Il sistema pensionistico è sostenibile in Italia? Vediamo come è la situazione

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Il sistema pensionistico in Italia  è sostenibile?

Questa è la domanda  che tutti si pongono.

La vera domanda dovrebbe essere un’altra: il nostro sistema pensionistico è stato basato sull’equità? O sono stati sacrificati figli e nipoti per privilegiare gli antenati?

Alla domanda se sono stati sacrificati figli e i nipoti, la risposta non può essere che affermativa.

Tutte le volte  sono state  tagliate e  ridotte le prestazioni future pur di mantenere i diritti acquisiti.

In genere uno Stato avrebbe dovuto fare la scelta opposta.

I pensionati votano, bambini e adolescenti no!

Cosa è la pensione?

Non è altro che una rendita temporanea. In genere vitalizia, che viene corrisposta ad una persona fisica in base a determinati requisiti di legge da un ente.

I sistemi pensionistici sono di varie tipologie ma in genere si possono suddividere in due grossi gruppi:

  • senza copertura patrimoniale;
  • con copertura patrimoniale o a capitalizzazione;

In Italia è stato scelto il sistema senza copertura patrimoniale.

Sistema molto più semplice da gestire e da amministrare in quanto  la differenza tra quanto l’INPS paga per prestazioni  pensionistiche e quanto riscuote dai contributi versati viene coperto da trasferimenti dello stato.

In questo modo la spesa pensionistica dell’ente diventa  una vera e propria spesa pubblica, come le altre spese  come quelle per  l’istruzione o per la sanità.

Problema: viene meno la responsabilità sui conti dell’ente.

Il sistema pensionistico è sostenibile in Italia?

Qualunque sia il livello di spesa pensionistica questa viene coperta dallo Stato e nessun tipo di ricerca di equilibrio viene fatta nel medio o  breve periodo.

Solo quando queste differenze tra  le prestazioni erogate e pagate e i contributi  versati diventano eccessive si può intervenire.

Quindi siamo in questo settore sempre in presenza di perdite latenti.

Determinate leggi fatte negli anni settanta, specialmente nel settore pubblico, hanno determinato  un futuro deficit generazionale.

Introducendo le pensioni baby con soli 14 anni di contributi, e liquidate con il sistema retributivo è stato praticamente determinato che le generazioni successive non sarebbero potute andare in pensione.

Liquidare a tutti, compresi i dirigenti e gli alti funzionari pubblici, le pensioni con il sistema retributivo e basato molto spesso sugli ultimi tre mesi di carriera, è stata  veramente una cosa paradossale.

Senza nessun tetto alle pensioni massime e senza considerare  il periodo dirigenziale del soggetto che va in pensione, con solo pochi dirigenti si può mettere il sistema completamente in crisi.

Questo era chiaro a tutti, ma nessuno si è mai lamentato.

Le prestazioni pensionistiche devono essere  correlate ai contributi versati.

In caso contrario una generazione prende le pensioni l’altra è costretta solo a pagare.

La matematica finanziaria non è certo una opinione.

La matematica finanziaria non è una opinione e il sistema  finanziario delle rendite è materia di studio sia a ragioneria sia alla facoltà di economia e commercio.

Nessuno ha voluto dare ascolto ai tecnici e l’unica soluzione proposta è stata quella che dall’anno 1996 le pensioni saranno  calcolate prima con un sistema misto, in parte retributivo e  contributivo, e poi solo con il sistema contributivo.

Salvo i soliti privilegiati, che sono molti in Italia e che sfruttano tutte le leggi e leggine di favore per aggirare  il sistema “normale” contributivo.

Quale scelta è stata fatta?

Alle generazioni future, quindi figli e nipoti, pensioni sempre più basse; potranno sperare solo nella sociale.

Vi erano altre alternative certamente, quali?

Tetto massimo pensionistico,  liquidare una e  sola  pensione la  più alta, incompatibilità tra indennità  relative a cariche elettive e pensione, introduzione dell’equalizzatore, introduzione dei contributi di solidarietà…

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