Lo sapevate che i titoli di Stato non sono garantiti anche se vi dicono di sì?

titoli di Stato

Lo sapevate che i titoli di Stato non sono garantiti anche se vi dicono di sì? Purtroppo è proprio così. Ma come, direte voi? Ma state scherzando? I titoli di Stato sono garantiti dallo Stato italiano. Che baggianata è questa? Purtroppo non è affatto una baggianata, ma la cruda verità. Continuate a leggere per scoprirla tutta.

Qui all’Ufficio Studi di ProiezionidiBorsa spesso ci facciamo delle domande provocatorie. Una di queste riguardava proprio i titoli di Stato. Ed era se la loro garanzia, offerta appunto dallo Stato in quanto emissioni di debito, fosse totale. La risposta facile era che non potesse essere altro che sì, naturalmente. Ma se si va a scavare un pochino, ci si accorge che la realtà è ben altra. Quale? Ve lo diciamo subito.

Lo sapevate che i titoli di Stato non sono garantiti anche se vi dicono di sì?

Un titolo di Stato, italiano o di qualsiasi altro Paese, è un’obbligazione. Ovvero un prestito che l’investitore fa all’emittente. Come remunera uno Stato chi gli presta soldi? Attraverso due modalità. Una fissa (non sempre), ed una variabile (sempre). Quella fissa è la cedola. Ossia l’interesse che lo Stato paga sul titolo emesso. E che varia a seconda della durata dell’investimento. Più l’obbligazione è di durata estesa, più si rischia. E quindi più si riceve come interesse. Che viene pagato attraverso le cedole. La componente cedolare, però, può essere anche variabile. Perché, anche se non lo sapete, ci sono anche cedole variabili nel corso della durata di un bond. La parte variabile è invece il rendimento, che varia per tutta la durata dell’obbligazione mentre viene scambiata sul mercato secondario.

E adesso veniamo alla parte interessante. Che sono, chiaramente, i costi. Perché i costi influiscono sulla performance lorda. E la diminuiscono. Sempre. E quali sono i costi dei titoli di Stato? Innanzitutto l’imposta di bollo. Perché per investire bisogna aprire un conto titoli. E l’imposta di bollo è pari allo 0,20% di quanto si investe. Occhio alla fregatura, adesso. Mettiamo che vogliate investire in bund tedeschi. Che sono emessi in euro, come i titoli italiani. Quanto rende un decennale tedesco? -0,47%. Avete letto bene. Ha un rendimento negativo. Siete voi che dovete pagare la Germania per avere i suoi euro. Quindi, e qui stava la domanda che ci siamo posti nel titolo, dov’è la garanzia dei titoli di Stato? C’è. Ed è di perdere. In questo caso. E non solo per il rendimento negativo del Bund. Ma vedremo dopo il resto.

Il caso italiano

Supponiamo invece di comprare un BTP decennale. Quanto rende? L’1,01%. Da cui va tolto il bollo. E siamo a 0,81%. Poi ci sono le tasse sul guadagno in conto capitale. Che sui BTP, come ogni altro titolo di Stato, sono il 12,5%. E siamo scesi a 0,70%. Ed arriviamo all’inflazione. Ve l’eravate dimenticata, vero? Noi no, purtroppo. Ed anche quella erode la performance che lo Stato vi propone. E l’inflazione va calcolata annualmente, purtroppo. Mentre l’1,01% che vi darà lo Stato è il totale dell’investimento sui 10 anni del BTP. Quindi 0,101% all’anno. Siamo sicuri che siate in grado da soli di fare i calcoli che vi dicono che il rendimento reale sia negativo. Come quando un titolo di Stato rendeva il 16% sul finire del secolo scorso. Peccato che l’inflazione fosse vicina al 20%. Annua. Fate vobis.

Investire in titoli di Stato non dà alcuna garanzia. Anzi, sì, ne dà una. Che ci rimettereste soldi. Poco rischio, poco guadagno, è una legge universale. Nel poco dorato mondo dei titoli di Stato, attualmente, il guadagno proprio non c’è. Anzi, c’è la certezza della perdita. Quindi, nessuna garanzia, se non quella di perdere. Non ci sembra una grande affare.

Concludiamo con una provocazione. Cosa dicono le associazioni di categoria, quelle che normalmente proteggono i consumatori, di tutto questo? E la CONSOB? Non sarebbe almeno il caso di detassare l’investimento in BTP, BOT, CCT, CTZ e simili?

 

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