INPS conferma la batosta ad autonomi e partite IVA con il crollo del PIL

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Ogni crisi economica porta con sé un inevitabile strascico di dati negativi. Cala l’occupazione e quindi si riducono salari, consumi e investimenti e in definitiva si contrae la produzione (PIL).

I danni di natura economica e sociale sono in genere ingenti. Non dimentichiamo, infatti, che dietro a questi numeri che parlano di PIL e consumi etc., sono sempre implicati cittadini e le rispettive famiglie.

Una recente conferma è giunta anche da un’analisi dell’Istituto di Previdenza. In particolare, INPS conferma la batosta ad autonomi e partite IVA con il crollo del PIL.

I dati INPS sul crollo degli autonomi

Nel periodo compreso tra l’ultimo trimestre 2019 e il primo del 2021, il numero degli occupati nel Belpaese si è ridotto del –2,8%. Un dato prevedibile, al cui interno spicca il –5,1% degli indipendenti, una quasi doppia al tasso medio. Invece il calo tra i lavoratori dipendenti è stato pari al –2,1%.

A certificarlo è il Rapporto annuale INPS, per il quale il prezzo più alto della crisi è pesato appunto di più sul lavoro autonomo. Una conclusione avvalorata anche  procedendo in termini di ore lavorate: –9,8% degli indipendenti contro un dato medio del –7,7% complessivo.

I licenziamenti (esclusi quelli disciplinari) dei lavoratori dipendenti si sono dimezzati rispetto alla media annua dei 24 mesi precedenti la pandemia. Si è passati infatti dalle vecchie 560.000 alle 230mila unità nel periodo tra marzo 2020 e febbraio 2021.

In sostanza il blocco dei licenziamenti ha salvaguardato 330mila posti di lavoro. Più di due terzi sono riconducibili alle imprese fino a 15 dipendenti.

La lenta moria degli autonomi

Lo stato di difficoltà degli autonomi lo aveva certificato un mese fa anche l’ISTAT.

Dai suoi studi è emerso infatti che nel primo trimestre 2021 gli occupati indipendenti sono passati sotto la soglia dei 5 milioni (circa 4,9). Un crollo del –6% rispetto allo stesso trimestre 2020 e di un –2% rispetto all’ultimo trimestre 2020.

Cali dovuti soprattutto alle chiusure di autonomi senza dipendenti, e quindi si tratta di aziende giovani e in fase di lancio.

Rispetto al caso dei lavoratori dipendenti, le misure anti-crisi dei due Esecutivi quali Cig-Covid e blocco dei licenziamenti non hanno avuto effetto.

È altrettanto vero che per autonomi e partite IVA c’è stato il flusso degli aiuti economici a più riprese, ma probabilmente non è bastato.

Più che un nostro pensiero, si tratta di una plausibile lettura dei saldi di queste due famiglie di lavoratori. Interpretazione, questa, che peraltro danno molti economisti ed esperti di politiche del lavoro.

Dunque, INPS conferma la batosta ad autonomi e partite IVA con il crollo del PIL

Al netto dei numeri, la vera questione che conta verte sul come se ne esce.

Da un lato lascia perplessi la ridotta coperta delle politiche di sostegno prevista dalla politica a beneficio di autonomi e partite IVA. Sarebbe un grave errore quello di pensare di ripartire (con o senza i soldi del Recovery Plan) senza il contributo degli autonomi. Questo esercito silenzioso e con poche o nulle rappresentanze sindacali produce invece tanto fatturato e in definitiva crea tanto PIL indotto.

Dall’altro non resta che recitare il solito “rimboccarsi le maniche” (qui al link alcuni spunti), magari rivisitato alla luce del nuovo paradigma produttivo.

Ossia rivedere clienti e fornitori, studiare nuove nicchie di mercato o servire le vecchie ma con tecniche, servizi e prezzi differenti.

In sintesi, provare a tagliare ulteriormente i costi di produzione lì dove possibile. E parimenti segmentare il proprio mercato di riferimento per prezzo e/o servizi offerti cercando di estrarre il maggior valore possibile. Nella speranza, che ci si augura non sia vana, di ritornare quanto prima al PIL (nazionale) potenziale e quindi cancellare per sempre la parola: “emergenziale”.

Approfondimento

Attenzione a chi ha queste doti perché potrebbe diventare un imprenditore di successo.

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