Legge di attrazione: funziona veramente?

legge di attrazione

Cos’è la cosiddetta legge di attrazione, di cui da qualche anno si sente parlare?

Funziona veramente o il suo vero significato è diverso da quello solitamente indicato?

Da qualche tempo si sente parlare di una sorta di metodo, che sarebbe in grado di attrarre qualsiasi nostro obiettivo, consentendoci di realizzare tutti i nostri desideri. Di qui il nome di legge di attrazione, per similitudine con la legge di attrazione gravitazionale.

Secondo tale metodo, basterebbe immaginare, visualizzare di aver già raggiunto i nostri obiettivi, magari unitamente a qualche azione che supporti le nostre visualizzazioni.

Alla base del metodo il concetto che l’universo risponderebbe sempre a quello che domandiamo, soprattutto se lo visualizziamo, restituendoci in concreto quanto abbiamo visualizzato.

Ma è proprio vero?

Legge di attrazione: funziona veramente?

Diciamocelo francamente, chi è che non vorrebbe realizzare tutti i propri desideri?

E, proprio sulla base di tale considerazione, certo un qualcosa che prometta di realizzare questa visione, si rivela un ottimo strumento di marketing.

Infatti la legge di attrazione ha fatto guadagnare molto, e tuttora fa guadagnare, in termini di video, corsi, libri e quant’altro.

Ma cosa c’è di vero?

Alcuni semplici ragionamenti

A volte bastano dei semplici ragionamenti, per rendersi conto che le cose non sono sempre come ci vengono raccontate o, quanto meno, non esattamente in quei termini.

L’esempio delle squadre di calcio

Consideriamo, ad esempio, lo sport italiano per antonomasia, amato da moltissimi italiani, il calcio.

Chi non vorrebbe che la propria squadra vincesse il campionato?

Ipotizziamo che la legge di attrazione funzioni sempre.

Se applicata da parte degli sportivi, allora potremmo avere tifosi di diverse squadre, tutti con il desiderio che la propria vinca il campionato. Ed una parte di tifosi potrebbe essere a conoscenza della legge e volerla applicare al desiderio che la propria squadra trionfi.

Ammettiamo anche che ci siano, tra milioni di tifosi, alcuni che sappiano applicare correttamente questa famosa legge.

Ebbene, è ovvio che la squadra vincitrice sarà sempre una ed una soltanto.

E, quindi, ecco un primo esempio che la legge di attrazione quanto meno non potrà sempre restituire a chi la pratica il desiderio sperato.

Proprio perché esistono desideri contraddittori tra soggetti diversi, e la realizzazione di uno esclude la realizzazione dell’altro.

Ma ne consegue anche che, probabilmente, la squadra vincitrice non deve la vittoria alla legge di attrazione, ma ai propri meriti sportivi, evidentemente.

L’esempio del ruolo apicale in una società

Ma immaginiamo un ambito decisamente più ristretto, e sul quale si possa avere un maggior controllo da parte di chi vi partecipa, quello aziendale o societario.

All’interno di una società vi sono due dirigenti, che ambiscono, entrambi, a divenire amministratore delegato.

Il precedente si è dimesso ed è aperta la competizione tra loro due.

Immaginiamo anche che entrambi siano convinti della legge di attrazione e che la pratichino con una certa assiduità, anche in vista dell’obiettivo di raggiungere il ruolo di amministratore delegato.

Sarà uno ed uno soltanto a divenire amministratore delegato.

Eppure entrambi hanno applicato la legge. Quindi, per l’altro dirigente, la legge ovviamente non ha funzionato.

Ma allora, cosa c’è di vero nella legge di attrazione?

Se andiamo ad esaminare con maggior attenzione il percorso che alcuni indicano, per applicare la famosa legge, riscontriamo un percorso in più fasi, di questo tipo:

  • visualizzazione
  • programmazione
  • attuazione

In altri termini, dopo la visualizzazione della realizzazione di quanto desiderato, bisogna individuare mezzi ed azioni che portino verso la meta. Poi ovviamente segue la loro messa in pratica, e quindi dovrebbe giungere il risultato.

Quindi è evidente che per molti cultori della legge non è sufficiente una mera visualizzazione. Occorre invece anche pensare a qualcosa di concreto, per andare nella direzione sperata e poi, ovviamente, metterlo in pratica.

Di qui la fase di attuazione ed il risultato, che si spera arrivi presto.

Di queste quattro fasi, la più importante, per certi versi, risulta la numero due, la programmazione.

Vediamo perché.

Il vero segreto della legge di attrazione: la programmazione

Programmare significa individuare strumenti ed azioni da compiere per conseguire un obiettivo.

È quindi evidente che, quando si arriva a questa fase, si fanno i conti con la realtà.

Nel senso che se non individuiamo mezzi ed azioni a nostra disposizione, idonei a conseguire gli obiettivi prefissati, è evidente che sarà ben difficile conseguirli.

Ecco, quindi, il vero significato della legga di attrazione. Una sorta di programmazione per obiettivi, che serve soprattutto a valutare se un obiettivo sia effettivamente raggiungibile, più che non a raggiungerlo sempre e comunque.

Questa visuale è molto più realistica dell’opinione che ritiene che la legge ci faccia raggiungere sempre tutto e comunque.

Considerandola invece come forma di programmazione per obiettivi, ci consente innanzi tutto di comprendere se alla meta possiamo arrivare o meno.

Infatti, quando giungiamo alla fase due, ci rendiamo conto se esistano o meno le risorse sufficienti, indispensabili presupposti per ritenere un obiettivo effettivamente conseguibile o meno.

È chiaro che non siamo tutti uguali e non abbiamo tutti le stesse risorse.

E, quindi, non esiste una legge di attrazione che eguagli tutti, consentendo a chiunque di raggiungere una determinata meta, a prescindere dalle sue condizioni e dal punto di partenza.

Se, ad esempio, un imprenditore che già detiene una rilevante quota di mercato nel suo settore, decide un ampliamento del suo giro d’affari, tramite l’individuazione di risorse interne o esterne all’azienda potrà valutare, magari insieme ai suoi collaboratori, se vi siano sufficienti elementi per ritenere concretizzabile l’obiettivo.

Ma se lo stesso obiettivo se lo pone un individuo qualsiasi, che magari neppure ha mai operato nel settore, e che non fa l’imprenditore, ovviamente, non avendo le stesse risorse, il probabile risultato sarà ben diverso.

A cosa serve visualizzare?

In tale ottica anche la visualizzazione potrebbe servire.

Concentrandoci sull’obiettivo tramite la sua visualizzazione, possiamo meglio mettere a fuoco ed individuare risorse e possibili azioni, cui altrimenti potremmo non pensare, sempre in vista del raggiungimento del nostro obiettivo. Anche tramite l’azione di stimolo che le immagini possono avere sul nostro inconscio. Inconscio che, se stimolato, potrebbe suggerirci risorse, cui altrimenti non faremmo neppure caso.

Conclusioni

Sulla base dei ragionamenti e degli esempi, sopra considerati, potremmo probabilmente restare delusi, considerando la legge di attrazione come un metodo per realizzare qualsiasi nostro desiderio.

Potrebbe invece risultare molto utile, se intesa, più realisticamente, come metodo di programmazione per obiettivi.

Soprattutto se utilizzata per comprendere se un potenziale obiettivo abbia o meno qualche probabilità di essere raggiunto. Infatti, se dopo qualche tempo che si visualizza e ci si concentra sugli obiettivi, non riusciamo ad individuare sufficienti mezzi e possibili azioni, nelle nostre disponibilità, per conseguire l’obiettivo fissato, significa che molto probabilmente si tratta di un desiderio impossibile o difficile da realizzare. Oppure potrebbe succedere che le uniche risorse ed azioni da intraprendere, alla nostra portata, non rientrino tra quelle effettivamente in grado di farci conseguire il nostro obiettivo.

Meglio, quindi, concentrarsi su altro. Ed ecco la vera utilità della legge di attrazione, uno strumento per discernere tra obiettivi raggiungibili ed altri no, e per concentrarci su quello che possiamo effettivamente conseguire.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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