La festa non è finita

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La festa non è ancora finita! Almeno a giudicare dallo statement della FED pubblicato a margine della decisione sui tassi d’interesse in cui il FOMC (la Federal Open Market Committee ndr) ha determinato di voler mantenere fermi i tassi ai minimi storici a 0.25%. Si è profilato infatti lo scenario 2 (vedi report di ieri) in cui l’istituto di Constitution Avenue ha espresso preoccupazione per la situazione dei mercati globali, rivisto al ribasso le stime di crescita per gli Stati Uniti, ma al contempo sottolineato come rimanga l’intenzione di almeno una revisione al rialzo dei tassi nel 2015. Tuttavia, il governatore Janet Yellen, ha rimarcato a più riprese come l’inflazione sia tornata centrale nelle valutazioni della FED, dato che tuttavia, potrebbe rendere necessario rimandare il primo rialzo ben oltre Dicembre. Se da un lato, infatti, la FED si è dimostrata cauta, la contingentazione uscita ieri dalla riunione di politica monetaria rimarca alcuni elementi per cui non sono previsti sostanziali mutamenti nei prossimi mesi come ad esempio la ripresa delle economie emergenti e le quotazioni del prezzo del greggio che lo stesso OPEC determina possano tornare gradualmente al rialzo e verso gli 80 dollari/barile solo nel 2020.

Affiorano quindi prepotenti le speculazioni secondo le quali la FED sia letteralmente impantanata in una situazione scomoda in cui, ben oltre l’interruzione del quantitative easing, si ritrovi ad essere l’unica pressata per uscirne definitivamente. Mentre le altre maggiori Banche Centrali hanno davanti a sé ancora un periodo più o meno prolungato in cui potranno sostenere le economie sottostanti con iniezioni cospicue di liquidità.

Uno scenario particolarmente avverso per la FED che è ora e per propria stessa colpa, ostaggio di fattori esogeni che sono destinati a prendere il sopravvento sulle prossime decisioni che Washington prenderà, riducendo così ai minimi termini la funzionalità della politica degli annunci e mettendo a rischio la credibilità della Federal Reserve Bank.

 

Market Movers

14:30 Canada Inflazione core m/m cons. 0.2% prec. 0.0%

14:30 Canada Inflazione core a/a cons. 2.1% prec. 2.4%

 

EURUSD

La moneta unica si è comportata esattamente come descritto ieri nello scenario 2 posizionandosi sul livello di 1.14 dopo che la FED ha determinato di mantenere invariati i tassi d’interesse. In mattinata, grazie al dato sul current account europeo particolarmente tonico, il rapporto tra moneta unica e biglietto verde si è riportato in area 1.1430 con la prospettiva di chiudere la settimana di contrattazioni ancora in rialzo verso 1.1450 e consolidare in chiusura dei mercati europei.

 

GBPUSD

Si assottigliano le divergenze in termini di politica monetaria tra Federal Reserve e Bank of England dopo che ieri la FED ha mantenuto invariati i tassi. Il cable si è portato verso 1.56 dove staziona anche in apertura dei mercati europei consolidando la banda laterale tra 1.5550 e 1.5650. L’assenza di dati macroeconomici previsti per oggi contribuirà ad un rafforzamento di questi livelli, salvo sorprese con l’apertura di Wall Street, che dovrebbe comunque festeggiare l’immobilismo della propria banca centrale con nuovi rialzi.

 

USDJPY

Lo yen giapponese recupera terreno dai massimi relativi di ieri per USDJPY a quota 121.00 portandosi sul FOMC in area 120.00 e poi durante la sessione asiatica verso 119.50 anche per effetto dell’arretramento della borsa di Tokyo che cede 1.96 punti percentuali. L’assenza di dati rilevanti o dichiarazioni previste per oggi contribuirà ad un assestamento in quest’area con gli scambi che potrebbero rallentare anche nella seconda parte della giornata.

 

Emanuele Rigo

Ava Trade

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