L’argentina va verso una nuova crisi o verso la sua fine?

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A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

Ieri mi sono occupato di una disamina della situazione economica, come prospettata da alcune principali curve dei rendimenti: tedesca, italiana, USA.

Oggi l’attenzione dei mercati internazionali è concentrata sulla situazione dell’Argentina, dopo che la banca centrale di quel paese ha aumentato il tasso di riferimento di ben 15 punti, portandolo al 60 per cento.

Esaminiamo quindi questa crisi, ancora una volta, tramite le indicazioni della curva dei rendimenti.

La stretta monetaria è stata decisa, soprattutto per contrastare un’ondata speculativa, dopo che l’anticipazione delle tranches di aiuti del fondo monetario internazionale è stata letta, da molti operatori, come un aggravamento della pesante situazione di crisi, che già caratterizzava il paese.

Che la situazione argentina fosse considerata grave era evidente, non solo sulla base dell’andamento del principale indice azionario, il Merval, che in qualche mese ha perso circa il 30 percento, ma soprattutto in relazione alla configurazione ribassista della curva dei rendimenti, tipica di mercati che proiettano un default.

Occorre però analizzare attentamente la situazione.

Ieri il Mervalè rimbalzato di oltre il 3 per cento, segno che alcuni interpretano la situazione, dopo il rialzo dei tassi, come prossima alla fine.

Ed è interessante notare anche la configurazione a ieri della curva dei rendimenti.

Considerando la diversa configurazione della curva nel tempo (contrassegnata dai diversi colori), notiamo intanto che la curva è peggiorata rispetto ad un anno fa.

Quella di un anno fa evidenziava un ribasso sino alla scadenza a 6 anni, e poi un tratto rialzista.

Il senso era che le difficoltà di sostenibilità del debito pubblico erano considerate operative sino a tale scadenza, mentre le dinamiche economiche erano riviste al rialzo dai 6 anni in poi.

E quindi da tale scadenza la situazione era proiettata in deciso miglioramento, ragion per cui l’inclinazione tornava ad essere quella normale, rialzista.

Invece anche solo un mese fa anche questo tratto assumeva inclinazione negativa, in quanto veniva proiettato un peggioramento della situazione, da cui derivava che anche il tratto più a lungo passava ad inclinazione negativa.

Ora, però, dobbiamo notare che sul tratto sino ai 4 anni, mentre anche solo un mese fa l’inclinazione era fortemente ribassista, ora si è invece lateralizzata, abbandonando uno spread negativo di circa 15 punti tra la scadenza annuale e quella quadriennale.

Qualcosa, quindi, potrebbe far pensare che i mercati considerano giunta all’apice la crisi, e la situazione in via di miglioramento, stando a tale segnale.

Oltre, naturalmente, alle indicazioni del Merval.

Ovviamente è ancora troppo presto per dire che tutto sia risolto.

Occorre attendere che i mercati decidano se far proseguire l’inversione della curva verso una pendenza positiva, peraltro considerando che anche sul tratto tra i 1 ed i 6 anni è diminuita la pendenza ribassista, passando da uno spread di 22 punti percentuali di un anno fa a soli 6 punti.

Tra qualche tempo, direi almeno alcuni mesi, potremo quindi confermare o meno se la crisi ha raggiunto il suo apice.

I segnali sono forieri di tale possibile prospettiva, ma è ancora prematuro darla per consolidata.

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