Impatto della Grecia Intervista a Gian Piero Turletti

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GRECIA: L’IMPATTO DEGLI ASPETTI POLITICI ED ISTITUZIONALI

Intervista a Gian Piero Turletti

Ideatore metodo Magic box in 7 passi

 

Prima di entrare nel merito degli aspetti istituzionali e politici, che tuttora condizionano la situazione greca, può darci una sua sintetica visione dei mercati azionari?

Abbiamo assistito a quello che, allo stato attuale, risulta un rimbalzo in base a varie tecniche, legato, ad esempio, al raggiungimento di un secondo target ribassista di breve, in base al metodo Magic box, ed al raggiungimento del bordo inferiore di un canale ribassista di medio, definito sempre con il metodo Magic box.

I condizionamenti news driven hanno poi fatto la loro parte.

Ma, per poter parlare di rialzi duraturi, occorre prima assistere alla fuoriuscita dai canali ribassisti di breve, in cui ieri i corsi erano ancora inseriti, e poi al superamento di resistenze dinamiche, costituite dai bordi superiori dei canali ribassisti di medio.

Veniamo agli aspetti politici: lei ha più volte sottolineato questi aspetti, ed ora, a suo avviso, quali sono quelli che impattano tuttora maggiormente sulla vicenda greca?

Ad integrazione di quanto già osservato in precedenti interventi, non vanno dimenticati i condizionamenti che la stessa Merkel incontra nel suo paese.

Infatti va richiamata una serie di principi giuridici, che impongono di sottoporre all’approvazione parlamentare le decisioni che potrebbero impattare sui conti pubblici.

E, come noto, tra le proposte di Tsipras proprio quella di un haircut, cioè di un taglio sul pregresso debito che, non dimentichiamolo, in parte riconduce, tra i creditori, proprio allo stato tedesco.

Ora, se andiamo ad esaminare le posizioni politiche tedesche su questo punto, non possiamo non notare un significativo incremento delle posizioni favorevoli al no, sia in ambito CDU-CSU, sia nell’ambito dell’SPD ed in altri partiti, minori, le cui posizioni sono contro l’UE.

Senza peraltro dimenticare che il piano proposto da Tsipras non è propriamente conforme alle indicazioni del referendum e della piattaforma elettorale di Syriza, quindi difficoltà potrebbero intervenire anche sul fronte interno greco.

A sua volta la Merkel, ovviamente, non può non tener conto delle posizioni politiche interne al suo paese, e per vincerle potrebbe porre un voto di fiducia con significativi rischi per la tenuta del suo esecutivo e della maggioranza parlamentare.

Una sconfessione in parlamento del suo operato probabilmente decreterebbe non solo la sua caduta, ma anche la fine dell’alleanza tra democristiani e socialdemocratici tedeschi, evenienza di cui la Merkel non intende certo assumersi la responsabilità.

Non è quindi affatto scontata una risoluzione positiva della questione greca, che probabilmente richiederebbe proprio una rinuncia a parte dei pregressi crediti concessi alla Grecia.

E proprio a fronte di un’ipotesi di Grexit, tuttora non definitivamente archiviata, vorremmo che lei ritornasse sull’ipotesi di come potrebbe fare il governo ad introdurre un potere sovrano di emettere moneta, ma senza indebitarsi, anche al fine di meglio chiarire il concetto ai nostri lettori.

Partiamo da cosa succede nelle situazioni in cui lo stato s’indebita, emettendo titoli del debito pubblico, a fronte di moneta creata dalla banca centrale del proprio paese.

Ogni paese ha le sue leggi in materia di bilancio pubblico, pertanto le denominazioni delle diverse voci possono cambiare da paese a paese, ma i concetti sono sempre gli stessi.

Ipotizziamo che si voglia creare nuova moneta per 100, milioni o miliardi fa lo stesso.

Nel tradizionale sistema occorre che lo stato emetta titoli del debito pubblico per 100.

Si pone quindi un debito pari a 100 nel passivo del bilancio statale.

All’attivo lo stato ha un credito di 100 con la banca centrale.

Nel bilancio della banca centrale, abbiamo queste voci di bilancio:

la banca centrale ha all’attivo titoli di stato per 100, ed al passivo un debito di pari importo verso lo stato.

Vediamo cosa succederebbe con il nuovo sistema, che consenta di creare moneta senza indebitamento, cioè senza che si emettano titoli del debito pubblico: la banca mette al proprio attivo la nuova moneta creata, pari nell’esempio ad un importo di 100, e non più dei titoli di stato.

Parimenti, ha una voce in passivo pari a 100 verso lo stato, cioè un debito di pari importo.

Lo stato ha un credito pari a 100 nei confronti della banca centrale.

Al passivo, lo stato non ha più un debito di 100, come avveniva emettendo titoli di stato, ma praticamente un utile, derivante dalla creazione di moneta di cui può disporre.

Praticamente, succede la stessa cosa che succede ad una società privata, quando qualcuno regalasse a questa un immobile o del denaro.

Il denaro o l’immobile rientrerebbero nell’attivo dello stato patrimoniale che, come sappiamo, deve essere pari alla somma delle voci del passivo.

Al passivo un pari valore verrebbe indicato come utile, rientrante nel patrimonio della società, poiché quanto regalato alla società, e messo all’attivo, corrisponde ad un utile conseguito dalla società tramite la donazione ricevuta dalla medesima, e che viene incorporato nel patrimonio societario.

Nel caso dello stato, si tratterebbe di un regalo, per così dire, che lo stato fa a se stesso, cioè lo stato avrebbe il potere di far emettere nuova moneta, non a fronte di un indebitamento dello stesso, ma a prescindere da tale elemento.

Pertanto, al proprio passivo, lo stato avrebbe un utile rientrante nel proprio patrimonio pari al quantitativo di nuova moneta creata, non diversamente da quanto si verificherebbe per una società privata, come dicevo, che ricevesse in regalo determinati assets, come denaro o immobili.

 

 

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