In Italia in pensione a 71 anni secondo le proiezioni dell’OCSE?

pensioni

Se chiedessimo ai giovani quando andranno in pensione, questi risponderebbero candidamente: a noi la pensione non la daranno mai!

Sembrano e sono rassegnati, sono giovani e credono nel futuro.

Un futuro scippato, giovani derubati e nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente.

L’OCSE (acronimo di Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) ha diffuso un rapporto denominato “Pensions at a glance 2021” con il quale le proiezioni future per i giovani italiani sono pessime.

In Italia i giovani italiani in pensione a 71 anni secondo le proiezioni dell’OCSE

In questo studio si evidenzia come i nostri giovani saranno penalizzati di ben nove 9 rispetto a chi andrà in pensione oggi con 62 anni.

Quindi giovani che oggi si inseriscono nel mondo del lavoro non potranno andare in pensione prima di 71 anni.

Nel nostro ordinamento è prevista per legge che l’età pensionabile sia da collegare alla speranza di vita.

Questo sistema non è altro che gli effetti del “metodo contributivo”.

Per evitare di avere pensioni molto basse, si incentiva a restare occupati anche in età avanzata.

Nel sistema contributivo, la pensione non è altro che la trasformazione del “montante” accumulato per il tasso di trasformazione in rendita. Un tasso che viene determinato con cadenza biennale in base alle aspettative di vita media.

Nei dati diffusi, si evidenzia che la età media per andare in pensione nei paesi OCSE è di 66 anni. In Italia questo requisito sale purtroppo a 71 anni. Unici Paesi che hanno questa problematica insieme al nostro sono l’Estonia e i Paesi Bassi.

Le nuove generazioni di italiani saranno veramente penalizzate rispetto ai genitori e ai loro nonni.

Questa nuova generazione ha ereditato un sistema pensionistico che li penalizzerà moltissimo. Probabilmente non avranno nessun tipo di possibilità o opzione di ottenere anzitempo la dovuta pensione.

L’attuale sistema si è sempre basato su un vero egoismo generazionale e la corsa alla pensione la si è fatta senza pensare minimamente a chi veniva dopo.

Per poter salvare almeno in parte i giovani sarebbe opportuno non toccare e ricalcolare le pensioni, dato che nel nostro ordinamento vige il principio dei diritti acquisti. Piuttosto introdurre almeno un equalizzatore, ovvero la possibilità di introdurre forti contributi di solidarietà per eliminare almeno in parte le disuguaglianza create dal sistema contributivo.

La facilità con cui negli anni passati sono stati mandate in pensione intere generazioni aveva questa conseguenza, tutti lo sapevano ma nessuno ha mosso un dito.

Il problema della continuità nel lavoro

Oltre al problema di andare in pensione a 71 anni, i giovani avranno anche il problema di dover trovare lavoro continuativo fino all’età pensionabile.

Se per i dipendenti pubblici non sarà un problema, con gli enti pubblici che non chiudono o falliscono mai, per quelli del settore privato di problemi ve ne saranno molti.

Con il dilemma della mancanza di lavoro stabile in Italia, un padre di due figli dovrebbe essere veramente preoccupato per il loro futuro.

Insomma, in Italia in pensione a 71 anni secondo le proiezioni dell’OCSE e l’unico lavoro disponibile sembrerebbe quello precario, mal pagato e con partita iva.

Oggi che nella legge di bilancio si vuole introdurre la fatturazione elettronica anche per il regime dei minimi sotto i 35 anni e per i forfettari, non possiamo che confermare che nel nostro Paese il futuro dei nostri figli è sacrificato sull’altare dell’egoismo.

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