L’orrendo dato odierno sulla produzione industriale dell’Italia ha scatenato il dibattito sulle aspettative riguardo al ciclo economico che attende il nostro paese.
Certamente un -1,6% mensile vs -0.3% e un annuale a -2,6% vs +0,2% sono alert non indifferenti.
Comunque, visti anche i recenti dati positivi su altri fronti importanti e l’ottimo esito dell’asta dei BTP il giudizio va a mio parere sospeso.
Da un eccesso all’altro: siamo in Italia!
Siamo nell’era degli eccessi e delle realtà gridate, questo è vero!
Ma da qui a parlare a seguito di una singola rilevazione anno su anno o mese su mese di recessione ovvero al contrario di boom economico è certamente eccessivo.
Come sempre scriviamo, sono e saranno necessarie conferme.
Ed al momento conferme di almeno tre mesi se non tre trimestri non ve ne sono.
Va comunque rilevato che il dato di oggi è il peggiore dal 2015, questo sì.
Da Barclays al governo: meno banalità
Il richiamo di Barclays a una possibile recessione se i dati si ripeteranno per tre trimestri è quanto di più banale e scontato si potesse attendere.
Detto che la banca inglese è stata salvata per i capelli e nazionalizzata a suon di stampa di sterline fior di conio e quindi può avere al suo interno una certa esperienza nel leggere i segnali recessivi…
D’altro canto il governo con la sua manovra, tra pensioni, reddito di cittadinanza, Flattax per le partite IVA ha scommesso sugli italiani.
Da qui però a parlare con leggerezza di boom economico ce ne corre.
Tanto più da un Ministro non specificamente deputato ai temi economici.
Va bene evitare le trappole e rispondere a queste esternazioni straniere di pessimismo ma con dati oggettivi nel rispetto dei ruoli e delle competenze….
Recessione o boom in Italia? Rimane il dubbio timing
Il vero dubbio per intuire verso quale direzione si viaggia con maggiori probabilità è legato al timing.
Sono due i fattori che legati al tempo potranno determinare le sorti economiche del nostro paese:
– stabilire in che tempi la manovra del governo sortirà gli effetti desiderati è studio più complesso di determinarne la misura.
Proprio per questo il governo dovrà continuare a perseguire una politica del lavoro convinta e dagli effetti di breve termine.
– se il contesto globale dovesse segnare un rallentamento economico diffuso non sarà certo l’Italia a poterlo evitare.
Il nostro paese dal 2008 non ha mai veramente intrapreso un percorso di crescita stabile come, per esempio quello americano o anche solo britannico e tedesco.
Qualche timido segnale ogni tanto ma nulla di costante e dal peso specifico significativo. Come poi, ogni trimestre, confermato dal PIL.
Solo i prossimi mesi fortemente condizionati anche dall’andamento globale al dunque ci daranno le risposte.
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