marzo, dalla collina dell’Erice, Amilcare avrà visto lo scontro avvenire al largo delle isole Egadi.

La resa dei cartaginesi

Un messaggero, qualche giorno dopo, l’avrebbe raggiunto per consegnargli una missiva. La guerra era persa. Trattasse lui per conto di Cartagine le condizioni della resa. Si concludeva così, anche per Amilcare, la prima guerra punica. I romani gli concessero l’onore delle armi. A pochi nemici veniva concesso questo privilegio. In quella resa, Erice con l’intera Sicilia e successivamente la Sardegna, passarono dai cartaginesi ai romani.

Il Castello di Venere

Oggi sono visibili i resti del Castello di Venere, concluso dai Normanni, i nuovi padroni, attorno al quattordicesimo secolo. Su quei resti è incisa la storia più antica di Erice. E sulla cui sommità, nel corso della storia, si sono alternati popoli e nazioni. Il castello sorge infatti sui resti del tempio di Venere d’epoca romana, costruito sopra un precedente punico e prima ancora su di uno greco. Arriveranno poi arabi, normanni e spagnoli. Soltanto per citarne alcuni. Ciascuno lascerà la sua impronta ad Erice.

Mare o collina? Visita Erice.

Perché è indissolubilmente legata ad entrambi. A chiunque Erice può evocare qualcosa. A me ha riportato alla mente quella mattina di marzo, uno dei tanti “giorni di Erice”.

 

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