L’incremento dell’Iva potrebbe avere effetti recessivi?

L’incremento dell’Iva potrebbe avere effetti recessivi

L’incremento dell’Iva potrebbe avere effetti recessivi?

Come evitarlo? Ho appositamente voluto iniziare questo articolo con una serie di dubbi e di domande.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Perché immagino siano le questioni che principalmente assillano non solo la mente dei politici, ma anche di normali cittadini, preoccupati soprattutto a fronte di scenari economici non certo rassicuranti.

Ma procediamo con ordine.

L’incremento dell’Iva potrebbe avere effetti recessivi?

Nei casi precedenti, in cui si sono avuti incrementi dell’Iva, o di altra analoga imposta, in ordinamenti tributari diversi dal nostro, si è assistito, almeno per un certo periodo, ad una riduzione della domanda aggregata di beni e servizi.

Questa dinamica è agevolmente comprensibile, considerando che si tratta di una delle tasse più inique, perché colpisce a prescindere dalla capacità contributiva del singolo.

Nel caso italiano, poi, essendo la maggior parte dei trasporti su gomma, un incremento di imposte nel settore trasporti, si traslerebbe, necessariamente, sul prodotto finale.

Pertanto, se a chi dispone di un certo reddito, può interessare relativamente, che intervenga un tale aumento  certo lo stesso non potrebbe dirsi per tutte quelle persone, che hanno un reddito fisso medio/basso.

Maggiore è l’incertezza  o pessimismo su prospettive economiche e finanziarie, maggiore è la tendenza a risparmiare ed a procrastinare determinati acquisti, soprattutto in caso di incremento dei prezzi.

Tale considerazione, peraltro, evidenzia anche come l’incremento dell’Iva non sia poi quella potenziale panacea per i conti pubblici, che alcuni vorrebbero.

Parte delle clausole di salvaguardia, è prevista per cercare di rispettare gli ormai fatidici parametri finanziari previsti in sede UE.

Ma se a fronte di un incremento delle forme di imposizione fiscale, Iva inclusa, si determina una dinamica di conseguente diminuzione della domanda aggregata, ben difficilmente quei parametri potranno essere osservati.

L’esperienza del Governo Monti

Ne fu evidente dimostrazione l’esecutivo presieduto da Monti.

Ma, dovendo analizzare un consuntivo, non si potè poi fare a meno di notare come i famosi parametri di Bruxelles furono ampiamente sforati, pur a fronte di una politica economica fortemente orientata all’incremento di diverse tipologie di entrate tributarie.

La spiegazione, infatti, è molto semplice.

A fronte di un significativo innalzamento della pressione fiscale, ne conseguì un più che proporzionale abbattimento del Pil, che nei parametri finanziari rappresenta il denominatore.

Questa ricetta, se così vogliamo definirla, almeno per l’Italia, dimostrò non solo di non funzionare ma, anzi, di peggiorare ampiamente le cose.

Una sua riproposizione, sotto forma di incremento dell’Iva, o sotto altre tipologie, non credo sortirebbe esiti molto diversi.

Come evitare le clausole di salvaguardia?

La mia idea, per chi mi segue da tempo, è sempre quella.

Ma devo dire che, politicamente, sinora non ho riscontrato nessuna forza politica, a sostenerla.

A mio avviso, occorrerebbe riformare la politica monetaria in sede europee.

Tra il nero e il bianco, sono possibili molte soluzioni intermedie.

In sintesi, la mia ipotesi riconduce alla necessità di verificare, periodicamente, la massa monetaria di M1 ed M2 presente in un determinato Paese.

Pertanto, rapportandosi al tasso di inflazione previsto, consentire alla singola banca centrale di un Paese di stampare un surplus di moneta, a copertura del debito pregresso.

Questo in misura percentuale pari all’inflazione programmata, percentuale da applicare alla massa monetaria del singolo paese.

Tale massa monetaria aggiuntiva dovrebbe essere vincolata alla copertura del debito pubblico e non dovrebbe avere, come contropartita, l’emissione di un corrispondente controvalore in titoli di Stato.

La problematica inflattiva sarebbe limitata, in parte venendo, tale massa aggiuntiva, controbilanciata, almeno in parte, da incremento di beni e servizi nel Paese,

Parte considerando che si tratta solo di una percentuale limitata della corrente massa monetaria e pertanto con limitati effetti inflazionistici.

Prescindendo da tale prospettiva,   le cose si fanno difficili, dovendo trovare le coperture tra le pieghe di bilancio.

Comunque già la ragioneria generale dello stato ha indicato che eventuali risparmi da quota 100 e da reddito di cittadinanza potrebbero almeno in parte risolvere la questione.

Una ulteriore limitazione di tali provvedimenti potrebbe risolvere, ma i partiti concorderebbero?

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