L’inflazione non cala e la BCE è pronta al primo rialzo dei tassi

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La BCE è pronta a rialzare i tassi d’interesse già nel meeting del prossimo luglio. Lo ha dichiarato la governatrice della Banca Centrale Europea Christine Lagarde la scorsa settimana a Lubiana, confermando la volontà dell’istituto di Francoforte di concludere il suo programma di acquisti netti di titoli “all’inizio del terzo trimestre” e di voler effettuare il primo rialzo dei tassi subito dopo. “Questo può significare un periodo di poche settimane”, ha dichiarato la Lagarde, aggiungendo che, una volta effettuato il rialzo dei tassi, il primo nell’eurozona dal 2011, “il processo di normalizzazione della politica monetaria sarà graduale”.

Una promessa non si sa quanto attendibile, considerando che la governatrice ha apertamente ammesso che è in corso un vero e proprio cambiamento strutturale dell’inflazione, di fronte al quale “è giusto che la politica monetaria torni a un assetto più normale”. Ovvero, a tassi d’interesse più alti e una offerta di moneta più ridotta. E’ questa l’ennesima conferma di un cambiamento di rotta della BCE sul tema inflazione, considerata, soltanto fino a pochi mesi fa, come un fenomeno transitorio. Ora l’inflazione non cala e la BCE è pronta al primo rialzo dei tassi.

L’inflazione non cala e la BCE è pronta al primo rialzo dei tassi

A uscire vincitrice da questo scontro è la Bundesbank, la quale aveva esortato, per bocca del suo governatore Joachim Nagel, la BCE ad agire al più presto, con l’inflazione che continua a crescere nell’eurozona, auspicando il termine del programma di acquisto di asset a fine giugno, seguito dalla normalizzazione dei tassi d’interesse a luglio. La posizione di ortodossia monetaria della Bundesbank è stata espressa dalla affermazione che “la normalizzazione della politica monetaria si sta facendo più urgente” e che, dunque, “occorre agire per difendere la stabilità dei prezzi”. Dichiarazione fatta pubblicamente da Isabel Schnabel, membro del Comitato esecutivo della Bce. Una posizione, quella di Schnabel, niente affatto scontata, considerando il tradizionale ruolo di colomba che lei ha sempre rivestito.

Che la Germania non stia prendendo affatto bene la recrudescenza inflazionistica in corso nell’eurozona e il tentennamento della BCE nel ripristinare una politica monetaria più normale, lo si capisce anche leggendo l’ultimo paper pubblicato dal ministro delle finanze Christian Lindner, scritto assieme al suo consigliere economico Lars Feld, economista tra i maggiori esperti e sostenitori della visione ordoliberale dell’economia, orientata al libero mercato.

Nel documento, un vero e proprio posizionamento politico in tema di strategia economica che la Germania intende seguire nei prossimi anni, Linder sottolinea la necessità di adottare politiche economiche dal lato dell’offerta, che premino l’aumento della produttività e il taglio della tassazione societaria, abbandonando, al contrario, quelle volte a sostenere il lato della domanda e quindi i consumi, attraverso programmi di spesa pubblica ritenuti controproducenti e inflattivi.

La conseguenza di questo position paper è altrettanto chiara.

La Germania intende tornare alle regole di bilancio precedenti la pandemia, quelle che impongono la riduzione dei debiti pubblici europei e la necessità di costruire dei buffer di bilancio pubblici, ovvero delle riserve di bilancio strategiche da usare per future crisi. Un orientamento di politica economica, nazionale ed europea, del quale l’Unione Europea non potrà non tener conto nel delicato processo di riforma delle regole del Patto di Stabilità e Crescita attualmente in corso. E se forse, prima della crisi pandemica, la Germania sembrava propensa ad un ammorbidimento delle sue posizioni in materia di integrazione finanziaria e comunanza delle risorse per finanziare progetti comuni europei, ora, con il ritorno dell’inflazione, tutto questo diventa molto più difficile.

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