La nuova malattia che potrebbe devastare gli allevamenti italiani verrebbe dall’Africa e si diffonderebbe attraverso i cinghiali

cinghiali

Negli ultimi giorni anche in Italia sta diventando sempre più preoccupante la situazione dei contagi per la cosiddetta peste suina africana. Un pericolo che ha messo in allarme già i ministri delle Politiche agricole e della Salute, Stefano Patuanelli e Roberto Speranza. I due hanno già firmato un’ordinanza per vietare la caccia in alcune zone di Piemonte e Liguria che sono state colpite dalla malattia.

I casi sono pochi: sono solo tre i cinghiali ritrovati morti in quelle aree, ma potrebbero bastare per scatenare un’epidemia di gravissime conseguenze. La nuova malattia che potrebbe devastare gli allevamenti italiani verrebbe dall’Africa e si diffonderebbe attraverso i cinghiali, infatti si sparge rapidamente tra i suini e potrebbe fare molti danni. Patuanelli e Speranza hanno anche vietato altre attività in quella zona, che coinvolge un totale di 114 comuni.

Le misure prese dal Governo

Non si può andare a caccia di funghi o tartufi, non si può pescare, non si possono fare trekking né a piedi né in bici. Insomma, è stata vietata qualsiasi attività che possa portare a un contatto con gli animali infetti, anche se la malattia non è trasmissibile all’uomo. La paura è che si possa ripetere la stessa situazione che colpì la Sardegna negli anni Settanta, quando molti allevamenti finirono decimati dal morbo.

L’AfricanSwine Fever è un virus altamente contagioso e mortale per i suini. Non solo quelli d’allevamento, ma anche quelli selvatici come cinghiali e ibridi. Al momento non esiste una cura, ci sono solo dei protocolli per prevenire la diffusione dei contagi. Gli animali malati generalmente muoiono dopo pochi giorni, circa una settimana.

La nuova malattia che potrebbe devastare gli allevamenti italiani verrebbe dall’Africa e si diffonderebbe attraverso i cinghiali

Non si trasmette solo con il contatto diretto, ma anche tramite insetti vettori, cibi e oggetti contaminati. Il virus, anche dopo la guarigione, può rimanere in un animale per oltre un anno e resiste perfino al congelamento delle carni.

La presenza o meno dell’agente patogeno può essere verificata solo con esami di laboratorio, ma ci sono alcuni sintomi tipici, come febbre, emorragie e segni su orecchie, muso o fianchi.

Se si dovesse trovare una carcassa sospetta, è buona norma e regola non avvicinarsi e chiamare le autorità che provvederanno al suo smaltimento e all’analisi laboratoriale. Il virus è conosciuto da decenni, ma è considerato molto pericoloso per gli allevamenti e l’economia perché non esiste cura. Essendo molto contagioso, con la recrudescenza del problema cinghiali in tutta Italia, potrebbe presto colpire anche altre zone.

Si ritiene che il virus sia stato portato nuovamente sul territorio della Penisola da cinghiali che hanno sconfinato, probabilmente dalla Slovenia. Il Governo ha lasciato operativa la caccia di selezione come strumento di contenimento dei contagi, ma ha bloccato quella ordinaria.

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