Inflazione & altri dati UE: attenzione alle trappole

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Lunga carrellata mattutina di dati europei ed italiani da analizzare:

IPP italiano (Annuale) (Ago) 4,4% 4,3%
IPP italiano (Mensile) (Ago) 0,4% 1,4%
Indagine sugli affari e sui consumatori (Set) 110,9 111,2 111,6
Indicatore dello stato di salute delle Imprese (Set) 1,21 1,19 1,21
Fiducia dei consumatori (Set) -2,9 -2,9 -1,9
Aspettative di Inflazione dei consumatori (Set) 20,1 18,2
Aspettative sul Prezzo di Vendita (Set) 11,6 10,5
Sentimento del settore dei servizi (Set) 14,6 14,6 14,4
Sentimento del settore industriale (Set) 4,7 5,1 5,6

 

Nel complesso paiono dati bilanciati per lo più in linea con le attese ed il consensus degli analisti.

In realtà gli unici due dati che realmente si elidono sono quelli sui prezzi alla produzione in Italia uno in aumento e l’altro in deciso calo. In condizioni normali un calo dei prezzi alla produzione può essere fattore positivo, nel contesto attuale l’assunto rimane da verificare.

I dati UE sono invece in apparenza più semplici ma in realtà nascondo alcuni trabocchetti nelle valutazioni che ne derivano.

Il positivo indicatore dello stato di salute delle Imprese viene mitigato dal sentimento del settore industriale
e dall’indagine sugli affari e sui consumatori entrambi sotto le attese.

Ma sono alcuni dati usciti in linea a gettare qualche ulteriore ombra sulla stato di salute dell’area UE e delle politiche che la indirizzano. La fiducia dei consumatori a -2.9 vs un precedente a -1.9 pur nella sua scarsa valenza di ciclo indica insofferenza al contesto generale così come le alte aspettative di inflazione salite a 20.1 dal precedente 18.2 promettono un autunno caldo anche sul fronte dei prezzi. Fattore confermato dalle aspettative sui prezzi di vendita salite a 11.6 da 10,5.

L’inflazione è lo spettro combattuto dalla BCE, dopo lo scontato aumento dei tassi della FED e la morbida mutazione dell’approccio monetario americano, dati inflattivi se confermati aprirebbero uno scenario molto complesso in area UE.

E’ evidente che alcuni paesi in buona crescita potrebbero avere qualche beneficio da una stretta monetaria finalizzata a contrastare riprese inflazionistiche ma per i paesi più in difficoltà si tratterebbe di un salto nel vuoto. Bassa occupazione e politica monetaria restrittiva rischierebbero di divenire un mix pericolosissimo.

Ecco perché dobbiamo augurarci che questi dati in apparenza banali non nascondano trappole pronte a scattare nei prossimi mesi.

 

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