Le pretese di Draghi verso le banche: ridurre stock dei crediti deteriorati

ProiezionidiBorsa

Nella odierna conferenza stampa dubito che Mario Draghi si sia attirato le simpatie dei suoi ex colleghi banchieri. In particolare quelli europei messi a confronto con gli equivalenti americani .

Sappiamo bene che la FED ha contribuito con un QE a 360° gradi alla ripulitura degli asset illiquidi giacenti nei bilanci delle banche americane. Viceversa la BCE si è limitata a togliere alle banche montagne di bond governativi azzerando sì il problema dello spread (che non fu cosa da poco), ma togliendo anche una fonte di reddito sicura agli istituti e nel contempo lasciando interamente a loro carico il problema delle sofferenze.

Questo duro richiamo odierno quindi stona parecchio specie nel momento in cui si arriva a un raffronto con le concorrenti banche a stelle e strisce.

I crediti deteriorati (ufficiali) i cosiddetti not performance loan (Npll) ammontavano in Europa a circa 1000 miliardi, ora pare siano scesi di un terzo grazie ad aumenti di capitale a raffica e accantonamenti sui nuovi utili.
Draghi ha oggi invitato le banche a provvedere  a una riduzione dello stock degli Npl in tempi brevi.
La beffa è che si sostiene che senza questa opera di pulitura le banche non potranno (ed è certamente così) riprendere appieno la propria attività creditizia. Peccato che il credito sia l’unica fonte in grado di poter avviare un ciclo virtuoso fatto di utili da accantonare e aumenti di capitale facili da collocare sul mercato.

Quindi?

I casi sono due. O la BCE, nel solco di quanto fatto dalla FED, fa un passo verso le banche spingendo in questi ultimi mesi il proprio QE oltre il confine delle obbligazioni governative,oppure le banche, non certo in grado di produrre le montagne di utili richiesti per abbattere la montagna delle sofferenze, saranno chiamate a una stagione di aumenti di capitale massicci e pesantissimi per gli azionisti vecchi ma anche nuovi .

Esiste una terza opzione ovvero che questo stress prodotto da Draghi incontri l’impossibilità di realizzare sul mercato gli aumenti richiesti e a quel punto sia la BCE che la Unione europea aprano una stagione di deroghe.
 La BCE sul fronte potrebbe così vedere giustificato quanto ora no sarebbe gradito a molti, ovvero  attivarsi sul fronte del riacquisto di bond tossici, attività che verrebbe fatta in piena emergenza e non allo stato attuale delle cose cioè più o meno sotto controllo.
La UE invece dal canto suo potrebbe consentire su larga scala interventi delle nazioni sul modello MPS, ovvero in sostanza avviare e consentire delle forme di finanziamento/nazionalizzazione stato/banca  specie per gli istituti vuoi per profondità degli Npl vuoi per dimensioni implicite impossibilitate a risolvere la questione raccogliendo i capitali sul mercato.

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