Inflazione USA in calo, spinta per le Borse?

inflazione

Ancora una volta i dati sull’inflazione USA non premiano Donald Trump.

Un Presidente, da almeno un paio di mesi, trincerato nella sua aspettativa che, prima o poi, qualche dato macroeconomico un po’ sballato convinca la FED a muoversi sui tassi.

Per fare sì che  Powell e soci potessero accarezzare l’dea di tagliare i tassi servirebbero concreti segnali di rallentamento economico.

Invece niente!

Anche sul fronte dei prezzi ancora una volta tutto quieto, seppur su base annuale, sotto le attese.

Tabella principali dati macroeconomici USA

    USD Indice dei principali prezzi di produzione (Mensile) (Mag) 0,2% 0,2% 0,1%
    USD Indice dei principali prezzi di produzione (Annuale) (Mag) 2,3% 2,3% 2,4%
    USD IPP (Annuale) (Mag) 1,8% 2,0% 2,2%
    USD IPP (Mensile) (Mag) 0,1% 0,1% 0,2%
    USD Redbook (Mensile) -2,6%   1,4%
    USD Redbook (Annuale) 5,0%   5,8%

Su base mensile registriamo un +0.1% in linea col consensus ma che comunque dimezza il precedente dato di +0.2%.

Su base annuale invece si scende a +1.8%versus +2% e +2.2% del dato precedente.

A volere ben vedere quindi un taglio dei tassi che dia una rinfocolata ai prezzi aumentando le disponibilità liquide, ci potrebbe anche stare.

Il problema che a mio parere frena la FED è un altro.

FED paura della inflazione da massa monetaria

In pratica la FED potrebbe dunque puntare ad alimentare leggermente l’inflazione USA tagliando i tassi.

Ma il dubbio che evidentemente bloccala banca centrale americana è quello di andare a generare una inflazione da massa monetaria.

Quell’inflazione in cui all’incremento di M non corrisponde un aumento della velocità degli scambi.

Conseguentemente nemmeno il ciclo dei consumi e della produzione rappresentato da P*Q (livello medio dei Prezzi e Quantità di beni e servizi scambiati) terrebbe il passo.

In questi casi quindi si genera inflazione ma improduttiva.

A tendere questa massa monetaria in eccesso finisce anche per impoverire il sistema nel suo complesso.

In quanto iniziano ad accumularsi scorte e da lì le aziende pensano a tagliare posti di lavoro, produzione e così via…

Inflazione USA piace alle Borse?

Viceversa questo tipo di dati potrebbe anche piacere alle Borse.

Infatti nell’ immediato la reazione è stata positiva.

Già ora a distanza di poco invece i prezzi stanno ragionando e sono tornati riflessivi.

E’ molto probabile che affinché le Borse prendano  vero slancio rialzista serva ancora un po’ di tempo.

Quasi che debbano comparire dati macroeconomici USA negativi (ma non troppo…) in grado di non spaventare gli operatori e nel contempo dare la scossa alla FED.

In questo caso la massa monetaria (M) avrebbe una concreta funzione di sostegno all’economia e quindi non avrebbe le controindicazioni suddette.

A quel punto con un taglio dei tassi una enorme liquidità si riverserebbe sulle Borse e avremmo un rally estivo interessante.

Visto che giugno è nato sotto l’abbrivio di un maggio scadente che lascia pochi spazi sarà molto più probabile assistere a un movimento del genere a luglio se non addirittura ad agosto.

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