La situazione attuale dell’Italia secondo alcuni indicatori di stress finanziario, incluso lo spread Btp Bund

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Questo articolo nasce in seguito alla nuova fiammata rialzista dello spread  o differenza tra i rendimenti percentuali BTP vs. BUND (decennali); si sottolinea che il termine corretto è sempre e solo differenza ( = sottrazione ) e mai differenziale, come erroneamente indicato su molti media italiani .

La nuova fase rialzista è stata immediatamente successiva alla formazione dell’ultimo governo italiano, il quale allo stato attuale è stato caratterizzato da un deciso cambio di passo nelle relazioni intra EU & EuroArea, ma ancora nessun provvedimento chiave in materia economico-finanziario-fiscale (al 15/agosto).

Molti denunciano la scarsa utilità e contestuale forte manipolabilità politico-finanziaria dell’indicatore SPREAD in questione; altri invece lo indicano come faro sul quale tarare la propria posizione politico-economica. Di seguito si tenta di individuare la validità operativa o meno dello spread e se sono disponibili tipologie differenti di indicatori maggiormente utili per svariati fini (speculazione-investimento; economia; politica; fisco; ecc.).

●Partendo con ordine, si getta uno sguardo analitico sulla situazione politica Europea mediante l’ausilio degli indicatori di Economic Policy Uncertainty Indexes (usati in precedenza per analisi previsionali elettorali:

01), il cui andamento generale è solitamente ”contrarian” vs. indici azionari relativi. Subito diventa chiaro come, nonostante il clamore negativo quasi condiviso contro la situazione politica USA (ultime elezioni presidenziali), lo spread tra l’indicatore di incertezza Economic Policy EU vs. USA si è allargato a dismisura ed ai massimi storici in sfavore europeo, in seguito proprio agli eventi ”para-secessionisti” emersi in molti paesi periferici con un punto massimo rappresentato dalla BrExit. Tale forbice ha avuto inizio con la seconda grande crisi dei bond governativi di EuroArea (2011-2012) e perdura attualmente.

Comparando l’indicatore per l’Italia con 4 benchmarks europei (EU; UK; FRA; GER) appare subito evidente come l’indicatore di incertezza sia minimo per il nostro paese rispetto quello dei tre benchmarks, sia sul breve termine (post-2011) sia sul lungo termine. Ciò vuol dire che dal punto di vista dell’incertezza politico-economica i 5 paesi mostrano il seguente ranking: UK (fuori scala causa BrExit) > EU (vedi UK) > GER (in ascesa) = FRA (in discesa) > ITA (in locale discesa).

Questo sembrerebbe un controsenso, visto che l’Italia viene indicato come il riferimento europeo della instabilità politico-economica. Del resto il ns. indicatore è quello maggiormente distante (inferiormente) dai top delle scorse crisi (vedasi linee orizzontali sui relativi grafici). A riprova di questo nuovo e sorprendente elemento, viene proposto lo spread ITA vs. GER relativamente proprio a questo indicatore Economic Policy Uncertainty; il risultato è un ribasso storicamente continuo, inesorabile ed in accelerazione, cioè la Germania soffre sempre più di incertezza economico-politica vs. Italia!!!!!!!

 

●La seconda serie di grafici da tenere sotto osservazione riguarda il cumulativo dei procedimenti di banca rotta delle compagnie economiche registrate per paese in un determinato anno o frazione.

La Francia mostra valori fuori scala rispetto Germania e Italia e pertanto viene esclusa dal confronto. Italia e Germania invece mostrano valori sorprendentemente simili nella fase pre-crisi spread 2011-2012; nella fase successiva invece la forbice o spread tra i due indicatori diventa considerevole, segnalando che la crisi del debito italiano (e quindi l’ascesa dei valori di SPREAD BTP vs. BUND) ha impattato violentemente e negativamente sulle aziende italiane, indipendentemente dalla dimensione e dal settore.

●Nella terza serie di grafici si evidenzia come i Saldi Target2 siano esplosi da circa zero a +800 vs. -400 mld€ GER vs. ITA nella fase 2008 fino alla crisi italiana dello spread 2011-2012.

La seguente fase di calmierazione dei Saldi Target2 si è poi bruscamente interrotta con una nuova e violenta ascesa, raggiungendo i massimi in senso assoluto ed in seno alla EuroArea (GER +956 vs. ITA -465 mld€). I Saldi Target2 sono certamente un argomento molto controverso in seno alla EuroArea per la sostenibilità stessa della unione monetaria; fatto sta che la sua curva comparativa GER vs. ITA mostra un comportamento sensibilmente correlato a quello dello SPREAD BTP vs. BUND sia come trend sia come timing.

 

●Nella quarta serie di grafici sono stati posti a confronto i Credit Default Swaps sui bond governativi (duration 5 anni) dei paesi Italia, Germania, Francia e Spagna al fine di ottenerne una visione degli spread o differenze tra questi strumenti derivati su un orizzonte di un anno.

La situazione Italiana verso i due paesi di riferimento (FRA & GER) parte da valori superiori di 5.5 – 10 volte (valori minimi CDS pre-maggio 2018) e termina con una autentica esplosione, con valori di 10 – 24 volte superiori!!! Il confronto con la Spagna mostra livelli decisamente meno cruenti, da 2.4 a 3.4 volte, ma comunque decisamente significativi.

La dinamica dei CDS è fortissimamente connessa al livello di indebitamento dell’emittente, al deficit e quindi allo SPREAD BTP vs. BUND. Del resto dallo storico andamento dei ratings da parte delle agenzie specializzate, si nota benissimo il KO subito a partire proprio da fine 2011 e ancora non arrestatosi.

●Nella quinta serie di grafici abbiamo un terzetto (EuroArea; Germania; Italia) già proposto nel precedente articolo  cioè gli indicatori sintetici di STRESS finanziario (sovereign-based) forniti dalla QUANDL.

La fase antecedente maggio 2018 mostrava livelli perfettamente compatibili per i tre benchmarks (marcatori ▲ grigi). Invece durante la fase estiva in corso, i livelli massimi italiani (espressi come exp.mov.aver. 1 mese, al fine di smussare la volatilità dell’indicatore) sono 3.1X vs. EuroArea e addirittura 7.2X vs. Germania.

Al fine di evidenziare un possibile ed eventuale problema interno alla EuroArea, viene preso in considerazione uno degli indicatori europei di stress maggiormente similari (ma non identico) al TED spread americano, cioè High Yield EuroArea Option Adjusted Spread (OAS), redatto da BoA & Merrill Lynch. Come si vede, la curva dell’OAS europeo è quasi sui minimi assoluti, in ribasso continuo e ben distante dai punti critici delle passate recenti crisi sistemiche di liquidità (cerchiate in azzurro); questa è una ulteriore prova che la problematica sovereign in area Euro è fondamentalmente e soprattutto riconducibile all’Italia.

 

●A questo punto l’ultimo grafico (SPREAD BTP vs. BUND proposto nel passato articolo  mostra tutti i gravi segni e segnali provenienti dagli altri indicatori sovereign based per l’Italia, con conferma di un primo target a quota 2.87 (in e.m.a. 1 mese) e attivazione a cascata di una seconda struttura (fuxia) cup & handle con target a 3.87.

Una rottura della dinamica (rossa) discendente a quota 4.00 potrebbe rappresentare l’elemento grafico segnale di una fase di non ritorno per la sostenibilità del debito italiano; il riferimento va direttamente alla coppa di lunghissimo termine e con area 4.70 b.p., che troverebbe attivazione bullish solo consistentemente sopra 4.80.

●Una prima serie di conclusioni vengono di seguito proposte. A dispetto di quanto viene sostenuto in diverse sedi di discussione finanziaria, economica, politica, purtroppo ne risulta che lo SPREAD BTP vs. BUND rimane un affidabilissimo barometro della situazione & sostenibilità debitoria dell’Italia a livello internazionale, e quindi non c’è bisogno di altri indicatori.

Lo SPREAD risulta poi un indicatore chiave per operazioni di investimento su FTSE/MIB e su settore bancassicurativo italiano. La politica economica italiana si presenta ben più stabile di quella tedesca ma ciò è ampiamente indifferente alla sfera debitoria statale e quindi al trend finanziario dello SPREAD stesso!!!

Dall’altro lato, l’entità dei fallimenti commerciali italiani è correlata anch’essa allo SPREAD, il quale pertanto influenza pesantemente anche la micro-economia e la connessa vita finanziaria delle famiglie italiane e non solo banche, finanza, assicurazioni, fondi e similari.

●Una considerazione meramente teorica ed a margine invece riguarda il ruolo del QE della ECB, che era assente nella fase 2011-2012. In quella fase di crisi preQE, il Debt/GDP italiano era pari al 120%, l’indicatore di STRESS finanziario 0.93 b.p. (e.m.a. 1 mese), il CDS ITA 5y Sovereign 500 b.p. ed infine lo SPREAD BTP vs. BUND quotava 4.87 b.p. (e.m.a. 1 mese). La successiva fase QE ha calmierato in modo impressionante tutta l’evoluzione degli indicatori sovereign, SPREAD incluso, nonostante il forte deterioramento dei conti pubblici (Debt/GDP al 130% e oltre nel 2018).

La composizione però del nuovo ed attuale governo ha coinciso con una riaccensione di una potenziale crisi ITA sovereign nonostante la presenza del QE.

A questo punto la domanda sarebbe: cosa accadrà quando il QE europeo scenderà a valori trascurabili???

Le possibili proiezioni sono molteplici e di seguito viene utilizzata la differenza Debt/GDP, che nel 2011-2008 fu pari ad un incremento di circa 18%. Questo incremento del Debt/GDP (ma vedasi anche l’entità del deficit) causò una impennata di 450 b.p. dei CDS (da 50 a 500), di 0.78 b.p. di Financial STRESS Ind. (da 0.14 a 0.92 e.m.a. 1 mese) e di 4.48 b.p. di SPREAD (da 0.35 a 4.83 e.m.a. 1 mese).

Nel caso in cui il QE paradossalmente finisse domani, poichè il Debt/GDP è ulteriormente aumentato di circa 15% (2012-2018), si avrebbe una proiezione di almeno ulteriori 4.48 b.p. sul massimo precedente del 2012; praticamente si avrebbe uno SPREAD a due cifre!!!

Deve essere chiaro quindi che lo SPREAD è lo strumento finanziario più importante per misurare la solvibilità di breve-medio termine dell’Italia ed in ultima analisi è fortemente connesso al Debt/GDP e quindi alla politica economica e fiscale del nostro paese, senza SE & senza MA (vedasi sequenza di ultimi grafici macroeconomici).

Indipendentemente dalla comparabilità o meno, è bene tener a mente che il MeltDown greco si verificò in area 125-135% di Debt/GDP e che inoltre attualmente (e senza inversioni di sorta rilevabili) il Debt/GDP italiano quota 45-50 punti % sopra quello EuroArea e EU.

Questa fu una irriverente provocazione grafica di alcuni anni fa.

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