La paura è tornata sulle Borse, c’è timore di altri crolli

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Sui mercati la sbornia sembra sia finita. La paura è tornata sulle Borse, c’è timore di altri crolli.

Una sbornia anomala aveva colpito soprattutto la Borsa americana. La settimana scorsa e in particolare nella seconda seduta di questa ottava, Wall Street aveva segnato rialzi importanti. Una corsa che aveva influenzato le Borse europee e più di tutte la Borsa tedesca.

La paura è tornata sulle Borse, c’è timore di altri crolli

Si sa che l’ubriaco vede la realtà in modo distorto, semplicistico, a volte migliore di quello che sia. Beve per dimenticare i problemi. E gli operatori si sono ubriacati di acquisti di azioni americane per esorcizzare la peggiore recessione economica dalla Grande Depressione del 1929. Incoraggiati anche dalle iniezioni di ottimismo del presidente Trump, impaziente di iniziare la fase 2 che secondo le sue parole sarebbe dietro l’angolo.

Forse per gli USA, e per il resto del mondo, la fase 2 sarà anche dietro l’angolo, ma la recessione è alle porte e sta entrando. Lo hanno certificato i primi dati macroeconomici pessimi per l’economia USA, attestando quello che già il mercato temeva. Calo delle vendite al dettaglio a marzo dell’8,7%; calo della produzione del 5,4%, il peggior dato mensile dal 1946. E quel che è peggio è che questi dati sono peggiori delle più pessimistiche previsioni.

E’ l’oro il vero indice della paura

La peggiore recessione dalla Grande Depressione che sta investendo gli Usa, arriverà come uno tsunami in Europa e nel resto del mondo. Piegherà ulteriormente una crescita economica globale che difficilmente riuscirà a salvarsi da una recessione mondiale. Perché questa è una crisi simmetrica, ovvero riguarda tutti. Non c’è chi vince o chi perde, perdono tutti. Gli effetti sulla domanda saranno globali, la produzione si contrarrà ovunque nel mondo. E i mercati finanziari sono i primi che ne pagheranno le conseguenze.

Ecco perché la paura è tornata sulle Borse, c’è timore di altri crolli. La quotazione del petrolio è una testimonianza plastica della difficoltà. Nonostante l’accordo sul taglio della produzione raggiunto tra i maggiori paesi produttori, il greggio viaggia sui minimi degli ultimi 20 anni. Il WTI è sui 20 dollari al barile, ma molti analisti scommettono che scenderà ancora, forse fino a 10 dollari al barile.

Molti guardano al VIX, l’indice della volatilità, per misurare la paura dei mercati, ma in realtà andrebbe guardato il prezzo dell’oro (COMEX:GCJ2020). E’ sul metallo giallo che tendono anche a riversarsi  gli acquisti quando si scappa dai mercati azionari. Ed infatti il future è in rialzo da metà marzo con un guadagno del 17%.  E c’è chi scommette che possa arrivare nuovamente sui massimi storici.

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