La capacità di attrazione: Gran Bretagna, un modello

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Prima ancora che di avere inventato il calcio agli inglesi deve essere riconosciuta la capacità di avere esportato la propria lingua in tutto il mondo si può dire come linguaggio universale.

Può piacere o non piacere, risultare meno forbita o completa forse anche meno musicale di altre ma nei 5 continenti, ovunque, se vuoi farti capire senza entrare nella lingua locale , è solo con l’inglese che riesci a farti capire, ove tra l’altro non sia già la lingua nazionale come negli USA o in Australia per esempio.

Quali traguardi economici possono essere preclusi a una nazione che riesce a vendere persino la propria lingua sino a renderla dominante?

Quali sviluppi negativi può avere il ciclo economico di un paese che piuttosto che sottoporsi all’egemonia teutone si allontana per referendum popolare da una UE costruita ad immagine e necessità della Germania?

Stando ai dati, anche di oggi pare che ben poche cose potranno scalfire la forza di questa nazione:

    Indice nazionale dei prezzi delle case (Annuale) 2,0% 1,9% 2,0%
    Indice nazionale dei prezzi delle case (Mensile) (Set) 0,3% 0,2% -0,5%

 

Molti soloni dell’economia pregiudiziale dettata da preconcetti ideologici avevano teorizzato un crollo verticale del settore immobiliare subitaneo post- Brexit. Ebbene se c’è un settore che continua a battere le attese in Gran Bretagna è proprio l’immobiliare.
Non solo anche i prezzi delle case che venivano dati a precipizio, tendono comunque a crescere.
Senza spinte eccessive ma la tendenza è chiara: un indice a +0.3% che supera le attese piazzate a +0.2% e soprattutto che smentisce il precedente -0.5%  conferma l’ottimo stato di salute del segmento del mattone in terra britannica
.

Eh sì che più o meno a spinti a forza da Bruxelles molti grandi gruppi finanziari hanno dovuto abbandonare o comunque ridurre la presenza nella city londinese…

Evidentemente la capacità di attrazione ha altre frecce al suo arco , e per chi sa vendere sport e linguaggio al mondo non deve essere difficile emanare leggi che facciano venire voglia alle imprese di approdare nel Regno Unito.

Si parte da una fiscalità che per le aziende straniere rimane ferrea e significativa per i fatturati prodotti all’interno della nazione ospitante ma poi diviene morbida e con aliquote accattivanti per quanto prodotto all’esterno…passando per un quadro burocratico molto semplificato rispetto all’ossessiva montagna di carta ormai necessaria alle imprese ad ogni minimo passaggio evolutivo in area UE.

Il tutto condito dalla famosa rigorosità ma allo stesso tempo semplificazione della normativa inglese.

Tanto che vale ancora il meccanismo chiarificatore per cui caratteristico dello stile legislativo inglese è la  circostanza chiarificatrice per cui ogni “statute” (legge) contiene una sezione finale in cui il medesimo legislatore fornisce l’interpretazione autentica dei principali termini usati.

Si evita così di lasciare dubbi e insicurezze specialmente in chi deve fare impresa e spesso viene frenato da pastoie burocratiche spesso incomprensibili ovvero foriere di costi aggiuntivi per avvalersi degli esperti addetti alla loro interpretazione e messa in pratica.

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