Italia troppa burocrazia! La riforma fiscale non basta

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Italia: cosa cambiare? La burocrazia?

Della necessità di affiancare alla FLAT TAX una revisione dell’IVA abbiamo già scritto.

Ma per fare tornare la voglia di impresa agli italiani e , perché no, fare approdare nel Belpaese anche attività provenienti dall’estero, la riforma fiscale non basta.

Rese attraenti le aliquote fiscali per i residenti  e concessi vantaggi in stile britannico agli imprenditori stranieri, il vero nemico rimane la burocrazia.

La pressione dei soffocanti regolamenti europei costruiti da zelanti burocrati che mai si sono sporcati le mani con un cacciavite (per dire…) impaccia e rende onerosa l’attività di piccole imprese artigianali, commerciali o industriali che siano.

Come non bastassero le direttive UE poi l’Italia, di suo, aggiunge decine di balzelli di documenti necessari per ogni minimo passaggio, tutta carta che rende  sempre meno accattivante l’avvio o addirittura il mantenimento di una attività.

Il cosiddetto lavoro nero spesso è una via sempre più in voga anche tra gente molto lontana dall’età della pensione per sfuggire a questi cappi che finiscono per fare sì che un imprenditore lavori praticamente per lo stato 30 giorni su 30 in un mese, praticamente gratis.

Quanto questa impalcatura di burocrazia non funzioni lo dimostra e conferma la necessità del governo di proporre simil-sanatorie/condoni,  specie per i debiti con Equitalia… (ma poi questa non era stata abolita?).

Per un certo periodo si è sentito parlare di auto-certificazioni , di semplificazione, poi tutto è rientrato.

Nei programmi elettorali queste voci sono state messe in elenco da tutti i partiti, ora è ora di metterle in pratica e avviare un processo di semplificazione che ammorbidisca la burocrazia al minimo indispensabile.

Quel quid di verifiche necessario per garantire la qualità e coerenza delle componenti dei prodotti con controlli a campione; così pure per le verifiche sugli agenti inquinanti e  stessa cosa per  la sicurezza che deve essere affidata più a pratiche di buon-senso e convincimento operativo che non a procedure e regolamenti rispettati solo nelle fasi in cui la ditta viene ispezionata.

Un paese straordinario come l’Italia, il più ricco di patrimonio artistico e turistico al mondo, non può e non deve cedere all’uniformità di modelli stentorei che non ci appartengono per cultura e mentalità.
Considerato poi che negli altri paesi, che magari li propongono a Bruxelles,  regole , regolamenti ed adempimenti vengono vissuti nell’ambito di un rapporto cittadino- stato meno conflittuale , anzi, direi proprio amichevole.

Per farvi capire in un recente viaggio in Svizzera ho parcheggiato in un punto dove non vi erano divieti ma nemmeno indicazioni di parcheggio.

Rientrato all’auto dopo alcune ore ho trovato un foglietto giallo che subito mi ha fatto pensare a una multa:
invece era un vero cartellino giallo in stile calcistico, nel quale mi si avvisava che il luogo non era deputato al parcheggio e che la prossima volta avrei preso la multa.

Penso basti questo esempio per capire dove si deve puntare: abbattimento della burocrazia e nel contempo revisione completa del modello di rapporto tra cittadino e stato.

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