Le auto sono ferme ai box in tutti i sensi

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Dobbiamo restare a casa e le auto sono ferme ai box in tutti i sensi: sia quelle di proprietà delle singole persone che quelle messe in vendita dai concessionari. Il dramma per quest’ultimi assume numeri giganteschi. Si prevede un calo delle vendite per il mese di marzo dell’90%, corrispondente a 160mila auto rispetto allo stesso mese di un anno fa. Se andiamo indietro nel tempo, le concessionarie sono state aperte per una decina di giorni a marzo. Poi il lockdown ha tolto il carburante economico a tutti.

L’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri spera che la situazioni ritorni alla normalità quanto prima. Alla luce del momento che viviamo ipotizza due scenari.

Migliore ipotesi

Facciamo l’ipotesi che fino al termine di maggio le auto sono ferme ai box in tutti i sensi. Il ritorno alla normalità da giugno. Vanno ad aggiungersi quindi altri due mesi di crisi profonda e corrisponde a oltre 600mila auto in meno.

Peggiore ipotesi

Se il coronavirus non ci abbandona e conviveremo con questo virus anche in estate, vuol dire che la riapertura delle attività e alla vita normale sarà fissata da settembre. A marzo si aggiungerebbero altri 5 mesi di motori spenti. Meglio non pensarci e fare i giusti scongiuri perché vuol dire un milione di auto in meno immatricolate. Danni incalcolabili per il settore, effetti devastanti con almeno un quarto delle concessionarie costrette a chiudere e posti di lavoro che saltano. A questo va ad aggiungersi anche l’industria automotive e la componentistica.

Come salvare il settore

Le associazioni di settore stanno predisponendo un piano con alcune richieste per contenere i rischi per il settore. Il primo passo da fare è quello di evitare la stretta dei crediti da parte del settore bancario. Alla ripartenza è necessario incentivare la vendita di automobili. La strada da seguire può essere l’ampliamento dell’ecobonus fino al 2021: aumento dell’incentivo per la seconda fascia di vetture e l’introduzione di una terza fascia per quelle che emettono co2 da 61 a 95 g/km. Per far risvegliare l’interesse al settore è necessario fare pressione sulla leva fiscale rivedendo i parametri e incentivando l’acquisto di auto da parte di aziende e titolari di partita Iva.

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