In autunno e fino a dicembre vinceranno i mercati azionari o quali altri investimenti?

dow jones

Il segno meno, oggi, è particolarmente forte sulle piazze di scambio internazionali. Non solo tra quelle che hanno già avviato le contrattazioni ma anche tra chi, come Wall Street, segna un passivo già nei futures.

A gelare le prospettive di un atteggiamento accomodante della FED sono state le minute pubblicate ieri. Dal testo, infatti, si può facilmente ipotizzare una generica intenzione, da parte dei vertici, di dare il via al più volte citato tapering per la fine del 2021. Troppo presto rispetto a quanto, invece, aveva fatto intendere lo stesso Jerome Powell nelle sue ultime dichiarazioni. Da queste, invece, traspariva la volontà di riuscire a continuare nelle attuali strategie di sostegno proprio per via di “un’economia statunitense che è ancora lontana dalla ripresa”.

Partendo da questa prospettiva, quindi è lecito chiedersi se in autunno e fino a dicembre vinceranno i mercati azionari o quali altri investimenti? Guardando a ciò che sta accadendo a casa nostra, il Ftse Mib, intorno alle 14.15, registrava un saldo parziale pari a -1,8%. Timori e incertezze che parallelamente si affacciano anche dall’altra parte dell’oceano. Nello stesso momento l’S&P 500, ad esempio, perde, sui futures, lo 0,9%.

In autunno e fino a dicembre vinceranno i mercati azionari o quali altri investimenti?

Ma a differenza delle paure odierne, sul maggiore indice a stelle e strisce brilla la luce delle previsioni di Goldman Sachs. Infatti grazie agli ottimi risultati delle trimestrali e ad un ottimo livello di liquidità, per quest’anno è possibile pensare ad una crescita degli utili per azione, sui nomi del listino, del 45%.

Allargando la panoramica al fronte valutario è facile notare come il dollaro e la sterlina abbiano senza dubbio potuto sfruttare una serie di vantaggi. Tra questi, quelli arrivati dai pacchetti fiscali creati dai rispettivi Governi. Ed è proprio da questo tassello che parte l’analisi di Schroders. Analisi che vede yen giapponese e baht thailandese tra le valute che hanno, invece, registrato la performance peggiore anche in virtù di alcuni tagli sulle prospettive di crescita delle singole nazioni come anche, più in generale, dei mercati.

Allo stato attuale dei fatti, la discriminante maggiore è rappresentata dalla variante Delta. Oltre che da possibili, nuove varianti in arrivo. Il fattore vaccinazioni è stato, sicuramente, un elemento che ha alimentato l’ottimismo. Tuttavia non si è trattato di un elemento determinante. In altre parole, e qui da Schroders si fanno alcuni esempi, non sempre un alto tasso di vaccinati ha garantito una crescita migliore sui listini. Nell’elenco dei Paesi con i tassi di vaccinazione più elevati, infatti, risultano sia quelli che possono vantare ottime performance sia quelli che, invece, hanno visto un rallentamento.

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