La sterlina potrebbe presto guadagnare terreno nei confronti dell’euro

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La sterlina potrebbe presto guadagnare terreno nei confronti dell’euro, almeno seguendo un approccio basato sull’analisi fondamentale dei dati macroeconomici. I quali, come ben sappiamo, in questa crisi sono fortemente correlati con i dati sanitari. Partendo proprio dall’osservazione di questi ultimi, le cifre dell’European Centre for Disease Prevention and Control mostrano che a fine marzo il Regno Unito aveva vaccinato il 42,0% della popolazione con almeno una dose, contro il 9,0% soltanto di quanto fatto dai paesi dell’eurozona. Un gap non indifferente, destinato a perdurare anche nei prossimi mesi, che avrà degli effetti significativi sulle riaperture delle attività economiche nei vari paesi. Anche queste, infatti, dovrebbero avvenire in maniera asimmetrica, a vantaggio del Regno Unito.

Secondo delle previsioni effettuate da Goldman Sachs, basate su dati pubblicati dalla Oxford Blavatnik School of Government, lo “stringency index”, ovvero l’indice che misura il grado di restringimento delle attività dovuto alle imposizioni dei governi durante la crisi, dovrebbe ridursi più velocemente oltremanica che nell’area euro. La riapertura delle attività economiche dovrebbe garantire quindi un maggior tasso di crescita del Pil britannico, sceso finora a tassi più marcati rispetto a quanto avvenuto nell’eurozona. La maggior ripresa del PIL britannico potrebbe quindi sostenere il Cable, che potrebbe consolidarsi al di sopra del livello 1,4000.

La sterlina potrebbe presto guadagnare terreno nei confronti dell’euro

Certamente, sulla analisi del rapporto di cambio sterlina-euro non si può prescindere dal considerare gli effetti economici della Brexit, come dimostrato, ad esempio, dal forte calo delle esportazioni verso il continente subito dal Regno Unito lo scorso gennaio, che ha dimostrato chiaramente come nel medio-lungo termine Londra possa subire i maggiori effetti negativi dell’uscita del blocco. Tuttavia, anche l’eurozona non è esente da incertezze.

Il Recovery Fund della Commissione Europea, infatti, sembra aver subito un rallentamento, per effetto della mancata ratifica da parte di alcuni stati membri della UE e dalla decisione della corte costituzionale tedesca di stoppare la ratifica di Berlino, per via di un possibile conflitto tra la costituzione tedesca e la norma contenuta nel regolamento sulle risorse proprie che consente all’Europa di indebitarsi attraverso l’emissione di titoli sovranazionali. In caso di bocciatura della corte tedesca, o di mancata ratifica anche soltanto da un solo stato membro, il Recovery Fund non potrà entrare in vigore, e gli effetti sulla ripresa europea, e quindi sull’euro, potrebbero essere significativi.

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