Mai pagare le cartelle esattoriali quando ti capitano queste 4 cose

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Mai pagare le cartelle esattoriali quando ti capitano queste 4 cose. Vediamo quali sono.

Nel diritto tributario italiano la “cartella esattoriale” è uno strumento contemporaneo di cui si serve la PA per riscuotere coattivamente un credito vantato nei confronti del contribuente.

Pur non provenendo direttamente dalla PA, è a tutti gli effetti un atto amministrativo e un titolo esecutivo.

Ossia un atto in virtù del quale è possibile procedere con un pignoramento in mancanza del pagamento di quanto dovuto.

La sua funzione è quella di comunicare prima al contribuente la sua posizione debitoria nei confronti dell’ente impositore e poi di procedere con l’esecuzione forzata.

Cosa contiene una cartella esattoriale

Oggetto della cartella possono essere tutte le somme dovute dal cittadino allo Stato e agli enti pubblici, previdenziali e locali.

Si pensi ai tributi, le imposte sui redditi, Inps, Iva, imposte ipotecarie e catastali, tasse automobilistiche, sanzioni amministrative per infrazioni al Codice della Strada.

Dal 1° luglio 2017, la funzione di riscossione è stata attribuita all’Agenzia delle Entrate Riscossione e c’è stata l’ufficializzazione dell’abolizione di Equitalia.

Vediamo, dunque, quando non si devono pagare le cartelle esattoriali.

Mai pagare le cartelle esattoriali quando ti capitano queste 4 cose! 

Perché pagare il Fisco quando la legge ti consente di non farlo? Mai pagare le cartelle esattoriali quanto ti capitano queste 5 cose.

Innanzitutto, Ti consigliamo di richiedere all’agente della riscossione un estratto di ruolo ossia un documento cartaceo o informatico, contenente le cartelle esattoriali e i ruoli.

L’estratto di ruolo

Dall’estratto appare la propria posizione debitoria, con l’indicazione di ogni singola cartella con la data della spedizione, della consegna, la causale e l’importo.

Il contribuente non deve pagare al Fisco i debiti delle cartelle decadute, prescritte, non notificate nonché i debiti rientrati nella cd. Pace fiscale.

Le cartelle decadute

Il termine di decadenza ossia quello tra la data dell’iscrizione a ruolo del debito e la notifica della prima cartella di pagamento varia a seconda del credito tributario.

Ad esempio, nel caso del bollo auto dopo 3 anni dall’iscrizione a ruolo, la cartella dell’Agenzia notificata nel 2020 per un bollo auto riferito al 2015 è illegittima perché decaduta.

Di regola, l’Ente titolare del credito tributario esegue l’iscrizione a ruolo e da incarico all’Agenzia delle Entrate riscossione di riscuoterlo.

Quando l’Agenzia non notifica nel termine stabilito per ogni tributo la prima cartella di pagamento da quando l’imposta o la sanzione è stata iscritta a ruolo, la cartella è decaduta.

Il contribuente dovrà presentare un ricorso e chiedere l’annullamento del debito.

Le cartelle non notificate

Attraverso l’estratto di ruolo, oltre a vedere le cartelle esattoriali si può sapere quando sarebbero state notificate, se la notifica è stata effettuata regolarmente o, al contrario, essa manchi del tutto.

Qualora, ci siano dubbi sulla notifica della cartella, è preferibile formulare all’agente della riscossione un’istanza di accesso agli atti.

In questo modo, si avrà copia di tutta la documentazione riguardante le notifiche.

Se nell’estratto ruolo compaiono cartelle che non sono mai state notificate, ecco anche qui che i debiti non dovranno essere pagati al Fisco.

Le cartelle prescritte

Può succedere che dall’estratto di ruolo ci si renda conto che alcune cartelle sono prescritte. Pertanto, anche questi debiti non dovranno essere pagati al Fisco.

Il termine di prescrizione decorre dalla data della notifica della cartella o dall’ultimo atto ricevuto dall’esattore. Può accadere, infatti, di ricevere dopo la notifica della cartella un’intimazione di pagamento ossia un semplice sollecito. L’intimazione interrompe la prescrizione, pertanto, attenzione a ricalcolare di nuovo il termine a partire dal giorno successivo al ricevimento del sollecito.

Il termine di prescrizione non è uguale per tutti i debiti.

Alcuni si prescrivono in 10 anni: tra questi l’Irpef, l’Iva, il Canone Rai, l’Imposta di bollo, l’Imposta catastale, l’Imposta di registro, l’imposta ipotecaria, i Contributi della Camera di commercio ecc..

Altri si prescrivono in 5 anni: tra questi i Contributi Inps, i Contributi assistenziali Inail, le Sanzioni amministrative e le Multe stradale, l’Imu, la Tasi, la Tari, la Tosap.

Altri in 3 anni come ad esempio il bollo auto.

La Pace fiscale

Nel 2018 con il decreto fiscale tutti i debiti iscritti a ruolo tra il 2000 e il 2010 di importo fino a mille euro sono stati cancellati in automatico. Un condono per qualsiasi tipo di cartella, a prescindere dalla natura del debito.

Pertanto, qualora dall’estratto ruolo dovessero ritrovarsi anche questi debiti, il contribuente deve sapere che non è tenuto a pagarli.

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