In simili casi fanno molto gola gli interessi del Buono fruttifero Ordinario

scadenze

Oggi la Redazione di ProiezionidiBorsa prenderà in esame il Buono fruttifero Ordinario (BFO) ma sotto una speciale angolatura.

Sappiamo che si tratta di un titolo che può arrivare fino a 20 anni di durata. Ma ha dalla sua un grande vantaggio: l’ampia possibilità di rimborso anticipato senza perdere gli interessi maturati.

Fatta questa premessa, spieghiamo quando e perché, in simili casi, fanno molto gola gli interessi del Buono fruttifero Ordinario.

Il discorso legato agli interessi del Buono fruttifero Ordinario

Partiamo facendo due precisazioni.

La prima, tutti i Buoni fruttiferi postali (BFP) sono rimborsabili in qualsiasi momento: non è affatto una prerogativa dei soli BFO.

Tuttavia, una seconda precisazione riguarda il fatto che per l’incasso degli interessi degli altri BFP occorre di norma attendere più tempo. Cioè bisogna attendere la maturazione di precise finestre temporali, che di solito durano alcuni anni. Invece sul Buono Ordinario gli interessi vengono riconosciuti dopo il 1° anno dalla sottoscrizione e poi ad ogni bimestre.

Detto ciò, passiamo alla struttura dei tassi.

L’emittente, Cassa Depositi e Prestiti, riconosce rendimenti fissi crescenti. Si parte dallo 0,05% del 1° anno fino a tutto il 4°anno. Poi si passa allo 0,10% del 5° anno e lo 0,13% del 6°; e così via. Il rendimento effettivo annuo lordo, alla fine di ciascun periodo di possesso, va crescendo fino a un massimo dell’ 0,30% del 20° anno.

Vediamo perché in simili casi fanno molto gola gli interessi del Buono fruttifero Ordinario

Alla luce dei rendimenti su esposti, si fatica a capire dove sia la straordinaria convenienza alla loro sottoscrizione. Tuttavia, un’analisi più attenta aiuta a scindere almeno tre possibili fattispecie.

Per chi cerca forme d’investimento di lungo periodo, i titoli di Stato come i BTP offrono rendimenti più allettanti dei BFO. Oltretutto si tratta di due prodotti che hanno entrambi la stessa garanzia-emittente, cioè lo Stato italiano.

Sulle lunghe scadenze (a spanne, dagli 8 anni in su) le cedole dei titoli di Stato sono più interessanti dei Buoni. Oltre a rendere quei rendimenti in un terzo del tempo.

A onor del vero va tuttavia aggiunto un altro particolare. I Buoni hanno l’enorme vantaggio di non subire oscillazioni dei prezzi durante il loro periodo di maturazione.  Tradotto, in qualsiasi momento il sottoscrittore ritira sempre il capitale originario sottoscritto.

I Buoni fruttiferi Ordinari sulle brevi scadenze

La seconda considerazione riguarda il raffronto tra BFO e titoli di Stato fino a circa 5 anni di scadenza. In questi casi, infatti, il rendimento dei titoli è nullo o addirittura negativo, oltre alle solite oscillazioni dei loro prezzi sul MOT.

Si tratta di due aspetti ‘contro’ che pongono sotto una buona luce i tassi pur risicati dei Buoni. Anzi, in simili casi, fanno molto gola gli interessi del Buono fruttifero Ordinario.

La terza considerazione ricalca in parte la precedente. Restando nel breve termine, vi sono strumenti come i conti depositi (CD) che offrono rendimenti maggiori rispetto ai BFO.

Tuttavia, mentre i CD hanno una garanzia emittente fino ai 100mila di sottoscrizione, per i secondi tale limite non sussiste. Ora, si pensi ad esempio al caso di chi movimenta un’ingente liquidità a breve termine. In simili fattispecie potrebbe anche essere che la garanzia-emittente venisse prima del rendimento offerto.

Nell’analisi di questi tre aspetti è emerso come a volte le cose non siano sempre semplici e scontate come potrebbe apparire a prima vista.

Detta diversamente, in simili casi, fanno molto gola gli interessi del Buono fruttifero Ordinario. Infine, nell’articolo di cui qui il link illustriamo quanto si guadagna con 10mila euro investiti in Buoni fruttiferi postali.

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