Inflazione e prezzi: picco a fine anno secondo FMI, ma poi nessuno azzarda previsioni

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Il Fondo monetario internazionale ha reso noto che il picco positivo dell’inflazione lo avvertiremo a fine anno, con una variazione positiva del 3,6% nei Paesi avanzati e del 6,8% nei mercati emergenti. Dopo questo annuncio il Mondo si divide in tre gruppi. Quelli che non ne vogliono parlare, per paura di sbagliare. Quelli che credono che l’aumento dei prezzi sia un fenomeno passeggero. E quelli che invece ritengono che sia una sciagura destinata a restare. Perché alle dinamiche fisiologiche e alla ciclicità dell’economia mondiale, si sommano anche altre ragioni straordinarie dettate dalla pandemia. Dunque rame, petrolio e acciaio continuano a correre. E nessuno se la sente di fare previsioni, per paura di sbagliarle clamorosamente. Vediamo oggi cosa sta succedendo con la Redazione Attualità di ProiezionidiBorsa.

Ecco perché Berlusconi aveva ragione

I vecchi metodi, come lo studio di certi indicatori tanto amati dall’ex presidente Fed Alan Greenspan (dalla vendita di mutande da uomo negli store al fatturato delle lavanderie) al momento non servono. Molta gente ha ripreso a lavare i panni a mano e ad acqua in casa in tutto il Mondo grazie al lockdown. Vanno meglio invece l’osservazione dei nuovi contagi correlata col Nasdaq 100 e l’osservazione dei prezzi dei rottami di acciaio. Ma anche il fatturato dei produttori di scatole di cartone, che va fortissimo col successo planetario di Amazon. Funzionano bene l’osservazione dei trend nel settore trasporto aereo dei passeggeri e anche il vecchio sistema indicato da Silvio Berlusconi e tanto snobbato dagli economisti: guardiamoci intorno, se abbiamo o no i ristoranti pieni.

I prezzi che sono destinati a salire

Se l’inflazione non è un temporale passeggero ma un tema strutturale con cui ci dovremo confrontare almeno fino a giugno prossimo, guardiamoci intorno e crediamo ai nostri occhi: è una storia diversa da quella che qualcuno ci vuole raccontare. Il carrello della spesa già registra l’impennata di prezzi per il frumento quindi per pane, biscotti, caffè e zucchero. Se i Paesi OPEC continueranno a rifiutare di aumentare la produzione per evitare un rally dei prezzi del petrolio, l’energia ovviamente costerà di più, nonostante i tentativi di calmierarla del Governo Draghi. A proposito di materie prime la guerra del gas infiamma Wall Street Bruxelles e Mosca.

Caccia grossa al silicio

Inflazione e prezzi: picco a fine anno secondo FMI, ma poi nessuno azzarda previsioni. Se non riapriranno le miniere di silicio e altri minerali, andremo verso una ulteriore penuria di semiconduttori. Dunque, molte fette importanti dell’industria manifatturiera mondiale si dovranno fermare. I prezzi del silicio cinese sono aumentati del 65,2% tra il 17 e il 24 settembre, dopo un balzo del 47% nei sette giorni precedenti. Negli USA il silicio metallico ha guadagnato il 12,3%, giovedì 23 settembre, in seguito a un’impennata del 13,35%. I prezzi di questa materia prima sono ora ai massimi dal 1997.

Inflazione e prezzi: picco a fine anno secondo FMI, ma poi nessuno azzarda previsioni

L’industria automobilistica sta collassando per la carenza di silicio, l’aumento dei costi di logistica e l’impennata dei carburanti a causa della scarsa disponibilità di questa materia prima. Perché le vetture hanno bisogno dei chip oggi per circolare. La Toyota ha tagliato la produzione del 40% e la Volkswagen è ripartita con un solo turno di lavoro a Wolfsburg, dove impiega 60mila dipendenti. Passando all’elettronica, il colosso nipponico Sony non riesce a reperire metalli per la produzione di chip necessari nella fabbricazione di Playstation 5. Non è chiaro, dunque, come potrà onorare il fatturato previsto di circa 175 miliardi di dollari.

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