In quali azioni, obbligazioni e valute investono di più gli italiani?

asset allocation

L’asset allocation 2019 degli italiani, secondo la Relazione annuale di Assoreti, appena pubblicata.

Gli italiani, lo sappiamo, sono un popolo di risparmiatori. In quali azioni, obbligazioni e valute investono di più gli italiani? La ricchezza privata, il denaro sui conti correnti e investito in titoli di qualsiasi tipo ed in immobili, si dice che sfiori i 4.000 miliardi di euro. Solo sui conti correnti giacciono inutilizzati quasi 1.400 miliardi di euro. Ma una bella fetta del risparmio degli italiani è comunque investita. Secondo la relazione di Assoreti, infatti: “Al 31 dicembre 2019, l’indagine statistica condotta dall’Associazione rileva una valorizzazione complessiva dei prodotti finanziari e dei servizi d’investimento. Questi sono distribuiti dalle imprese aderenti ad Assoreti, tramite l’attività dei propri consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede. La cifra investita, al 31 dicembre 2019, era pari a 619,8 miliardi di euro.”

Attenzione però. Il denaro investito dagli italiani è di più. Infatti Assoreti è l’associazione delle reti di distribuzione di prodotti finanziari. A quella cifra va aggiunto il patrimonio che viene seguito, solo come consulenza, dai consulenti d’investimento indipendenti. Questi, a differenza di quelli abilitati all’offerta fuori sede, sono retribuiti a parcella. E’ poi il cliente che decide cosa fare dai propri soldi (anche se nella stragrande maggioranza dei casi decide, chiaramente, di fidarsi del proprio consulente).

Quindi, in quali azioni, obbligazioni e valute investono di più gli italiani?

Veniamo alla classifica vera e propria, allora. Gli italiani investono il proprio denaro in una ventina di strumenti finanziari diversi.

22)Polizze Index Linked 0,0% (qualcuno ci sarà, ma non è statisticamente significativo)

21)Fondi speculativi: 0,03%

20)Fondi chiusi immobiliari: 0,04%

19)Fondi di fondi italiani: 0,10%

18)Fondi chiusi mobiliari: 0,30%

15) (a pari merito). Fondi pensione, Certificates e ETF/ETN/ETC: 0,8%

14)Strumenti finanziari (amministrati) – Altro: 1,4%

13)PIP (Piani Individuali Pensionistici): 1,5%

12)Titoli di Stato: 2,5%

11)Obbligazioni: 3,0%

10)OICR aperti italiani (senza fondi di fondi): 3,6%

9)Polizze Multiramo: 4,0%

8)Gestioni Patrimoniali in Fondi: 4,5%

7)Fondi di fondi esteri: 4,6%

6)Azioni: 5,0%

5)Gestione di Patrimoni Mobiliari: 5,9%

4)Polizze Vita tradizionali: 6,9%

3)Polizze Unit Linked: 14,2%

2)Liquidità: 15,5%

1)OICR aperti esteri (senza fondi di fondi): 24,5%

La sigla OICR sta per Organismi Collettivi di Risparmio. Sono i fondi comuni di investimento e le Società di Investimento, suddivise in Sicav, a capitale variabile, e Sicaf, a capitale fisso. Tra i due vi è una profonda differenza: “…nei primi, che sono gestiti dalle SGR (come Mediolanum, Fideuram, Azimut, ecc.), gli investitori non sono soci. I loro investimenti costituiscono un patrimonio autonomo e nettamente distaccato dal patrimonio sociale, ricevendo quote di partecipazione al fondo e mai azioni della società. Nelle Sicaf e Sicav, gli investitori al contrario divengono soci, e sottoscrivono azioni direttamente emesse dalla società, senza distinzione di patrimoni.”

Qualche considerazione

La stragrande maggioranza del denaro degli italiani, pari all’83,7% (cioè i ⅘), non è direttamente gestito da loro, ma affidato a Reti di ogni tipo ed Assicurazioni. Spiccano per dabbenaggine il 14,2% investito in polizze unit linked, strumento costoso ed oscuro. Volete una riprova? Le schede informative di questi prodotti riportano frasi come “È possibile esercitare il diritto di riscatto purché siano state corrisposte almeno le prime tre annualità di premio e l’assicurato sia in vita”. E negli altri casi? Niente. Oppure “Qualora non siano state corrisposte le prime tre annualità di premio, il contratto si risolve automaticamente con la perdita per il contraente dei premi pagati”. In parole povere, se avete un’emergenza nei primi tre anni, e non riuscite a pagare i premi, la compagnia si pappa i soldi e il contratto si vaporizza. E ci fermiamo qui, che è meglio…

L’altra riguarda la percentuale di liquidità, pari al 15,5%, cioè circa ⅙. Significa che gli italiani parcheggiano una sostanziosa parte del loro denaro in conti correnti, conti deposito, pronti contro termine, titoli di stato a breve termine. Prodotti che a volte fruttano poco, e con sottostanti a garanzia spesso opachi e rischiosi, come le obbligazioni della banca che li emette. Non una grande scelta, se si pensa a casi come MPS, Banca Etruria, le banche venete.

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