Il settore FinTech sotto la lente a Wall Street

settore fintech

Oggi analizziamo il settore Fintech, un segmento dei mercati finanziari di cui si parla tanto ormai da tempo e che potrebbe rappresentare fonte di ottimi guadagni in un prossimo futuro.

Intanto lo scenario economico internazionale sembra essersi disteso rispetto alle tensioni politico-commerciali degli ultimi tempi.

Sul versante italiano, oggi è il giorno del giuramento dei ministri del nuovo governo Conte Bis e lo spread sembra aver gradito scendendo a quota 150 punti. In Europa il Parlamento inglese, approvando la legge che blocca il no-deal, ha di fatto rinviato la Brexit al 31 Gennaio del 2020. Anche la stretta della Trade War sembra essersi allentata con uno scheduling dei colloqui importanti impostato per i primi di ottobre. Tutto ciò per la gioia di Wall Street che ha chiuso positiva sopra il punto percentuale.

Il settore FinTech

Innanzitutto è bene capire cosa si intenda esattamente per FinTech, acronimo di Financial Techonology, sulla cui definizione ancora esistono divergenze. In linea di massima con questo termine viene identificata tutta la gamma dei servizi e prodotti finanziari espletati attraverso le tecnologie più avanzate.

Normalmente le aziende operanti nel settore sono giovani e basano il proprio business quasi esclusivamente sulla tecnologia al servizio di prodotti e servizi finanziari. In Italia FinTech è sinonimo di Tecnofinanza, un settore di cui, secondo le statistiche, il 25% della popolazione ha utilizzato i sevizi almeno una volta.

Le maggiori aziende del settore FinTech

Usare la tecnologia al servizio dei prodotti e servizi finanziari vuol dire ad esempio effettuare pagamenti tramite Mobile App, trasferire il denaro attraverso sistemi peer-to-peer, servizi automatizzati di gestione budget, etc. Tra le compagnie quotate e più accreditate nel settore troviamo PayPal, pioniere nel settore e il suo più agguerrito competitor, la Californiana Square (SQ).

Inoltre Forbes ha stilato a febbraio di quest’anno una classifica delle 50 aziende più interessanti nel campo FinTech, molte delle quali ovviamente ancora non quotate a Wall Street.

Il lato debole delle aziende di questo segmento

Nonostante la natura innovativa e di rottura con il classico, non mancano però i lati attaccabili. In primis da menzionare una bassa valutazione dei fondamentali. Sarà anche per questo che titoli come Square quest’anno non hanno seguito l’andamento del rally americano del primo semestre.

Inoltre troviamo uno strano dualismo di contrapposizione: da una parte l’obiettivo di battere le Banche tradizionali che sta riuscendo nell’intento, anche se lentamente, e dall’altra la poca appetibilità delle azioni per gli investitori a causa, ad esempio, di dividendi quasi inesistenti.

Possibili scenari futuri

Con lo sviluppo esponenziale della tecnologia e anche dell’intelligenza artificiale è ovvio che questo settore avrà largo spazio di manovra. Spesso però nel caso di aziende che vogliono sostituirsi a Banche tradizionali per prestiti, mutui, etc. la strada è in salita per questioni anche normative.

Oltre a ciò c’è da considerare il fattore psicologico dell’utente medio che magari preferisce depositare i suoi fondi presso una consolidata e classica realtà bancaria, anziché “rischiare”, affidandosi ad un’azienda new entry con fondamentali non certo di lungo corso.

Sta di fatto che l’interesse nel settore FinTech negli ultimi 5 anni è aumentato in modo esponenziale da parte degli utenti e staremo a vedere se Bill Gates aveva visto giusto affermando che il mondo necessita di servizi bancari e non di banche.

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