Intelligenze artificiali: il futuro delle borse?

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 Investimenti alternativi? Quali? Intelligenze artificiali: il futuro delle borse?

Nell’era dei mercati azionari sempre più condizionati per non dire succubi delle politiche monetarie ci si interroga sempre più su quale sia il ruolo delle cosiddette intelligenze artificiali.

E a seguire ci si chiede quale ne sarà l’evoluzione e quale spazio avranno nel futuro.

C’è chi vede persino un futuro fatto soltanto da operatori tecnologici, di algoritmi complessi e mixati, in sostanza appunto mercati dominati dalle intelligenze artificiali.

Definizione di intelligenze artificiali

Partiamo con il dare una definizione alle intelligenze artificiali presa da Wikipedia e realizzata da Marco Somalvico ingegnere specializzato nel settore.

“L’intelligenza artificiale (o IA, dalle iniziali delle due parole, in italiano) è una disciplina appartenente all’informatica che studia i fondamenti teorici, le metodologie e le tecniche che consentono la progettazione di sistemi hardware e sistemi di programmi software capaci di fornire all’elaboratore elettronico prestazioni che, a un osservatore comune, sembrerebbero essere di pertinenza esclusiva dell’intelligenza umana.”

Capiamo bene da questa, facilmente comprensibile, definizione come non stiamo parlando di trading system e nemmeno di algoritmi ripetitivi.

Stiamo parlando di qualcosa che va oltre.

Di approcci al mercato mutevoli in grado appunto di adeguarsi nel tempo ai cambiamenti del quadro complessivo cui i mercati fanno riferimento.

Breve storia delle intelligenze artificiali

In una prima fase di sviluppo, se ci è concesso di semplificare per qualche riga, le intelligenze studiate dai programmatori avevano compiti limitati.

Per certi versi border line.

Poi è chiaro che qualcuno che ci lavorava da sempre per percorsi diversamente etici ed esclusivamente tech c’era…

Ma nello specifico del nostro racconto molti programmi realizzati per conto di grandi operatori, con accesso diretto ai mercati ed alle informazioni interne agli stessi, avevano il compito di intercettare i migliori risultati, ovvero i migliori operatori.

Dopo di che due opzioni.

  • Quella di copiarli, replicando in real time gli ordini, strategia si dice adottata da grandi fondi arabi
  • Quella di massacrare qualsiasi operatore ovvero trading system che una volta intercettato veniva letto ( o meglio viene letto) fino a comprenderne il posizionamento degli stop-loss.

Dopo di che lì condurre i prezzi alla prima occasione utile in base ai volumi.

In sostanza questo è stato il primo step del cosiddetto fast market tanto combattuto, ufficialmente dalle autorità di controllo dagli USA all’Europa.

L’evoluzione del Fast market

Nel gioco dei derivati si va sempre a somma zero per cui se uno perde un altro vince. Ovvio no?

A questo punto qualcuno deve avere pensato:“perché utilizzare la possibilità di accedere al mercato in frazioni di tempo inaccessibili alla maggior parte degli operatori soltanto per colpire le posizioni altrui?”

E da lì il fast market si è evoluto passando da semplice meccanismo subalterno quanto efficiente a primattore sui mercati.

E con l’evolversi delle intelligenze artificiali anche la necessità di attingere alla carta del fast market per vincere sul mercato azionario è stata, almeno in parte tralasciata.

La situazione attuale

Al momento migliaia e migliaia di ordini giungono sul mercato tramite algoritmi opportunamente miscelati; intelligenze artificiali dunque collegate direttamente e senza necessità di intervento umano alle piattaforme di borsa.

Il termine artificiale non deve fare dimenticare che comunque a monte di macchine in grado di arrivare a ragionare come gli umani ci sono appunto studi ed informazioni ed analisi assemblate da esseri umani.

Proprio l’attrazione degli operatori verso questa nuova frontiera fa pensare che siamo soltanto agli albori di una nuova era.

Un’ epoca fatta di borse guidate più da automatismi preconfezionati tramite intelligenze artificiali che non dai clic del mouse di operatori in carne ed ossa.

L’evoluzione futura

Introdotto uno schema comportamentale diffuso diverrà complesso cancellarlo completamente.

Una riflessione però va fatta.

Nell’ultima vera bolla delle borse, quella di inizio millennio, della new economy i listini ballavano “la rumba” di variazioni da +/-4% con una frequenza scomparsa da tempo.

Oggi anche solo un +/-2% è evento raro.

L’appiattimento e la monotonia dei mercati risultano se rapportati a 20 anni fa alquanto evidenti.

Certamente la crisi sub-prime e la svolta monetaria delle banche centrali che ci ha introdotto nell’ era dei tassi a zero ha contribuito ad appiattire se non elidere in gran parte i comportamenti speculativi sulle borse.

Il dubbio che rimane è proprio questo.  Siamo sicuri che questo tipo di mercati simil-piatti sia proprio quello che vogliono per un prolungato futuro i grandi Hedge e i grandi gruppi finanziari?

Siamo certi che se finalmente si formerà una nuova bolla sui mercati, e come tutte le bolle illogica, i mercati continueranno a privilegiare come vincitrici le intelligenze artificiali?

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