Industria italiana: non ci siamo

industria italiana

 L’industria italiana non riesce ad uscire dal tunnel di involuzione produttiva che sta caratterizzando tutta l’Europa comunitaria.

Come vedremo qualche dato ha fatto meno peggio delle attese ma complessivamente la lettura dei dati odierni non può che essere negativa.

Tabella principali dati macroeconomici odierni dell’industria italiana

    Nuovi ordinativi industriali italiani (Annuale) (Lug) -1,0% -2,6% -4,9%
    Nuovi ordinativi industriali italiani (Mensile) (Lug) -2,9% 1,9% -1,0%
    Vendite industriali italiane (Mensile) (Lug) -0,50% 0,20% -0,70%
    Vendite industriali italiane (Annuale) (Lug) -0,60% -1,50% -0,80%

Un’illusione la crea il dato sugli ordinativi industriali annuali che da -4.9% risale a -1%, meglio anche del consensus posto a -2.6%.

Ma poi il tutto viene smentito col pessimo -2.9% mensile versus +1.9% atteso e -1% del mese precedente.

Migliorano anche le vendite industriali su base annua a -0.60% versus -1.5% e -0.8% ma anche qui è il dato di luglio a frenare gli eventuali e flebili entusiasmi.

Il -0.5% estivo è ben sotto le attese poste a +0.2% anche se migliora il dato precedente che era a -0.7%.

Tra l’altro proprio questo numero in crescita cancella l’alibi della stagionalità sfavorevole di luglio cui qualcuno porrebbe attaccarsi per giiustificare la cedevolezza dei dati della produzione industriale italiana.

 La congiuntura globale

Certamente la congiuntura economica globale non favorisce nessuna nazione e tanto meno l’Italia.

Visto che su questo fronte da Roma possiamo fare ben poco e anche a Bruxelles contiamo come “il due di coppe” sarebbe opportuno che i nostri politici si concentrassero sulla tutela del made in Italy.

Dall’industria alimentare e dalla moda viene parte importante del nostro fatturato.

Questo arriva nonostante le decine di casi di contraffazione che ogni giorno chi si muove all’estero può incontrare sui banchi del supermercato o anche nei negozi di abbigliamento.

Le decine di imitazioni del Parmigiano con improbabili nomi in italiano che le massaie non informate scambiano per prodotto italiano sarebbero già motivo sufficiente per una dura presa di posizione da parte delle nostre autorità.

Che ovviamente dovrà essere estesa all’intera gamma di prodotti italiani da esportazione.

Il calo dei dati della produzione dell’industri italiana indica con chiarezza che serve muoversi.

Da un lato debbono essere le stesse aziende ad aggiornarsi alla competizione globale sempre più serrata.

Dall’altro lato spetta a chi viene eletto appositamente tutelare in ogni sede i marchi del Made in Italy!

Approfondimento

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