Investire su Bond europei o Bond americani?

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Da più parti ci viene richiesto un parere su come posizionarsi nel comparto obbligazionario.

Come sempre su base macro-economica la risposta sarebbe facile: il ciclo statunitense è senz’altro più forte e compatto rispetto a quello europeo,area UE con la sua disomogeneità e le sue criticità specialmente.
Questa lettura porterebbe facilmente a preferire il TBond americano, espressione di un’economia in fase espansiva e con la disoccupazione ai minimi che significa anche gettito fiscale specifico in forte crescita.
Per chi proprio ama la prudenza e viste le scorrelazioni crescenti con l’economia reale semmai la posizione sarà da accompagnare con una, almeno parziale, copertura del rischio cambio.

Ma c’è un ma… la FED si accinge ad alzare i tassi : questo vuole dire che per quanto gli aumenti dei tassi possano essere scontati nei prezzi delle obbligazioni USA il rischio che i corsi possano diminuire ulteriormente è elevato specie in caso di rialzi significativi accompagnati anche da dichiarazioni prospettiche poco espansive sul piano monetario.

Che fare dunque? Nel breve teniamo conto che i rendimenti in euro sono tornati positivi quindi un mix di breve tra obbligazioni in euro, perché no anche BOT italiani, e TBond USA a breve scadenza potrebbe essere la soluzione migliore per poi dirottarsi con decisione sui TBOND americani più lunghi non appena le manovre sui tassi avranno completato il loro effetto. Ovviamente con un occhio sempre molto  attento al cambio e alla necessità di effettuare coperture nel caso il dollaro avesse guadagnato significativamente verso l’euro anticipatamente rispetto alle mosse della FED.

Per chi ama invece il brivido, a fronte di rendimenti decisamente più alti, I BTP italiani potranno essere molto attrattivi nei prossimi mesi , specialmente se la bufera ipotizzata negli articoli sulle agenzie di rating dovesse davvero scatenarsi . Si dovrà fare poi  comunque  riferimento a ottobre 2019 data di scadenza del mandato di Draghi e pertanto della politica monetaria espansiva realizzata a salvaguardia delle economie più deboli.

Quello che potrà succedere poi è tutto da scrivere: certamente dopo tutte le risorse impiegate in ambito UE un default italiano è molto meno possibile di qualche anno fa, sarebbe come avere buttato via anni di equilibri monetari, per quanto precari, funzionali ad un mantenimento dello status quo. Così come seppur non risolutivi sarebbero stati spesi malissimo i miliardi “regalati “dalla BCE alle banche se tutto quanto fatto portasse l’attacco ai titoli italiani oltre la soglia di un minimo compatibile comunque con una ripresa successiva alla fase più critica.

Già i grandi centri di potere economico dal FMI alla BCE sono provati , dopo la vicenda greca, dalla nuova crisi turca, pensare che possano sopportare e in qualche modo favorire  anche solo un pre-default di quello che comunque rimane un gigante come l’Italia è alquanto improbabile.


Ma attenzione anche qui come sui Tbond le possibilità che i BTP prima di essere acquistati debbano vedere minimi molto più profondi (con conseguenti rendimenti molto più elevati ) sono altissime.

Gianluca Braguzzi
CFI Asset Management and Organization WIAM

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