La crisi della democrazia mette a dura prova i tempi per l’elezione del Presidente della Repubblica

Simona Colarizi

«La crisi della rappresentanza». È questo l’elemento centrale che Simona Colarizi, professoressa di Storia Contemporanea presso l’Università «La Sapienza» di Roma evidenzia rispetto ai modi e ai tempi di elezione del nuovo Presidente della Repubblica. Con il garbo di una signora, l’umiltà che proviene dall’elevato spessore professionale, un curriculum denso, Simona Colarizi traccia un ritratto dello stato di salute della politica attuale. Con lei la storia rivive, respira il presente, penetra fino a catapultarti nei tempi e nei luoghi del passato. Una realtà altra, un viaggio senza l’ausilio dei new media ma “mediato” unicamente dalla presenza fisica dell’interlocutore.

La crisi della democrazia mette a dura prova, è un dato di fatto. Ma in questo momento storico l’Italia e gli italiani che Presidente meriterebbero… Quali caratteristiche umane e attitudinali dovrebbe avere?

«Intanto il percorso delineato da Sergio Mattarella è un buon esempio. L’alto profilo istituzionale e la buona conoscenza del mondo politico, culturale e soprattutto economico. È importante conoscere molto bene gli altri Paesi e sapersi relazionare a livello internazionale. Siamo uno dei Paesi dell’Unione, non siamo una monade. Poi consideri che spesso è il ruolo che modella le attitudini. È chiaro che un Presidente poi misura anche la sua capacità di esser empatico con tutto ciò che lo circonda.»

Tante votazioni per eleggere il Presidente della Repubblica. Stamane è in corso la settima. Lei ieri diceva su Rai 3 che la politica in fondo è complessa… Non sarà che non siamo più abituati ad attendere? O effettivamente è segnale di un “pallore” della politica italiana?

«In parte entrambi gli aspetti. Ieri dicevano giustamente che i più giovani che vivono una tempistica molto accelerata vedono e percepiscono una certa lentezza. Un po’ come se noi vedessimo un film degli anni Sessanta. Naturalmente oggi lo troveremmo lento perché i tempi di movimento di una narrazione sono cambiati. Tuttavia, l’elezione di un Presidente della Repubblica è un’elezione complessa e la politica è complessa. In teoria non c’è nulla di strano se non si arriva dopo la sesta votazione. È già capitato nel passato.»

Nessuna anomalia dunque…

«Il vero problema di oggi è la situazione politica perché non c’è una maggioranza e non è il primo anno che siamo così. Già per la rielezione di Giorgio Napolitano, nove anni fa, non riuscivano ad aggregare consensi per un’elezione condivisa. Vede, più non c’è una maggioranza più dovrebbe essere un’elezione condivisa. È in crisi la politica perché è in crisi la rappresentanza e quindi la democrazia.»

Il Paese, i cittadini sono in ansia e sognano quasi senza più speranza, un periodo nuovo. Quanto e in che modo una pandemia incide e segna la storia moderna?

«La pandemia ha tolto il velo. Ha creato una vera crisi ma siamo ad un problema emergenziale. Noi abbiamo avuto tre Governi dal 2018 e la pandemia in qualche modo ci ha detto che i giochi sono finiti. Il ruolo dello Stato è ritornato centrale. La pandemia ha sollevato un velo e questi problemi vanno affrontati politicamente. Ai cittadini devono fornire i mezzi. Sono spaventata dalla crisi di rappresentanza che abbiamo visto con l’astensione al voto dei cittadini che è il rito più importante per ognuno. L’assenza di questa partecipazione è da considerare e da qui parte l’allarme.»

La crisi della democrazia mette a dura prova anche quelli che sono i tempi di elezione del Presidente della Repubblica, la figura istituzionale che rappresenta l’unità nazionale.

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