La prossima crisi in Europa potrebbe partire dalle banche tedesche

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Mentre i capoccioni teutoni dalla Merkel e Weidmann  in giù mostrano i muscoli e chiedono maggiore severità a Draghi sull’economia tedesca ma direi di più europea e addirittura mondiale aleggia il “mostro” degli asset tossici sepolti nei bilanci delle principali banche europee ma con peso specifico cinque volte più rilevante per esempio rispetto ai colossi italiani.

In che senso?

Per chi non lo sapesse buona parte degli asset tossici ovvero obbligazioni o derivati costruiti su crediti inesigibili giace tuttora nei bilanci delle banche di loro consociate, di società di comodo o addirittura di appositi conduit caraibici di cui persino sui motori di ricerca  si sono perse le tracce piuttosto evidenti invece subito dopo la crisi sub-prime ma sufficienti per restare nella memoria di chi ci aveva studiato sopra.

Restiamo a quelli direttamente nei bilanci delle banche o dei fondi …come vengono “prezzati?”

Semplice in base a modelli interni delle banche. In molti casi al mark to market ovvero l’ultimo prezzo noto prima della crisi. Idea “geniale” dell’amministrazione Bush prontamente recepita in Europa.

I tedeschi forti del ridotto debito pubblico e sicuri della ripresa del proprio ciclo produttivo industriale hanno in qualche modo accantonato il problema banche. Forse confidando in qualche gnomo che nei boschi del sud della Germania pare ogni tanto compaia nei boschi facendo miracoli.

Così non è stato. L’indirizzo teutone dato alla BCE: ovvero va bene comprare bond governativi per dare alle banche liquidità ma assolutamente non asset tossici sui quali gli istituti bancari debbono arrangiarsi o almeno avrebbero dovuto farlo. Ora questa scelta rischi di ritorcersi come un potente boomerang su Berlino e i suoi miopi ed egoistici indirizzi.

I nuovi fronti di crisi in Turchia, lo scarso accesso delle banche tedesche nelle economia più forti che non amano depositare i denari  a questa nazione storicamente invisa mettono la stabilità del sistema bancario tedesco a dura prova.

Gli stress test in corso in questo senso daranno risposte non appena ne verranno pubblicato gli esiti. Perché se è pur vero che sono test rimodulati negli anni per favorire la sopravvivenza delle banche è anche certo che un qualche limite è stato dato.

Se i teutoni sperano di trovare aiuto gratis dall’America, dalla Cina o dalla Russia sbagliano di grosso.

Dai loro partner europei manco a parlarne ! Forse Spagna e Olanda potrebbero provare a schierarsi col solo risultato di fare la stessa fine… perché non è che banche spagnole o olandesi viaggino su binari diversi. Dimensionalmente probabilmente sì, ma come criticità siamo allo stesso livello.
Gli inglesi? Be’ non aspettano altro che dimostrare di avere avuto ragione!

Attenzione dunque, l’occhio del ciclone potrebbe scatenarsi , invece che in Italia (che comunque non sarà risparmiata, anzi!) nei bilanci delle super banche germaniche.


Sì, certo, sono le stesse banche  a determinare i prezzi a tavolino, ma un semplice calo del 5% nella valorizzazione degli asset, che sarebbe il minimo dovuto in caso di criticità turche e/o similari, comporterebbe una riduzione del capitale delle banche tedesche (e anche francesi ) del 3%. Mentre, per dire, sulle banche italiane l’impatto sarebbe dell’1%.
E comunque si tenga ben presente stiamo parlando soltanto degli asset rimasti ufficiali…

Insomma per  chi ama tener d’occhio il sentiment un ‘occhiata ai prezzi delle banche tedesche direi che da oggi è obbligatoria o per lo meno fortemente consigliata.

La prossima crisi (se e quando ci sarà) in Europa potrebbe partire dalle banche tedesche

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