Le prospettive Europee e la guerra segreta(neanche tanto) Intervista a Gian Piero Turletti

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[sociallocker]NELLA SUA PRECEDENTE INTERVISTA LEI FA RIFERIMENTO A QUANTO ASSERITO DA GEITHNER, EX SEGRETARIO DEL TESORO USA, SU PRESUNTI COMPLOTTI EUROPEI A DANNO DI BERLUSCONI.

MA GEITHNER INDICA ANCHE ALTRI TEMI DI ATTUALITA’?

Certamente, in particolare nel riferirsi alla situazione europea, ci lascia un’analisi certo non edulcorata. ll quadro generale che ci dipinge Geithner è quello di un’Europa asservita ad una Germania arcigna, “tirchia”, risoluta a non riaprire il “libretto degli assegni” per aiutare le economie mediterranee e disposta persino a far cadere leader democraticamente eletti.

Proprio a questo tema si riferisce in particolare il titolo dell’intervista.

ED IN PARTICOLARE DI QUALE GUERRA SI TRATTA?

Mi riferisco, ancora una volta, ad una dialettica, già insorta da tempo su internet, questa volta tra coloro che ritengono la Germania, ed in particolare la posizione della Merkel, artefice e causa principale di molti aspetti della crisi economica, e coloro che invece pensano che la Germania centri poco o nulla.

Cerchiamo, ancora una volta, di fare chiarezza.

Si sostiene, da parte di taluni, che il rigore dell’eurozona riconduca ad una precisa volontà tedesca, in particolare ascrivibile alla Merkel.

Coloro che non condividono tale tesi fanno osservare che la Merkel è il cancelliere tedesco, non altro, e che le decisioni che contano a livello europeo sono prese in sede europea, non dal governo tedesco.

Inoltre, si afferma: se anche un paese non osserva i parametri imposti dal rigore europeo, la Germania cosa fa, lo invade militarmente?

E già qui si rende evidente un concetto che richiama aspetti militari e bellici, da cui il riferimento del titolo dell’intervista.

E, QUINDI,COME STANNO EFFETTIVAMENTE LE COSE?

Formalmente, avrebbero ragione coloro che ritengono che la Germania non centri nulla, ma sostanzialmente le cose stanno diversamente.

Intanto, va detto che i responsabili a livello europeo sono pur sempre espressione dei paesi di provenienza, e le decisioni prese da istituzioni europee riflettono le posizioni dei paesi di riferimento.

Ragion per cui, ad esempio, è ovvio che sono i commissari europei a sottoscrivere determinati atti, ma in accordo con i paesi di riferimento.

Quindi, se prevale in ambito europeo la posizione tedesca, certo, formalmente, questo non significa che certe posizioni europee siano assunte direttamente dall’esecutivo tedesco, ma, di fatto, sono ratifiche di quanto deciso da paesi esteri.

Quanto poi all’affermazione che paesi stranieri non potrebbero intervenire, è palesemente falso.

Oggi è infatti possibile utilizzare una guerra non realizzata con strumenti militari, ma finanziari.

Ad esempio, tramite attacchi speculativi.

Si decide di vendere quantitativi massicci, ad esempio, di titoli di stato di un paese”nemico”, e si scatena, appunto, una guerra finanziaria.

MA IN CONCRETO, QUALI POSSONO ESSERE LE CONSEGUENZE DI QUESTO GENERE DI ATTACCO, IN FONDO NON COLPISCE SOLO L’INVESTITORE?

Certamente l’investitore che ha assunto posizioni long di medio/lungo termine sul debito pubblico, cioè sui titoli di stato, di un determinato paese, subisce delle perdite, ma è anche lo stato a subire pesanti ripercussioni.

Quando, infatti, i titoli di stato sono venduti massicciamente, la loro quotazione subisce pesanti ripercussioni al ribasso e, simmetricamente, salgono i relativi rendimenti.

Ne consegue che lo stato, alla scadenza dei titoli, per farli riacquistare dagli investitori, deve offrire rendimenti più elevati, e questo comporta, appunto, un aggravio di oneri finanziari.

Di qui una più difficile sostenibilità del debito pubblico ed un deciso aggravio per i conti dello stato.

E QUALE SAREBBE STATO IL RUOLO DELLA MERKEL E DELLA GERMANIA?

Secondo Geithner, e non solo secondo lui, la Germania, non credendo alle misure di sostenibilità dei conti pubblici italiani, avrebbe sferrato un attacco finanziario, nel 2011, contro i nostri titoli di stato, come sopra descritto, inducendo alcune banche a vendite massicce.

Su questo tema rinvio alla precedente intervista “Economia, finanza e politica a tutto campo…..”.

MA A BREVE COSA CAMBIA DIRETTAMENTE CON LE ELEZIONI EUROPEE?

Direttamente, poco o nulla, visti gli scarsi poteri del parlamento europeo.

Diversi gli impatti indiretti.

Se prevalessero risultati elettorali favorevoli alle posizioni euroscettiche, i relativi partiti di riferimento, in successive consultazioni elettorali interne ai diversi paesi o in eventuali elezioni anticipate, o comunque acquisendo maggior consenso, potrebbero maggiormente influenzare le posizioni dei rispettivi esecutivi, e qualora dovessero poi prevalere posizioni governative euroscettiche, evidentemente le cose nell’eurozona potrebbero cambiare non poco, inducendo quanto meno una probabile rivisitazione dei trattati.

MA IL RIBASSO IMPROVVISO, LA SCORSA SETTIMANA, DEL NOSTRO BTP, DA COSA E’ DIPESO?

In parte, come già precisato nella precedente intervista e come anticipato sul blog, dalla coincidenza tra un massimo di mercato ed un rilevante setup di Magic box.

Va tuttavia precisato un elemento speculativo.

Si era sparsa la voce che il governo italiano intendesse addirittura varare una imposizione fiscale retroattiva sui titoli di stato, notizia comunque prontamente smentita.

Sul punto va chiarito intanto che una siffatta imposizione retroattiva sarebbe con ogni probabilità incostituzionale, e comunque un boomerang per la sostenibilità dei conti pubblici.

Se, infatti, un governo dovesse comunque ricorrere a siffatte misure, si scatenerebbe un pesante movimento ribassista, che simmetricamente porterebbe ad un consistente rialzo dei rendimenti, con pesanti aggravi sui conti pubblici stessi, ed ovviamente un governo ha tutto l’interesse ad evitare simili situazioni.

 

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