La seconda ondata della pandemia sarà pericolosa per l’economia come la prima?

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La seconda ondata della pandemia sarà pericolosa per l’economia come la prima? Uno dei principali temi e rischi per i prossimi mesi è rappresentato dall’arrivo (eventuale) di una seconda ondata del virus. E’ bene precisare che il rischio non risiede nell’espansione del virus in sé. Un’espansione che molti danno quasi per scontata. Ma risiede, invece, nell’eventualità che essa porti una nuova imposizione della quarantena. Cioè a nuove misure intrusive per il sistema economico. Tutto ciò vanificherebbe le aspettative di ripresa economica per il 2021. Che, come abbiamo già avuto modo di dire più volte, sono necessarie a giustificare le valutazioni che vediamo oggi sul mercato.

Se guardiamo i dati globali, infatti, vediamo come stiano nascendo nuove ondate in molti paesi. Hong Kong, Giappone, Australia, Cina per fare alcuni esempi. La chiusura totale dell’attività economica, tuttavia, non è l’unico esito possibile. E’ quindi è cruciale chiedersi, e quindi crearsi delle aspettative, su quelli che potranno essere gli scenari di base. In una situazione che resta incerta, può essere utile mettere

sul tavolo elementi che ci facciano guardare al futuro in senso più positivo. E poi soppesarli con quelli che destano maggiore preoccupazione. La seconda ondata della pandemia sarà pericolosa per l’economia come la prima?

La seconda ondata della pandemia sarà pericolosa per l’economia come la prima?

Partiamo dai fattori positivi. Da un lato è evidente che i paesi che hanno vissuto in prima linea l’emergenza potranno gestire una nuova ondata sicuramente con una consapevolezza e una preparazione diversa. Abbiamo visto negli scorsi mesi che alcuni degli Stati che hanno gestito meglio l’emergenza sanitaria sono stati appunto quelli che hanno già quindi affrontato epidemie. Epidemie come MERS e SARS. Perciò Corea del Sud, Vietnam, Giappone, la stessa Cina. Possiamo escludere, quindi, che alcuni errori cruciali che sono stati commessi nel mese di marzo, e che hanno favorito la diffusione della pandemia, possano ripetersi allo stesso modo. Le piccole accortezze quotidiane prese dalla popolazione dovranno necessariamente avere un effetto positivo, anche marginale. Per questo sembra meno probabile il ripetersi di scenari gravi come quelli che abbiamo visto nel mese di marzo.

Se guardiamo i paesi virtuosi, tipo Vietnam, loro si sono trovati ad affrontare ben due ondate di Covid-19, contenendo il numero totale di casi a 369, con un numero di morti pari a zero. Ciò sicuramente non è solo un frutto del caso. Investimenti nel settore sanitario, negli ultimi anni, hanno consentito infatti di avere delle strutture adeguate a ospitare i malati. Contenendo quindi la diffusione del virus. Stessa cosa ha fatto la Corea del Sud, dove l’uso della tecnologia ha poi grandemente aiutato. Ovviamente tutti questi benefici sono derivati da anni di investimento nel settore sanitario.

Quindi l’eredità di marzo è anche una maggior disponibilità di strumentazioni sanitarie. Cioè mascherine, tamponi e respiratori, che potranno contenere molto meglio l’espansione del virus. Dal punto di vista sociale è possibile aspettarsi che la popolazione abbia una maggiore educazione all’uso di mascherine e al distanziamento sociale. Quindi all’attuazione di precauzioni maggiori almeno verso i soggetti maggiormente a rischio.

Gli elementi di rischio

Ci sono ovviamente anche elementi di preoccupazione. Sicuramente un potenziale fattore di rischio risiede nella disponibilità dei cittadini nel rientrare nuovamente in

quarantena rispettando le regole. E nella fermezza dei governi nell’imporre nuovamente misure contenitive in maniera tempestiva, qualora fosse necessario. Sicuramente questo elemento di incertezza è causato anche dallo scollamento nel dibattito scientifico pubblicato molto sui social. Dibattito che porta i cittadini a dubitare dell’efficacia delle misure di quarantena. E ad un minor commitment per il contenimento del virus. Anche il dibattito politico, in questo senso, gioca un ruolo fondamentale.

C’è chi si chiede, infatti, se al fine di preservare l’economia non sia preferibile ignorare il problema. E quindi continuare a tenere aperte le strutture, evitando nuove chiusure. Tuttavia, i dati che vediamo finora purtroppo non lasciano trasparire tale possibilità. Non esiste uno scambio tra aperture e contenimento, perché comunque sicuramente non è una scelta adottabile in maniera consapevole. I paesi negazionisti hanno dovuto fare i conti con i lockdown a fronte della crisi che stavano vivendo. E molti, come Stati Uniti e Brasile, lo stanno ancora facendo. Anche quando non si è imposta la quarantena, come in Svezia, la mancanza di fiducia e la paura dei consumatori ha inciso in maniera significativa sul sistema economico.

Per concludere, ci troviamo in una situazione estremamente incerta. Ma gli elementi elencati sopra supportano la visione preponderante del mercato. Ossia, che anche in caso di una seconda ondata, l’emergenza sarà gestita in maniera molto meno intrusiva sul sistema economico.

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