Investire nell’Oro è un affare? di Gian Piero Turletti

ProiezionidiBorsa

ORO: QUALI PROSPETTIVE?

ANALISI TECNICA ED ANALISI FONDAMENTALE A CONFRONTO.

PRIMA PARTE ANALISI FONDAMENTALE ED UN PO’ DI STORIA PER CAPIRE

Prima dello scioglimento dei cosiddetti accordi di Bretton woods, vigeva a livello internazionale un sistema di cambi valutari fisso, basato sul dollaro, che era convertibile in oro.

Cioè presentando una determinata quantità di dollari, le autorità americane erano obbligate a convertirli in una determinata quantità d’oro.

Il tasso di cambio dollaro/oro era fisso ed era stato fissato a 35 dollari l’oncia.

Come si arrivò a questo cambio?

Praticamente in modo abbastanza semplice, cioè dividendo il quantitativo di dollari in circolazione per il quantitativo di oro detenuto nelle riserve auree americane.

Per mantenere in equilibrio il sistema, quindi, è evidente che un incremento del quantitativo di dollari in circolazione avrebbe dovuto comportare un equivalente incremento delle riserve aurifere.

Diversamente, non vi sarebbe stata una sufficiente quantità d’oro a garantire l’incremento di dollari in circolazione.

Per tutta una serie di motivi storici, è quanto successe, e quindi si pose fine al sistema di conversione aureo.

Venerdì 18 marzo – ore 17 – “Proiezioni dei mercati per la prossima settimana”

Il Dott. Gerardo Marciano traccerà le linee guida per la prossima settimana dei mercati e indicherà i Targets di prezzo e tempo

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Lunedì 21 marzo – ore 12 – “Mercati e dintorni”

Il Dott. Gerardo Marciano ed il Dott. Gianluca Braguzzi illustreranno cosa attendere dai dati economici della settimana e come tradare i mercati indicando opportunità e pericoli

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Posto fine a questo sistema, tuttavia c’è chi ancora ritiene valida quella equazione, cioè che il valore intrinseco dell’oro sia dato dalla divisione tra quantità di dollari circolanti e quantità d’oro detenuto nelle riserve aurifere.

Pertanto, in base ai dati ufficiali, pubblicati dalla Fed, attualmente il valore intrinseco dell’oro dovrebbe superare i 10.000 dollari l’oncia.

Cosa c’è di vero?

In realtà, se fosse vera questa equazione, allora avremmo un importante indicatore del valore intrinseco dell’oro, da rapportare al valore corrente, per definire livelli di sovra o sottovalutazione, cioè livelli a sconto e premio.

In base a queste indicazioni, attorno al mese di dicembre, l’oro avrebbe quindi raggiunto una sottovalutazione di circa il 90 per cento, cioè sarebbe arrivato a valere circa il 10 per cento del suo valore intrinseco.

Plausibile?

In effetti, solo dando per vero il presupposto dell’equazione, quest’ultima può rappresentare un indicatore economico.

Ma chi ci dice che necessariamente il valore intrinseco dell’oro è equivalente al rapporto tra dollari in circolazione e quantità delle riserve aurifere?

E’ ovvio che un simile sistema vale, per legge, nei sistemi di conversione aurifera, cioè i cosiddetti gold ecxhange, ma cosa autorizza a considerare valida questa equazione?

Se un indicatore econometrico, come l’equazione dianzi citata, porta a stimare valori di sottovalutazione sino ad una perdita del 90 per cento del valore effettivo, intrinseco, di un asset, evidentemente, con ogni probabilità c’è qualcosa che non va, perché solitamente questa tipologia di indicatori dovrebbe portare ciclicamente a sottovalutazioni, sia su valori superiori, non così estremo.

La realtà è, secondo accreditate scuole economiche, un po’ diversa, e cioè, venuto meno il gold exchange, il valore del dollaro non è da rapportare all’oro, in quanto la funzione di riferimento che aveva il metallo pregiato, è stata sostituita dal controvalore dei prodotti e servizi prodotti negli USA.

Infatti, se così non fosse, a fronte di un livello più o meno identico delle riserve aurifere statunitensi, e semmai in diminuzione per diversi motivi, sui quali non mi soffermo, l’enorme incremento della base monetaria in dollari, legata alla politica monetaria espansiva della FED, avrebbe dovuto portare ad un significativo livello d’inflazione, a fronte, cioè, di una svalutazione del dollaro a fronte di riserve aurifere più o meno sugli stessi livelli.

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Questo, invece, non si è verificato, e smentisce la teoria, pur condivisa da un certo numero di studiosi delle dinamiche dei metalli preziosi.

Possiamo quindi dire, almeno secondo la diversa teoria che il dollaro va correlato non all’oro, ma alla ricchezza prodotta da un paese in termini di beni e servizi, che l’oro non acquisicce maggior o minor valore in base alla massa monetaria in dollari ed al quantitativo delle riserve aurifere, ma semmai in base alla domanda ed offerta di tale metallo pregiato.

QUALI PROSPETTIVE?

COSA DICE L’ANALISI TECNICA?

A tale riguardo, riprendo un’analisi già formulata sul sito di proiezioni di borsa, ma integrandola con proiezioni al rialzo, da considerare nel caso di superamento di determinati livelli.

In primis, richiamo di seguito l’analisi già formulata:

Sin dal mese di aprile 2013, era stato possibile formulare la seguente proiezione: il ribasso aveva due principali target di lungo termine, prima area 1145, poi area 930, e spesso capita che un ribasso di lungo termini a metà strada tra i due obiettivi, quindi attorno a 1038, con due principali setup temporali: primo setup entro gennaio 2015, secondo entro dicembre 2015.

In effetti, in corrispondenza di 1048 ed a dicembre 2015 i corsi hanno iniziato una repentina ripresa, ma il ribasso è finito veramente?

Intanto, va osservato che PLT confermerebbe un’inversione di tendenza di lungo solo nel mese di aprile, ed ora siamo in presenza solo di un potenziale alert, da confermare in chiusura mensile.

Peraltro siamo in presenza di un punto nodale, vediamo perché.

Un particolare modo di usare Magic box, visti i pattern che lo caratterizzano, è quello di tracciare trend lines, desumibili dal metodo, non solo sui prezzi, ma anche sui bordi dei pattern stessi.

In tal modo, ho spesso individuato livelli di supporto/resistenza particolarmente significativi.

Come in questo caso.

Infatti, considerando il pattern da cui sono tratte le proiezioni che ho richiamato, si arriva a definire un livello di resistenza dinamico, per il mese in corso, in area 1278, poco distante dal massimo di 1287.

Occorre poi considerare alcune aree di potenziale esaurimento statistico del trend rialzista in corso, in base a metodi come GMPM.

Saremmo quindi già in un’area di probabile overshooting su base annuale.

Va inoltre considerato che in prossimità dell’attuale area di prezzo passa la resistenza statica, riconducibile al massimo di febbraio 2015.

Possiamo quindi, a ragione, ritenere l’attuale area di prezzo come coincidente con diversi riferimenti resistenziali in ottica di lungo e, non a caso, i prezzi sono già retrocessi per attestarsi a 1245.

Quale futuro, quindi, per il gold future?

Un’inversione di lungo richiede, quindi, una chiusura mensile superiore ai predetti livelli, con conferma, anzi, sopra 1310, altra resistenza da non sottovalutare, e per chi volesse ulteriori conferme dal metodo PLT, che aveva fornito segnale di potenziale alert ribassista di lungo a marzo 2013, e segnale di successiva conferma ad aprile 2013, occorre attendere un’eventuale conferma ad aprile.

Viceversa, la ripresa del trend ribassista di lungo, segnalata ad esempio dal cedimento degli attuali minimi mensili, confermerebbe gli obiettivi già proiettati, cioè area 930 con primo setup entro luglio 2016.

Da notare che area 930 rappresenta una potenziale area obiettivo anche per altri metodi, tra cui, ancora una volta, GMPM.

Detto questo, ipotizzando che venga superata in chiusura mensile l’importante resistenza a 1310, dove sarebbero diretti, ragionevolmente, i corsi del gold future?

Proviamo ad ipotizzare una rottura ad aprile:

con il metodo Magic box, abbiamo due target e due setup principali:

1581 e 1781.

Primo setup entro settembre 2016, ma con minori probabilità, secondo setup entro dicembre 2017.

 

 

 

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