Indicatori economici italiani: dove stiamo andando?

Indicatori economici italiani

Dove è diretta l’Italia? Cosa dicono gli indicatori economici italiani?

In primavera 2018 ci sono state le elezioni per il Parlamento italiano.

I risultati sono stati decisamente fuori dall’ordinario per quanto concerne l’assetto dei precedenti dominatori politici: PD; FI.

Dopo diverse settimana di concertazione tra le parti a maggior consenso, nasce (01/giugno) un Governo a prima vista molto eterogeneo: M5S+Lega.

Le critiche verso un siffatto Governo sono state molto forti e plurali: forze politiche perdenti; osservatori-analisti economico-finanziari; categorie socio-economiche; altri governi EU; ecc.

Particolarmente i provvedimenti chiave sono stati oggetto di forti critiche: quota/100; reddito di cittadinanza; politiche del lavoro; sicurezza/immigrazione.

I primi dati macro-economici sono stati poco rassicuranti (primo & secondo semestre 2018).

Ciò, unitamente alla nuova modalità qualitativa/quantitativa di comunicazione del governo e unitamente al deficit e allo spread BTP-BUND hanno infiammato la fase pre-elettorale delle europee.

In questo articolo si sgombrerà il campo da ogni forma di ideologicizzazione dei contenuti di politica economica e finanziaria.

Si analizzeranno quindi, qualitativamente alcuni indicatori macroeconomici al fine di valutare a che punto si trova l’Italia oggi rispetto i precedenti 10 anni.

Non si eseguiranno commenti previsionali prospettici sulle manovre approvate e/o pubblicizzate.

Si eseguiranno solo dei semplicissimi raffronti grafici.

Indicatori economici italiani: analisi

Il rendimento del BTP 10 anni attualmente è su valori molto bassi rispetto gli ultimi 10 anni.

Il suo grafico appare come una violenta fase ribassista di continuazione del trend strutturale innescatosi col governo Monti.

Fatto sta che valori inferiori alle attuali quotazioni sono ravvisabili solo nelle migliori fasi post Eu-QE.

Di aspetto molto simile è il rendimento CTZ 24 mesi.

I valori complessivi di disoccupazione percentuale provengono da una importante fase di ribasso da alcuni anni.

Attualmente gli ultimi valori registrati sono tipici del periodo 2012 (vedasi storico). I  successivi anni mostrano valori superiori agli attuali!!

Il deficit è rimasto (preliminarmente) sui livelli del 2017 e quindi sui minimi decennali, sotto la soglia del 3%.

Il rapporto Debito/PIL (vedasi storico) è stabile ma sui massimi!!

Il PMI manifatturiero è sui minimi decennali, mostrando una pessima “cera grafica”.

Il PMI servizi invece si trova nella fascia di massimi decennale (50-55).

Di diversa struttura invece i due indici fiducia (business & consumer) che appaiono ambedue localmente ribassisti dai recenti massimi 2018, ma ancora decisamente sopra 100 e ben sopra il punto medio del grafico relativo (circa decennale).

Lo spread, cioè la differenza tra il rendimento o tasso a 10 anni del BTP (italiano) vs. il BUND (tedesco) appare in fortissima salita nel secondo semestre 2018 ed in consistente discesa nel corso del 2019.

Durante la fase EU-QE si è mantenuto stabilmente sotto 200, mentre nella fase M5S+Lega si era portato ben più sopra: 250-350 circa.

Attualmente però sta strutturando un chiaro pattern ribassista (massimi e minimi decrescenti) con valori collocati proprio sui massimi della fase EU-QE.

I valori attuali dello spread difatti appaio ben inferiori a tutta la fase 2013-2012 e parte del 2011.

Indicatori economici italiani: conclusioni

Il PMI manifatturiero effettivamente mostra un pessimo aspetto grafico, con un crollo forse di portata storica proprio da fine 2017 inizio 2018.

L’attuale governo quindi si inserisce in questo trend e ne accompagna l’amplificazione negativa.

La curva Debito/PIL viene analizzata storicamente in altra sede e appare avere radici 40-50-ennali, non amalgamabili ad un governo di 12 mesi.

Tutti gli altri indicatori usati però mostrano una consistente positività rispetto ad una serie di fattori chiave:

accoglienza pessima ricevuta dal governo M5S+Lega;

congiuntura economica europea in flessione;

EU-QE massivamente presente nella fase 2015-2018;

EU-QE indebolito dal 2018;

eredità MONSTRE del rapporto Debito/PIL e della disoccupazione giovanile;

provvedimenti “rivoluzionari” in termini macro-economici ma dall’impatto non trascurabile sui conti pubblici;

minacciata sanzione europea per manovra economica non consona allo stato del deficit e del debito (sanzione sospesa e rivedibile in autunno prossimo).

Nonostante questi fattori, a poco più di 1 anno netto di governo, diverse curve economico-finanziarie mostrano positivi ed incoraggianti segnali.

La retorica politica forse anche in questo caso è risultata totalmente fallace nell’incontrare la reale popolazione.

Grafici

Le fonti usate per i grafici sono: TradingEconomics; TradingView.

Approfondimento

curricula dei premier italiani

 

Consigliati per te