L’ordine di importanza dei dati macro-economici

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Può sembrare molto più difficile di quanto si creda porre in ordine di importanza i dati macro-economici di cui ci occupiamo giornalmente sulle pagine di questo sito.

Scevri da ogni valutazione di tipo politico o pregiudizio personale ci proviamo.

Avviso i razionali che spazieremo be oltre i loro confini costruiti sulla dinamica della logica.

Mettiamo però dei paletti:

  • I dati economici sono comunque indicatori di uno stato di benessere …di chi? Del cittadino ovviamente
  • Il nostro pianeta va rispettato quanto la globalità delle persone che lo popolanoquindi la sostenibilità di ogni sviluppo o crescita deve essere compatibile con questo presupposto
  • Non vi è può essere sviluppo credibile se non contemporaneamente alla ricerca della pace: una crescita alimentata dalla corsa agli armamenti e conseguenti spargimenti di sangue (spesso di innocenti non militari) non può essere compatibile con un bene comune diffuso, direi planetario.

Precisato questo va da sé che quello a cui dobbiamo aspirare è un ciclo virtuoso che , pur coi normali rallentamenti, consenta un armonioso vivere di fasce sempre più ampie di popolazione fino alla totalità pur sempre nel pieno rispetto di quei popoli isolati che da secoli in ambito di loro tradizioni e conoscenze vivono in armonia pur non conformandosi al modello occidentale sempre più dominante.

L’aspirazione a un ciclo virtuoso ci consente dunque  di mettere nell’ordine di priorità ed importanza i dati macro-economici:

1 Occupazione/disoccupazione: la dignità del lavoro è universalmente riconosciuta e accompagnata da un equo compenso non può che essere la base su cui costruire  ogni dinamica ideale. Va ricordato che, oltre a componenti positive meramente sul ciclo economico di cui al punto 2, un cittadino che lavora genera entrate per lo stato che a sua volta contando su un sempre maggior numero di contribuenti può comprimere la pressione fiscale e offrire servizi pubblici di qualità.

2 Immediatamente dopo la piena occupazione viene una tris combinata:
– ordini di beni e servizi
– produttività
– consumi

questi 3 fattori sono sequenziali e incoerenze tra loro spesso sono indice di problematiche in arrivo.

3 A questo punto e solo a questo punto  prendiamo in considerazione il PIL, un PIL “pacifico”, che di fatto diviene la semplice conferma di quanto di positivo sta accadendo nei primi due punti.

4 A seguire mettiamo i dati del comparto immobiliare: un economia che dia eccessiva rilevanza a questo settore o vi ponga aspettative elevate stabili e costanti nel tempo de-correlate dalle dinamiche demografiche abbiamo già visto a cosa porta: i sub-prime, montagne di crediti inesigibili e di immobili vuoti in varie parti del globo. Con questo, il settore non va cancellato e potrà dare il suo contributo, ma, fondamentale, sarà stabilire parametri fondati sulla sostenibilità e necessità degli investimenti immobiliari. Detto che già le opere di riqualificazione energetica, restauro, ristrutturazione, risanamento, rifacimento, verifica di stabilità fino alla demolizione darebbero un grande contributo di vitalità al settore.

5Tutti gli indici dai vari PMI al Philly FED diventano dunque meri indicatori di conferma della bontà delle strategie con cui si sono perseguiti e realizzati i punti 1 e 2

6 Gli indici dei direttori degli acquisti sono appunto indici di un ‘attività certamente fiondante all’interno del ciclo produttivo ma non contengono il crisma dell’infallibilità: errori di valutazione in molte aziende sono frequenti proprio nella fase degli ordini, gli ordini stesso spesso possono venire gonfiati dai fornitori per distrazione o peggio, i casi di direttori degli acquisti non propriamente educande sono stati frequenti, in sostanza dare troppa importanza a questo tipo di indicatore può fare prendere abbagli colossali.

7 La fiducia dei consumatori  è la tipologia di indicatore su cui si possono nutrire i maggiori dubbi in termini di affidabilità, non ha rilevanza nella formazione del ciclo virtuoso se non come ulteriore conferma che esso sia in atto o meno, ecco spiegato il perché dell’ultimo posto.

Abbiamo volutamente lasciato fuori graduatoria le attività delle banche centrali che pure vengono pubblicate insieme ai dati macro.

E’ giusto precisare che rispetto agli standard della BCE preferiamo il modello americano con cui la FED ha nel mirino e nei propri target non solo l’inflazione ma anche la costruzione ed il sostegno del ciclo economico. In ogni caso trattasi di scelte politiche sia pure di stampo prettamente economico a monte di quella che è una dinamica di ciclo, ecco spiegato il mancato inserimento in “classifica”.

Immaginare che l’ordine attribuito, discretamente indiscutibile se davvero si ragionasse in termini di bene comune, sia anche quello ideale per la costruzione di un ciclo virtuoso diffuso è una bellissima immagine che mi è piaciuto condividere con voi che mi state leggendo.

Utopie? Forse …ma senza pensieri forti saremmo ancora all’età della pietra!

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