Italia: meglio le PMI delle grandi imprese

Italia

Il sistema produttivo dell’Italia attraversa una fase storica che definire bipolare non pare esagerato.

Da un lato le grandi aziende molte delle quali finite almeno in parte in mani straniere e che spesso hanno perso quel ruolo di leader che ebbero in passato per decenni.

Dall’altro lato le PMI per lo più in solide mani italiane che stanno sempre più ritagliandosi spazi importanti nelle dinamiche competitive globali.

Grande non sempre è bello e necessario

Questa dinamica smentisce la teoria secondo la quale per essere competitivi a livello globale è necessario assumere dimensioni gigantesche da multinazionale per intenderci.

E’ chiaro che in valori assoluti con una PMI si resta su numeri più contenuti…

Ma se una PMI si ritaglia un proprio spazio, consolida nel tempo occupazione, quota di mercato ed utili per gli azionisti che cosa chiedere di più?

La forza contrattuale dipende dalla qualità dei prodotti e da tutto quanto vi ruota intorno, il fattore dimensionale a livello internazionale non è determinante.

Almeno in termini di capacità di sfondare nel mercato.

Le grandi imprese italiane colonizzate

Oltre alle grandi imprese pubbliche, come Autostrade e Telecom per esempio, anche altri colossi dell’economia Italia hanno perso negli anni posizioni e rilevanza.

Se non addirittura venendo cancellate dalla competizione internazionale come nel caso di Olivetti.

Se pensiamo ad Eni e Pirelli è inevitabile ammettere che, oltre a una parte del controllo italiano (percorso inevitabile negli anni della globalizzazione), si è persa nel contempo leadership internazionale.

Difficile tornare indietro, ma qualcosa si potrebbe fare sia per la grande impresa che per le PMI.

Uno stato efficiente per imprese efficienti

Sia grandi imprese che PMI potrebbero venire di molto agevolate da un sistema fiscale più leggero così come da una burocrazia fortemente ridimensionata.

Queste scelte strategiche potrebbero anche allontanare il rischio di nuove delocalizzazioni.

Anzi scelte del genere potrebbero  favorire il rientro di attività spostate all’estero proprio per fuggire i suddetti cappi.

Senza contare che le PMI italiane soffrono in molti casi i ritardati pagamenti dello Stato.

La Pubblica amministrazione vanta un debito di 57 miliardi verso i propri fornitori.

Il Governo ha promesso una soluzione: è tempo di attivarla per non fare la fine dei precedenti che agli annunci non fecero seguire i fatti…anzi!

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