Il sostegno verso Putin cresce nei Balcani, ecco cosa accade in Serbia e Ungheria  mentre in Ucraina scorre il sangue

Putin

Bosnia e Ungheria sono andate al voto e manco a dirlo hanno vinto i leader di destra. Rispettivamente, per la Bosnia è salito sul podio per la quarta volta consecutiva il filorusso Aleksander Vucic e per l’Ungheria il premier Viktor Orban. Era già nelle previsioni tant’è che prima dell’esito del voto in Bosnia il candidato poi risultato vincitore, ha iniziato a festeggiare. L’Ungheria per voce del neoeletto Orban ha vinto «contro tutti». E da che si era proposto durante la campagna elettorale come «uomo della Pace», ha inserito nella lista dei suoi avversari Zelensky.

La Serbia

Per la Serbia lo scenario è ancora più intrigante. Infatti ha chiesto l’annessione all’Unione Europea che, secondo alcuni esperti di geopolitica, sarebbe funzionale all’amico Putin. E sembrerebbe solo questo il motivo della richiesta. Ancora: ha votato la risoluzione delle Nazioni Unite di condanna dell’attacco russo all’Ucraina però non ha aderito alle forti sanzioni decise dall’Occidente nei confronti della Russia. Sembrerebbe che Belgrado non abbia mai dimenticato il significato e i risvolti della presenza della Nato circa vent’anni fa. Da qui scaturirebbe una sorta di innata avversione per l’Organizzazione Intergovernativa e per la liaison oggi più forte che mai tra Stati Uniti e Unione Europea. Lavorando di immaginazione non possiamo che ricavare una discrepanza: Vucic scrive all’UE per chiedere l’annessione e contemporaneamente strizza l’occhio a Vladimir Putin. Che poi, in modo più o meno indiretto, significa farsi amica anche la Cina.

Il sostegno verso Putin cresce nei Balcani, ecco cosa accade in Serbia e Ungheria  mentre in Ucraina scorre il sangue

L’Unione per testare la posizione serba insiste sull’adesione alle sanzioni contro Mosca, pena l’allontanarsi della possibilità di far parte dell’UE. Ma la Serbia finora ha resistito e non è caduta in tentazione. Così, allo stato delle cose, mostra di avere due piedi in una scarpa. Aspetto che può piacere a Mosca ma non è ben visto dagli altri Paesi dell’Occidente.

Ungheria

In Ungheria invece la posizione del confermatissimo Viktor Orban, assume contorni più netti. Infatti, è lui stesso a dire a chiare lettere che nell’elenco dei nemici, oltre a Zelensky, si trovano anche «i burocrati di Bruxelles». Oltre ai «media internazionali» e all’«Impero Soros».

Chi è Soros

George Soros è un imprenditore ungherese e filantropo fondatore dell’Open Society con sede a New York. Da quel che apprendiamo dalla Rete, Soros promuove la giustizia, l’istruzione, la sanità pubblica e i media indipendenti. È anche molto criticato perché le sue posizioni minerebbero l’ordine sociale esistente. E probabilmente quest’ultimo punto piacerebbe poco a Putin. Ma sono briciole che concederebbe tranquillamente a Viktor Orban. Perché in fondo l’interesse putiniano verso i Balcani non sarebbe di annessione ma di sodalizio strategico per allungare un cordone di ferro contro l’Unione e la NATO. E in fondo non ha nulla da temere perché il sostegno verso Putin cresce nei Balcani, ecco cosa accade in Serbia e Ungheria mentre in Ucraina scorre sangue. Così la Russia ha le armi in campo e il pensiero strategico capace di guardare anche ad Ovest.

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