La strategia per evitare perdite consistenti sul risparmio impiegato in questo modo 

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Oggi i titoli di Stato BTP rappresentano un’ottima opportunità. Ma non tutti. Sono favoriti quelli indicizzati all’inflazione. Invece quelli a tasso fisso rischiano di essere penalizzati nei prossimi 12/36 mesi e di scendere molto di prezzo. In questo articolo gli Esperti di ProiezionidiBorsa indicano la strategia per evitare perdite consistenti sul risparmio impiegato in questo modo.

Quali sono i titoli di Stato penalizzanti

Da qualche tempo i titoli di Stato BTP stanno subendo una discesa dei prezzi. Ma non per tutti è così. C’è una tipologia di Buoni del Tesoro Poliennali che stanno salendo di prezzo. Sono quelli indicizzati. Invece quelli a tasso fisso stanno pagando un clima d’attesa di rialzo dell’inflazione. Il rialzo dei prezzi è ancora lieve a causa del persistere della debolezza economica. Tuttavia le attese per la seconda parte di quest’anno e per il 2022 sono per una ripresa dell’inflazione. Questo scenario induce gli investitori a spostarsi dai titoli di Stato a tasso fisso a quelli a tasso variabile. E questo è il motivo per cui nelle ultime settimane si è assistito a un calo delle quotazioni dei BTP a tasso fisso e un aumento di quelli indicizzati all’inflazione.

Per esempio, il BTP Italia che scade a settembre del 2023 (Isin: IT0004243512), nell’ultimo mese ha guadagnato lo 0,4%. In tre mesi il prezzo è salito dell’1% e in 6 mesi il guadagno è stato di oltre il 2%. Senza contare la cedola, che attualmente è del 2,6%. Andamento opposto invece per il Buono del Tesoro Poliennale che ha più o meno la stessa scadenza, ottobre del 2023. In un mese i prezzi sono rimasti stabili, ma a tre mesi hanno perduto lo 0,6% e a sei mesi il calo è stato dello 0,45%.

Questi andamenti divergenti cresceranno con il rafforzamento della ripresa economica che porterà all’aumento dell’inflazione. Questo comporterà una fuga ancora più massiccia dalle obbligazioni a tasso fisso a favore di quelle a tasso variabile.

La strategia per evitare perdite consistenti sul risparmio impiegato in questo modo

Gli investimenti sui BTP a tasso fisso potrebbero costare molto caro, ma potrebbe costare altrettanto caro lasciare i soldi giacenti sul conto corrente. I BTP indicizzati all’inflazione possono essere una valida soluzione. Tornando al BTP Italia con scadenza il 15 settembre del 2023, al momento dell’analisi si poteva comprare a 110 centesimi circa. Ad aprile dello scorso anno, i prezzi erano a 104 centesimi. In meno di 12 mesi il BTP Italia si è rivalutato di 6 punti. E la tendenza rialzista non può che proseguire a meno di clamorosi colpi di scena. A settembre del 2019 il titolo di Stato valeva 112,5 centesimi, ma ad aprile del 2018 era arrivato a toccare un valore di 118 centesimi.

Ricordiamoci, però, che a scadenza per ogni BTP Italia saranno rimborsati 100 centesimi, quindi con una perdita del 10% dai valori attuali. La strategia migliore è quella di mantenerlo in portafoglio per 12/15 mesi e venderlo a prezzo maggiore. Ma attenzione alle discese sotto 109 centesimi, che riporterebbero i prezzi fino a 106/107 centesimi.

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