Lascia tu, prima che ti costringiamo a lasciare noi, in sintesi

Merkel

La fine dell’era Merkel alla guida della Germania (e dell’Europa) ha già fatto la prima vittima illustre. Lo scorso giovedì, con una dichiarazione che ha completamente spiazzato mercati finanziari e mondo politico, il governatore della Bundesbank Jens Weidmann, ex consigliere economico di Angela Merkel, considerato il super falco all’interno della Banca Centrale Europea, ha annunciato le proprie dimissioni dalla guida della Banca centrale tedesca, citando, come giustificazione, “motivi personali”. Analisti ed esperti di questioni politiche sono concordi nel non ritenere le dimissioni di Weidmann e l’avvento del nuovo cancellierato tedesco – che sarà quasi sicuramente a guida di Olaf Scholz, il candidato socialdemocratico uscito vincente dalle scorse elezioni nazionali – una coincidenza. Anzi, quella delle motivazioni personali è suonata come una posizione concordata tra Weidmann e Scholz pochi giorni fa, dopo una moral suasion effettuata dal secondo sul primo. Lascia tu, prima che ti costringiamo a lasciare noi, in sintesi.

Ancora non si sa chi sarà il successore di Weidmann alla guida della più importante Banca centrale dell’Eurozona dopo la BCE.

Voci di corridoio riportano che potrebbe essere Isabel Schnabel, attuale membro del Consiglio Direttivo di Francoforte e voce del mondo tedesco ritenuta meno ortodossa di quella di Weidmann sulle questioni monetarie. Un profilo perfetto per Scholz, funzionale al suo tentativo di accreditarsi a livello europeo come il degno successore di Angela Merkel.

Per essere il nuovo “cancelliere d’Europa”, Scholz ha infatti bisogno di presentarsi ai suoi partner come unificatore della politica economica europea, proseguendo il percorso iniziato da Angela Merkel con il Next Generation UE, il simbolo del nuovo corso tedesco, quello più attento alla crescita e alla transizione green che al controllo dei conti pubblici. Weidmann è sempre stato contrario alle politiche monetarie ultra-espansive avviate da Mario Draghi dopo il crack Lehman Brothers e proseguite con Christine Lagarde con la pandemia. Ha sempre spinto, anche trovandosi in una situazione di minoranza all’interno della BCE, per non distogliere mai l’attenzione dalle variabili deficit e debito pubblico, portando come modello illustre proprio quello tedesco.

Lascia tu, prima che ti costringiamo a lasciare noi, in sintesi.

Berlino ha saputo crescere anche grazie alla solidità e sostenibilità delle proprie finanze pubbliche, attraverso il raggiungimento del pareggio di bilancio che ha consentito di tenere basso il debito pubblico. Questa la posizione di Weidmann, la quale però non è stata mai sostenuta né dal mondo socialdemocratico tedesco, né tantomeno dagli Stati meridionali dell’Unione Europea. L’arrivo della pandemia ha poi indebolito ulteriormente le sue posizioni, che anch’egli ha dovuto cambiare, ammorbidendole e orientandole sulla necessità di politiche di bilancio espansive nella fase post pandemica.

Fino a che punto lui stesso ci credesse non è dato sapere.

Probabilmente, questo il ragionamento, elevati deficit e aumento dei debiti potevano essere tollerati ancora per un anno, forse due, ma poi la “stance” di politica fiscale dei paesi UE, a partire dai più indebitati membri del Club Mad, avrebbe dovuto tornare a essere restrittiva. Una visione che cozza inesorabilmente con gli obiettivi del maxi piano europeo rappresentato dal Recovery Fund, sostenuto, anche per necessità politiche, da tutti i leader europei.

Weidmann lascia, in ogni caso, una Bundesbank forte, che ha anch’essa contribuito al successo del “ventennio d’oro” del cancellierato Merkel, destinato a rimanere nella storia. “Non tutti i tedeschi credono in Dio, ma tutti i tedeschi credono alla Bundesbank”, afferma un vecchio adagio tedesco. Certamente, Weidmann, con la sua ortodossia monetaria, ha contribuito a rafforzare questa idea. Chi succederà a lui dovrà, che lo voglia o meno, confrontarsi con quello che è stato un peso massimo dell’economia monetaria mondiale. Raccoglierne l’eredità non sarà affatto facile.

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