La politica monetaria reinterpretata dalla Taylor rule

FED

Chi era Taylor ed in cosa consiste la cosiddetta Taylor rule?

E come sarebbe reinterpretata la politica monetaria di una Banca centrale secondo la visione di questo economista statunitense?

Intendiamo rispondere, nel presente articolo, a questi interrogativi, che alcuni lettori talora si pongono, quando sentono parlare del professor Taylor e della sua regola.

Ma procediamo per gradi.

La politica monetaria reinterpretata dalla Taylor rule

Chi era dunque questo Taylor?

Il rilievo di questo economista statunitense si comprende, ad esempio, considerando che era candidato, insieme a Powell, a prendere il posto di Presidente della Fed al posto della Yellen. Poi Trump scelse Powell.

Ma perché è tanto famoso?

La Taylor rule

Probabilmente Taylor non sarebbe così famoso in ambito economico, se non fosse per un suo particolare contributo alla disciplina della politica monetaria, grazie alla cosiddetta Taylor rule.

Si tratta di un argomento di sicura attualità, visto l’attuale livello dell’inflazione in diversi contesti geoeconomici, tale da indurre significative discussioni su quale debba essere la politica monetaria delle Banche centrali per far fronte alla ripresa dei prezzi, cui stiamo assistendo.

Tradizionalmente, nei board delle diverse Banche centrali non si assiste ad un’unica impostazione, ma a diverse scuole di pensiero, spesso divise in falchi e colombe.

Ogni membro del board, infatti, conferisce maggior o minor rilievo a diversi elementi, in modo da arrivare ad una diversa valutazione del fenomeno inflattivo e delle misure da assumere.

Una di queste, come è noto, riguarda la scelta del tasso guida.

Proprio per tale problematica è stata formulata la regola di Taylor.

Mentre altre impostazioni tendono a privilegiare scelte sostanzialmente improntate ad una certa discrezionalità, quella di Taylor rappresenta invece il tentativo di ricondurre ad una precisa formula matematica il tasso ideale da applicare.

Nel tempo si sono susseguite diverse formulazioni della regola, ed ognuna considera diversi fattori.

Lo stesso Taylor ed alcuni accademici nel tempo l’hanno modificata, sostituendo precedenti fattori, ritenuti rilevanti in un determinato contesto storico, con altri.

La formula matematica

Attualmente, una delle versioni più diffuse è la seguente:

r=p+0,5y+0,5(p-2).

Nella formula r rappresenta il tasso che una Banca centrale deve applicare tenendo conto della crescita economica e dell’inflazione.

Y rappresenta la differenza tra un tasso ideale di crescita, attualmente stimato attorno al 2,2% e la crescita effettiva del PIL, mentre p il tasso di inflazione.

Possiamo quindi affermare che il tasso ideale costituisce una media ponderata di diversi elementi, tra cui il differenziale di inflazione ed il tasso di crescita economico rispetto a livelli ideali.

Storiche applicazioni della formula e come sarebbero gli attuali tassi guida?

Occorre dire che quasi mai il tasso guida di una Banca centrale, in particolare della FED, è stato quello indicato dalla formula.

Negli Stati Uniti storicamente si richiamano i casi del 2008 e del 2013.

Ma proviamo ad applicare la regola di Taylor, nella formulazione sopra indicata, a diversi contesti.

Ci domandiamo, quindi, quali sarebbero i tassi guida che dovrebbero essere assunti dalla FED e dalla BCE nell’attuale contesto economico, considerando quindi il divario rispetto ai tassi attualmente vigenti.

La FED

Secondo l’algoritmo proposto, dovremmo effettuare il seguente calcolo per gli USA.

Utilizziamo una stima di crescita del PIL USA del 3,5% per il 2022.

r=7+0,5(2,2-3,5)+0,5(7–2)=8,85.

La BCE

Consideriamo una stima di crescita del PIL dell’Eurozona del 3,9% per il 2022.

r=5+0,5(2,2-3,9)+0,5(5-2)=5,65.

Conclusioni

Passando alle considerazioni conclusive sulla politica monetaria reinterpretata dalla Taylor rule, possiamo notare l’elevato livello dei tassi, che dovrebbero essere assunti, secondo l’algoritmo proposto.

Ne deriverebbe un prevedibilissimo contraccolpo economico, tale da condurre verso una pesante recessione.

Basti considerare che le stime più rialziste, relative ai tassi della FED, si aggirano attorno all’1,7% per fine anno.

Questo dimostra, a nostro modesto avviso, che il voler ricondurre a formule predeterminate fenomeni complessi e multifattoriali, di difficile gestione, come quelli inflattivi, si rivela spesso un tentativo meramente accademico di governo di realtà invece non governabili a priori secondo schemi rigidamente predeterminati.

Come un sarto che voglia dettare misure uguali per tutti, quando invece gli individui sono diversi uno dall’altro.

Un abito preconfenzionato potrebbe forse andare bene per alcuni, ma non per tutti, e vi sono, infatti, coloro che ricorrono all’abito di fattura sartoriale.

Un po’ quello che succede anche in ambito economico.

A cura di Gian Piero Turletti, autore di “Magic Box” e “PLT

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