L’esca migliore per il Surfcasting

Surfcasting

A volte un’esca può essere più valida di altre. La scelta, praticando il Surfcasting, va fatta prendendo in esame almeno quattro fattori. Prima di tutto condizioni del mare (poco mosso, mosso, molto mosso), stagione (fredda/mite), preda che si vuole tentare di insidiare, tipo di fondale che ci si trova di fronte. Nel cercare l’esca migliore per il Surfcasting, tuttavia, da escludere in partenza, tra tutte, è l’arenicola. La ragione è semplice, trattandosi di un anellide molto sottile ed estremamente fragile, non si presta affatto ad affrontare onde e correnti tipiche del “Surf”. Il suo utilizzo è senz’altro più adatto alla pesca a fondo (PAF) o al beach ledgering, a mare calmo o increspato (0,1-0,3 mt l’altezza media delle onde più alte, 1-6 nodi il vento).

Esche “generiche” e “specifiche”

Una prima distinzione da fare quando si parla di esca migliore per il Surfcasting è tra “generiche” e “specifiche”. Le esche generiche sono caratterizzate dal fatto di essere gradite a tutte le prede del Surfcasting. Tra queste, Sarago, Spigola, Orata, Ombrina, Grongo, Razza. Inoltre sono utilizzabili nella gran parte delle situazioni a mare mosso e molto mosso.

Le esche specifiche, invece, sono maggiormente selettive, perché più appetibili da alcune prede rispetto ad altre, e trovano impiego in situazioni più particolari (mare poco mosso ed eventuale vicinanza di rocce). Cefalopodi (calamaro, seppia, totano), cannolicchio, trancio di muggine, sardina, bibi e anellidi di grandi dimensioni fanno parte della prima categoria; murice, granchio, molluschi bivalve con guscio, gamberi interi e altri crostacei, come le canocchie, rientrano nella seconda assieme alle esche vive (cefalotti e anguille).

Esche del “freddo” e del “caldo”

Altra distinzione da fare quanto si parla di esche – tenendo presente che il Surfcasting si pratica per lo più tra ottobre e aprile sulle nostre coste – riguarda il fatto che esse vengano utilizzate nei mesi più freddi. Ovvero novembre-febbraio, piuttosto che in quelli più miti (ottobre, marzo e aprile). Le “esche del freddo” sono i cefalopodi, il cannolicchio atlantico sgusciato, il trancio di muggine, le sardine, i crostascei. Quelle per i mesi più miti sono sicuramente i grossi anellidi, il bibi, il granchio, i molluschi bivalve con guscio (incluso il cannolicchio locale, in genere più piccolo dell’atlantico), il murice. E’ chiaro che in queste categorie possono entrare altre tipologie meno comuni, come lo spirografo o l’oloturia, in basa a periodo e reperibilità.

Come impiegare l’esca

Fatte queste dovute premesse per circoscrivere l’argomento, la risposta su quale sia l’esca migliore per il Surcasting sta nel modo in cui viene impiegata. Questo coinvolge i quattro fattori iniziali. Entrano quindi in gioco: diametro e lunghezza dei finali, misura degli ami e scelta del calamento per poterla presentare al meglio e ingannare la preda a cui è indirizzata.

Quale l’esca migliore per il Surfcasting? Per esempio, con mare mosso invernale, nella ricerca della spigola, si opterà per un innesco voluminoso. Nello specifico: cannolicchi sgusciati, cefalopodi interi, se di piccole dimensioni, o a pezzi). Ma anche braccioli corti (70-90 cm max) e di diametro tra lo 0,35 e lo 0,50, su ami grandi (Aberdeen o Beack dal n° 1 al 4/0). Con mare poco mosso, nei mesi più miti (ottobre, marzo e aprile), si prediligeranno il cannolicchio, gli anellidi, i granchi. Ma anche i bivalve con guscio su montature più lunghe (anche 1,5 mt) e leggere (0,30 diametro max del filo e ami dal n° 1 al 4). In generale, comunque, è sempre bene riuscire a utilizzare l’esca che si trova con più facilità in un dato luogo, quella più presente nella spiaggia dove si intende andare a pescare, pregustando il pesce da infornare.

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